something in the darkness

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Louis odiava la riabilitazione.

Posti estremamente puliti, curati e perfetti in ogni minimo dettaglio, fatta eccezione per le persone.

Le inservienti e i medici erano gentili con tutti i pazienti perfino con i più critici, " forse per pena"
pensava spesso Louis, "o semplicemente provare a prendersi cura di persone categoricamente perse gli aiutava nel loro percorso di redenzione."

Non li capiva,
non era mai stato credente e tantomeno non aveva mai dato confidenza a nessuno lì dentro.

Si trovava in quella struttura per colpa sua, solo sua, e non era la prima volta.

A ventitré anni tutti si sarebbero aspettati un Louis in carriera, già laureato e pronto a conseguire un master. Anche lui se l'aspettava, era sempre stato in gamba e la sua famiglia aveva alte aspettative riguardanti il suo futuro, ma la realtà era un'altra.

Un giorno di diversi anni fa, durante una festa Louis si spinse oltre al tipico fumo di una canna.

Colpa delle così dette "compagnie sbagliate" come spesso si cita, ma la realtà è un'altra. La maggior parte dei ragazzi cercano di fuggire da un mondo che non li comprende e li soffoca trovando come unica via di fuga l'utilizzo delle sostanze. Affogano lì ogni tipo di sofferenza e angoscia. Potevano sembrare stupidaggini da adolescenti, eppure ragazzi come Louis non riuscivano a non dargli peso:

A diciassette anni non classificarsi al campionato regionale sembrava una catastrofe talmente forte da spronare Louis a non rifiutare la pasticca rosa offerta dall'amico.

Dopo l'assunzione gli effetti si palesarono dopo mezz'ora , non aveva nulla a che fare con le altre droghe leggere che aveva provato in precedenza. Solo quando gli si aumentò la frequenza cardiaca ebbe un'attimo di ripensamento, si ricordò del volto della madre che gli ricordava di far attenzione e di non prendere nulla dagli sconosciuti...Ma il risentimento durò poco, a prendere il suo posto fu l'improvvisa euforia che salì tutta in un fiato.

In men che non si dica il corpo di Louis e la sua mente si scissero.

Era come se non si trovasse più fisicamente li ma in un'altro mondo. Attorno a se percepiva le mille luci colorate muoversi e roteare; per un'attimo si sentì parte di esse non riuscendo più a controllare le gambe che saltavano a ritmo di musica.
Il culmine lo raggiunse dopo circa un'ora, Louis era felice, probabilmente non lo era mai stato così tanto in tutta la sua vita, non gli interessava più di nulla. Pensò che non esistesse sensazione più bella di sentirsi volare pur stando a terra.
Continuò a ballare per diverse ore fin quando una fitta lancinante gli colpí lo stomaco, corse più velocemente possibile in bagno e accasciandosi per terra iniziò a vomitare talmente forte da pensare di morire lì stesso su quel pavimento.
In quelle ore aveva fatto un mix di alcolici e erba da far cedere il suo fisico da adolescente.
L'effetto dell'estasi stava andando a scemare al suo posto rincorreva un terribile mal di testa e nausea.

-"Cazzo non hai una bella cera amico"

Louis si aspettava che almeno uno dei suoi amici si fosse accorto della sua assenza e che fosse venuto ad aiutarlo, ma quando si girò ad osservare la figura che era accanto a lui si dovette ricredere.

-"Chi cazzo sei?"

-"Un tizio che voleva lavarsi le mani"

Era un ragazzo sui sedici anni completamente vestito di nero con una sigaretta appoggiata sull'orecchio.
Non l'aveva mai visto da quelle parti.

Dopo essersi lavato le mani riguardò nella direzione dove era steso Louis e domandò:
-"Vuoi una mano ad alzarti? Mi sembri troppo giovane per questi posti"

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