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Quel fine settimana la seduta con l'psicologo non andò bene, le emozioni di Louis erano ingestibili fatte da alti e bassi da quanto aveva smesso di prendere gli ansiolitici.  Avere ancora più di una pasticca nascosta lo distruggeva psicologicamente, doveva battersi ogni giorno contro se stesso per non cedere nonostante volesse veramente liberarsene non riusciva mai nell'atto vero e proprio.
Non dormire non aiutava le cose, pregò con tutto se stesso il medico di prescrivergli qualcosa di più forte, come dei sonniferi, ma era fuori discussione.
Louis doveva dormire o non si sarebbe fermato al prossimo richiamo notturno di quelle pasticche. 

-"La prego ho bisogno dei sonniferi, i nuovi medicinali non fanno nulla su di me" disse quasi implorando.

-"Non posso rischiare di prescrivergli un qualcosa del genere nelle sue condizioni" L'uomo era incorruttibile e Louis nonostante l'irrequietezza troppo stanco per iniziare a dar di matto.

-"Scusi ma cosa dovrei fare? Non posso continuare in questo modo?"

"inizio persino ad avere la sensazione di vedere cose non reali "  questo non lo disse, sapeva la rilevanza di una confessione simile.
Era da diversi giorni che Louis provava quella sensazione, dentro di se sapeva a cosa era dovuta è questo lo spaventava.

-"Deve continuare a venire in studio giornalmente, la terapia è importante. Il suo corpo oltre che avere una reazione fisica all'astinenza la sta avendo anche la sua mente. Non riesce a dormire anche per questo, e non si può risolvere con i sonniferi"  Odiava lo sguardo degli strizzacervelli, lo guardavano come una cavia, seduti con gambe incrociate e taccuini in mano ad annotare ogni parola che profanasse la sua bocca. Perché ogni singola lettera espressa da lui poteva essere un segnale, qualcosa, un passo in più per aiutare Louis nella sua battaglia.

-"La vedo da tre mesi, mi sento peggio di quando stavo fuori"

-"Allora dovrebbe uscire signor Tomlinson, ha i permessi può usarli quando vuole" Contraddì.

Caso vuole che quel sabato sarebbe uscito proprio con Harry, non sapeva se  l'agitazione di quel giorno era frutto dall'uscire dopo tanto tempo oppure da farlo con Harry. Sapeva che con lui a sorvegliarlo non sarebbe successo nulla, non periva neanche l'astinenza in sua compagnia.
Dopo aver richiesto il permesso in segreteria Louis stava già immaginando la leggere brezza marina, il docile suono delle onde e l'odore del mare. Ma quando varcò la soglia della propria camera non credette ai suoi occhi, era uno di quei momenti in cui Louis non capiva se fossero reali o meno.

Liam era affusolato nel suo letto col caos attorno c'erano: lenzuola, vestiti, sedie rotte a circondarlo. Louis pensò diverse volte se avvicinarsi o meno temeva una reazione non positiva da quest'ultimo. Prendendo coraggio lo chiamò più volte, senza alcuna risposta Louia avvicinandosi notò che stingeva tra le mani una lettera.

Non conosceva nulla di lui ne della sua storia, diede per scontato che anche Liam avesse il suo stesso problema provenendo dallo stesso reparto.

-"Liam che è successo?" tentò nuovamente avvicinandosi, ma più cercava di eliminare la distanza tra loro e più il ragazzo si chiudeva a riccio. E lui conosceva bene quel comportamento.

-"Vattene voglio stare solo"  Non ascoltò l'avvertimento azzardò sedendosi accanto a lui.

-"So che praticamente non ci conosciamo, ma siamo qui entrambi per un motivo che è probabilmente lo stesso. Magari ti fa bene parlare con qualcuno nella tua stessa situazione."

Alzò il capo che teneva precedentemente nascosto nell'incavo delle braccia, aveva gli occhi arrossati e gonfi, classica caratteristica di chi aveva appena pianto da chissà quanto tempo. Notò l'indecisione che si celava negli stesi, avrebbe dovuto aprirsi a uno sconosciuto?

something in the darkness  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora