10. 𝑎𝑛𝑔𝑒𝑟 𝑎𝑛𝑑 𝑑𝑒𝑡𝑒𝑟𝑚𝑖𝑛𝑎𝑡𝑖𝑜𝑛

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Dopo l'incursione di ieri al Devil's Den, mi sveglio con una strana sensazione di inquietudine. Ripenso a tutto ciò che è successo: l'adrenalina, la tensione, il brivido e la paura di essere scoperti mentre frugavamo nell'ufficio di Ivan. Mi alzo dal letto e mi avvio verso la cucina, dove trovo Dylan già seduto al tavolo intento a mangiare i soliti pancake.

Non mi nota subito, quindi lo ignoro come sempre e mi muovo silenziosamente per prepararmi una tazza di caffè, da sola dato che non c'è traccia di Margheret. Quando alza lo sguardo, noto un lampo di qualcosa nei suoi occhi, ma è così rapido che non riesco a identificarlo. Mi siedo di fronte a lui e sorseggio il mio caffè, cercando di ignorare la tensione tra di noi.

Mio padre e John entrano nella stanza. - Abbiamo molto di cui discutere.- Dice mio padre, sedendosi al tavolo seguito da John. - Siamo riusciti a portare la foto del proiettile al nostro esperto balistico. Ci vorrà una settimana per ottenere i risultati, quindi per ora non faremo nessun'altro passo finché non sapremo l'arma che ha ucciso Laura.- E come sempre ogni volta che si parla di lei e di ciò che è accaduto, perdo un battito.

Io e Dylan annuiamo e i suoi occhi restano fissi su di me. E ora che vuole? - Dobbiamo essere pronti a tutto. Ivan non rimarrà con le mani in mano dopo quello che abbiamo fatto ieri sera e sicuramente appena verrà a sapere che siamo stati la farà qualcosa contro di noi.- Continua mio padre.

- Sicuramente.- Aggiunge John, passando lo sguardo da mio padre a noi due. - Dobbiamo rafforzare la sicurezza e assicurarci che nessuno di noi sia mai solo.-

La discussione prosegue, ma la mia mente vaga mentre sento ancora il suo sguardo addosso. Starà anche lui pensando a ciò che è successo ieri sera nel armadio? Ultimamente non riesco a capirlo, anzi non lo mai capito. Cosa vuole da me?

Decido di lasciare la stanza per andare in palestra a farmi scivolare tutto questo stress da dosso e a schiarirmi le idee. Il ricordo di ciò che è successo ieri sera continua a riaffiorarmi nella mia mente. Non parlo solo del pericolo, ma anche, specialmente, il momento in cui eravamo nascosti nell'armadio. Le provocazioni, sempre le solite. Ma la vicinanza era inaspettata, non che m'interessi di ciò che pensa, ma ho sempre creduto che mi vedesse solo come l'amica rompicoglioni di suo fratello. E invece ieri sera l'amichetto lì sotto diceva tutt'altro.

Ma poi che cazzo me ne importa? Perché continuo a pensarci? Di certo le cose tra me e lui non cambieranno, se lo può scordare.

Mi è sempre piaciuta la tua convinzione.

E come se lo avessi evocato, il nostro caro Dylan entra nella stanza e si ferma a guardarmi. Quindi senza esitare decido di provocarlo.

- Oh ma guarda chi ci fa visita.- Lo sfotto, sollevando un sopracciglio per poi continuare a tirare a pugni al sacco da boxe, con i guanti sta volta. - Sei qui per allenarti o vuoi ancora restare lì impalato a fissarmi il culo?-

Dylan mi fulmina con lo sguardo andando verso i pesi. - Non credo che il tuo ego possa supportare un'ulteriore inflazione, Violet.- ribatte.

Violet? Come siamo seri oggi.

Ovviamente non resisto a provocarlo ancora e ancora. - Che ti è successo? Ti sei svegliato con la luna storta oggi?-

- No, è la tua presenza che mi rende così.- Dice continuando ad alzare i pesi. Ok capisco che non ci sopportiamo e che non facciamo altro che discutere ma non li permetto di trattarmi così senza un motivo valido.

Smetto di fare ciò che stavo facendo e mi avvicino a lui mentre poggia i pesi e mi guarda dal alto per la differenza d'altezza. - Forse ti devo ricordare che se siamo qua e che se mi vedrai sempre a ogni ora del giorno è solo colpa tua e del accordo che mi hai proposto. O te ne sei già dimenticato?- Dico con sguardo di sfida.

- Ricordo ciò che ho detto, ma sai ora che ci penso forse è stato un errore.- Ribatte dandomi la schiena per fasciarsi le mani.

- Si può sapere che ti prende? Pensi che io si contenta di averti tra i piedi? Beh ti sbagli ed è meglio che io me ne vada da questa casa.- Concludo e senza aspettare che ribatta esco dalla palestra per dirigermi verso la mia stanza.

Entro nella stanza con passo deciso, la rabbia che brucia dentro di me per colpa di quella testa di cazzo di Dylan. Non posso più sopportare il suo atteggiamento arrogante, e il suo modo di parlare come se si sentisse superiore a tutti. Forse è giunto il momento di mettere fine a questa pagliacciata del accordo. Non posso vivere sotto lo stesso tetto con lui un minuto di più.

Mentre rimetto le mie cose nella valigetta che mi ero portata, Leo entra nella stanza con uno sguardo interrogativo. - Violet, che succede?- Chiede, notando la mia espressione furente.

Rispondo con voce gelida. - Secondo te se sto così, chi sarà mai la causa?- Chiedo ovvia.

- Dylan.- Dice sedendosi sul letto. - Che ha fatto sta volta?-

- Non posso più stare qui se c'è lui. Non lo sopporto, è un bastardo arrogante.- Dico serrando i pugni dalla rabbia.

Leo mi guarda cercando di capire la situazione. - Capisco che non riuscite proprio ad andare d'accordo ma sai che Dylan è fatto così. Ma tu non puoi andartene dandogliela vinta. Se sei qua non è per lui, dobbiamo essere tutti uniti in questo periodo e non vorrei che quel Ivan ti mettesse le mani addosso quindi preferisco che tu rimanga qua.- Dice il mio migliore amico facendomi sentire in colpa per non avergli detto del accordo di suo fratello.

Sbuffo sedendomi accanto a lui. - Hai ragione, non devo darla vinta a quel stronzo. Imparerà a conoscere la vera Violet Morrison.- Dico convinta.

- Eccola la mia migliore amica.- Sorride dandomi un mezzo abbraccio. Ricambio per poi alzarmi e rimettere apposto le mie cose.

Leo mi saluta ed esce dalla stanza. Decisa a chiarire la mente, decido di uscire per rilassarmi un po'. Dopo aver camminato per un po' con le cuffie e la musica ad alto volume, decido di entrare in un piccolo bar locale, ordino un caffè e mi siedo al bancone togliendo le cuffie.

Improvvisamente, sento una presenza alle mie spalle. Mi giro e vedo l'ultima persona che mi sarei mai aspettata di vedere.

Non è possibile.

- Ciao fiorellino.- Sussurra con un sorriso sinistro sulle labbra.

Non è possibile.

La sua presenza mi riporta immediatamente ai momenti di terrore e ansia. Respiro profondamente, cercando di mantenere la calma.

- Ti sono mancato?-

Se è un incubo vi prego di svegliarmi subito.


~Amna












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