11. 𝑑𝑎𝑛𝑔𝑒𝑟𝑜𝑢𝑠 𝑒𝑛𝑐𝑜𝑢𝑛𝑡𝑒𝑟𝑠

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- Ti sono mancato?-

Se è un incubo vi prego di svegliarmi.

Mi sento come se il tempo si fosse fermato. La sua presenza riaccende vecchi timori e ricordi dolorosi che avevo cercato di dimenticare. Stringo le labbra, cercando di nascondere il mio disagio dietro una maschera calma e indifferente.

Sento come se i fantasmi del passato fossero tornati a tormentarmi, ma nonostante ciò decido di rispondergli e tenerli testa come dovevo fare in passato, ma purtroppo non ero ciò che sono ora. - Che cosa ci fai qui? E che cazzo vuoi?- Chiedo cercando di mantenere la mia voce ferma nonostante il battito accelerato del mio cuore.

Lui si avvicina con passo lento, il suo sguardo bruciante che sembra scrutare l'anima.                       
 - Solo un'amichevole chiacchierata.- Risponde, ma sono sicura che c'è del altro dietro queste parole.

Stringo i pugni cercando di trovare la forza per affrontarlo. Ma il ricordo di ciò che mi ha fatto riaffiora nella mia mente. Ma ora non posso permettergli di mettermi in difficoltà, non di nuovo.

Mi avvicino ancora di più con cautela cercando di non dare alcun segno di debolezza. - Io non ho niente da dirti.- Dico con voce ferma, mantenendo la mia solita sicurezza nonostante il formicolio che mi percorre la schiena.

Il suo sorriso si allarga, ma non c'è gioia nei suoi occhi. - Su non fare così fiorellino, dimentichiamo il passato e pensiamo al presente. Poi penso che tu abbia molto da dirmi.- Ribatte con tono che mi fa rabbrividire.

Non lascio che le sue parole mi colpiscano. - Non so cosa tu sia venuto a fare qua o cosa tu voglia da me, ma so per certo che io da te non voglio proprio niente, tanto meno vederti.-Dico, cercando di apparire più forte di quanto mi sento dentro.

Si avvicina ancora più di quanto sia possibile, e il suo alito freddo mi colpisce sul viso. - Voglio te, Violet. Solo te.- Sussurra e il suo sguardo brilla con una luce oscura.

Un brivido mi percorre la schiena mentre lo guardo negli occhi, che speravo di non rivedere mai più. So che il suo interesse per me è sempre stato distorto e pericoloso. Ma parte di me, in passato, era intrappolata in un'ossessione da cui non riusciva a liberarsi.

- Non hai idea di chi sono ora, quindi è meglio se ti levi dalle palle, Jacob.- Dico con determinazione respingendo il suo potere su di me. Pronunciare il suo nome dopo tutti questi anni mi sembra impossibile.

Lui ride, un suono gelido che mi fa rabbrividire di nuovo. - Oh, certo che so chi sei diventata, fiorellino.- Ribatte chiamandomi con il nomignolo che usava in passato. - E sono qui per te, più che mai. Sono qui per farti diventare di nuovo mia.-

- Ed è qui che ti sbagli. Io non sono mai stata davvero tua.- Dico guardandolo con aria di sfida.

- Questo lo vedremo.- Con un'ultima occhiata carica di minaccia, si allontana, lasciandomi sola con i miei pensieri tumultuosi. Sicuramente questo incontro non era casuale. Mi stava per caso seguendo? Non lo so, ma so per certo che devo stare attenta, non posso permettergli di trascinarmi di nuovo nell'oscurità.

Respiro profondamente cercando di raccogliere la mia forza interiore. Non posso permettere a lui di controllarmi come faceva in passato. Devo trovare un modo per farlo sparire completamente dalla mia vita.

Decido di tornare a casa. Quando arrivo, trovo Dylan nel soggiorno, seduto sul divano mentre scorre distrattamente il telefono.

Cerco di passare inosservata, ma mi fermo sui miei passi quando sento la sua voce fastidiosa.       
- Ferma Morrison. Dove pensi di andare?- Chiede senza distogliere l'attenzione dal telefono.

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