Capitolo 10

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Fares/Pietro's pov

Continuando a camminare le nostre mani si sfiorano e vorrei avere quel coraggio per prenderla per mano, ma non so ancora se è la cosa giusta da fare. Mi sembra così piccola, ingenua e, non avendo ancora vissuto queste sensazioni, non voglio affrettare le cose. Non voglio che si senta costretta a fare ciò che magari non è consapevole di poter provare.

Le arriva un messaggio da parte di sua madre e, mentre legge, vedo che si è fatto troppo tardi per tornare e le chiedo quindi se le va di dormire qui, accetta e risponde a sua mamma. È come se stesse aspettando una proposta del genere; infatti, poi mi chiede cosa volessi fare e se fossi stanco. Nel frattempo, siamo arrivati davanti alle cabine che la mia famiglia affitta durante il periodo estivo, tiro fuori le chiavi e apro. Per fortuna lo affittiamo fino alla fine di settembre. "Non ti preoccupare per me. – dico – Adesso possiamo anche sdraiarci e vedere le stelle" concludo, tenendo in mano due teli da mare, notando il viso di Margherita senza parole. Ci stendiamo su quello più largo e nonostante sia grande siamo attaccati; inizia a guardare il cielo mentre io osservo le sue espressioni. Rimango con gli occhi fissi su Margherita non perché non mi piaccia il cielo notturno, ma perché guardare lei è come vedere una bambina che entra in un negozio pieno zeppo di giocattoli.  Dopo poco decido di mostrarle alcune costellazioni che so riconoscere, e una volta esaurite le mie conoscenze, mi volto verso di lei e torno ad osservarla con un sorriso stampato in volto: è così bella, sembra veramente spensierata e ciò mi rende felice perché con un gesto davvero semplice sembrerebbe che l'abbia resa felice. Stavolta se ne accorge e mi sorride a sua volta girandosi anche lei verso di me. Questa sensazione di felicità non la provavo da tanto. Siamo solo noi due, i nostri sguardi si incrociano e non si scollano più, le punte dei nostri nasi si toccano e i nostri respiri si uniscono. Le sposto i capelli all'indietro, lasciando scoperta la spalla, e li accarezzo; è irresistibile, vorrei tanto baciarla, ma non so come potrebbe reagire e mi limito ad accarezzarle il viso. È così bella, sembra una principessa. Il mio tocco caldo sulla sua pelle fredda provoca in me dei brividi, brividi che non ho mai provato fino ad oggi, brividi che vorrei provare ancora e ancora.

Questa atmosfera magica, però, sfuma perché mi squilla il cellulare. Maledico chiunque abbia interrotto questo momento, sbuffo, e le chiedo scusa. Mi siedo, leggo il nome di Faster e rispondo molto seccato – Che cosa vuoi?"; "Fra ma non vieni al bunker?" mi chiede come se non sapesse che stasera uscivo con Margherita. "No Andre, non sono a Empoli. Non posso raggiungervi." continuo; "Andre? Non mi chiami mai con il mio nome... ahhh sei con lei. Raga, è ancora con lei e non sono a Empoli. – bene, adesso lo sanno tutti – Quando torni?" conclude. "Torno domani. Ciao." dico attaccando senza neanche attendere una sua risposta. Ha rovinato il clima che si stava creando tutto per dirmi una cosa che poteva anche scrivermi. "Che ne dici se torniamo a casa? Sta iniziando a fare freddino" dice quasi tremando, le metto l'altro telo sulle spalle e approvo. Ci alziamo e ci incamminiamo verso casa. Sto ancora pensando a noi; nonostante non sia successo nulla di fisico, ciò che è accaduto, per me, è sicuramente qualcosa. Ripensandoci non è mai successo con nessun'altra. Non so perché, ma Margherita scatena in me una strana energia, è un'energia positiva, che fatichi a far diminuire. 

Siamo arrivati a casa e mi sono dimenticato di rifare il letto nella stanza degli ospiti, quindi le chiedo imbarazzato: "Va bene se dormiamo in camera mia entrambi? Non ho voglia domattina di rifare da capo altri letti e solo il mio è già fatto..."; "Stai tranquillo, mi serve una stufetta stanotte" dice sorridente, sembra abbia percepito il mio imbarazzo che ha cercato di smorzare con una battuta. Non appena saliamo in camera le chiedo se vuole una maglietta un po' più larga e un paio di pantaloncini e accetta. Mentre si sta cambiando cerco un pigiama in fondo al cassetto, lo metto e mi corico sotto le lenzuola. Di solito dormo in mutande, ma stasera forse è meglio avere qualcosa addosso. Appena si posiziona sul letto, si gira verso di me e la copro con il lenzuolo. Non voglio che si ammali a causa mia. Siamo nella stessa posizione di come eravamo in spiaggia e leggermente le accarezzo il viso sussurrandole: "Sai, c'è una cosa che non ti ho detto l'altra sera, quando parlavi dei ragazzi che segui, i cantanti... beh siamo noi. Non te l'ho detto per non metterti ansia o pressione e perché preferisco che le persone mi conoscano come Pietro e non come Fares, sai a volte sapendo che sei un personaggio conosciuto ne approfittano e non voglio che succeda ancora. Non cambia niente però, io sono quello che hai conosciuto." Non appena finisco mi accorgo che si è addormentata. Bene, un tentativo svanito nel nulla. Ho paura che andando avanti sempre di più lo possa scoprire in maniera non consona. E sulle mie riflessioni mi addormento.

Vivo nel disordine - Fares || BNKR44Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora