Capitolo 18

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"Benvenuti a bordo del treno regionale 18311 con destinazione Pisa centrale. Il treno si fermerà a: Firenze Rifredi, Signa, Empoli, San Miniato - Fucecchio, San Romano - Montopoli - Santa Croce, Pontedera - Casciana Terme. – e dopo aver sentito per la millesima volta la filastrocca dalla voce metallica e aver trovato il posto doppio, che prediligo dopo il posto singolo, finalmente posso godermi un po' di musica – Il treno è dotat....". Collego le cuffiette al telefono e faccio partire una playlist rilassante data l'ora e la pesante e interminabile giornata passata a seguire lezioni di lingua.
Ho cominciato l'università da circa due mesi e, per fortuna, ho incontrato diverse persone con le quali ho subito stretto amicizia nonostante la timidezza. Probabilmente la conoscenza con Pietro e gli altri ragazzi mi ha permesso di lasciarmi andare un po' di più con le altre persone; sento proprio di essere cambiata, mi sento cresciuta e, mentre prima pensavo che senza i miei migliori amici e mio fratello non potessi fare nulla, adesso percepisco che posso farcela da sola, con le mie gambe e che il fatto di ancorarmi alle persone a me care era solo un modo per vivere la vita in sordina, come se non volessi essere la protagonista della mia stessa vita forse per paura di non riuscire a viverla come la stavano vivendo i miei amici.
L'unica cosa che più mi dispiace è che tra i miei impegni e quelli di Pietro, io e lui, non ci stiamo più vedendo tanto. Ultimamente sto rimanendo spesso fuori casa anche fino a tardi, è capitato anche che io sia rimasta a Firenze a studiare con le mie nuove amiche e che talvolta mi offrissero un posticino anche per dormire per evitare di dovermi fare delle levatacce visto che, tre giorni su cinque, le lezioni iniziano alle 8.30.
Pietro, dal canto suo, mi dice che si sta spostando molto spesso tra Roma e Milano e quindi anche se stessi ventiquattr'ore su ventiquattro a Empoli faremmo fatica ad incontrarci lo stesso. Penso sia per lavoro, ma fa il vago quando glielo chiedo e non capisco molto, però quando si sentirà pronto a raccontarmi io sarò lì pronta ad ascoltarlo anche perché tutto questo mistero mi sta incuriosendo.
Mentre penso parte Disordine e involontariamente sulle mie labbra nasce un sorriso sincero, lo sento, mentre rivivo tutte le emozioni che ho vissuto con lui fino a quel momento
"Dimmi che ti stai immaginando tu e Pietro che..." afferma una voce maschile togliendomi una cuffietta dall'orecchio e portandosela al suo per capire cosa stessi ascoltando.
"Ma, hey! – esclamo spalancando gli occhi – Eh?" concludo osservando meglio il ragazzo dai capelli scuri e con gli occhiali Palm Angels da sole sul viso. "Niente, stavo scherzando... bellina la canzone." afferma velocemente per poi spostare il mio zaino e sedersi sul posto che avevo occupato. "Quindi come procede? Non ci si vede da un pochino eh!" domanda impaziente riponendo l'airpods sulla mia mano. "Non chiedi neanche se è libero? E se stessi aspettando qualcuno?" rispondo con un tono accigliato e socchiudendo gli occhi. "È libero? – domanda con nonchalance mentre io accenno un sì veloce con la testa, esasperata – Vedi? Lo sapevo!! Io so sempre tutto! Come so che stavi pensando a Pietro, poi con questa canzone.." sorride beffardo dopo avermi letto nella mente. "E perché dovrei star pensando a Pietro e non a te, agli altri o ai fatti miei? Che cosa sai?" continuo con fare interrogativo.
"Oh piccola Marghe, quante cose non sai..." dichiara consapevolmente mentre lascia un piccolo colpo sul mio naso. "E io che volevo rilassarmi lungo il tragitto... – il ragazzo alla mia sinistra sorride – Andrea, parla per favore." lo supplico, sono stanca e non voglio stare ai giochetti stasera.
"Ma Marghe, non ti preoccupare. Niente di che, semplicemente Pietro parla di te molto spesso, decisamente troppo spesso, – sostiene ragionando tra sé e sé alla fine della frase – ma non mi chiedere altro perché dopo un po' non lo ascolto più, senza offesa Marghe." termina permettendomi di ultimare l'ascolto della mia canzone preferita lasciando posto solo all'outro di quella poesia.
"Quindi tu sai di noi?" chiedo confusa interrompendo la riproduzione e donando la mia più completa attenzione ad Andrea poiché l'unico pensiero che adesso mi frulla per la mente è proprio questo. Ha lanciato il sasso, adesso non può ritirare la mano in questo modo. Forse, da questo punto di vista, il mio lato ansioso e il voler mantenere le situazioni sotto controllo non è cambiato più di tanto.
"Eh sì, ma non è che ci voglia un genio... da quant'è che non vieni al bunker o comunque non vi vedete?" domanda di rimando con molta tranquillità, mentre nel mio petto cresce sempre più una fitta. "Eh... purtroppo da un sacco, l'ultima volta che abbiamo passato del tempo insieme è stato quando siamo andati a Firenze, a casa dei miei nonni. Poi, tra l'università e i suoi impegni non siamo più riusciti a stare un po' insieme. Ci sentiamo sempre, ma so che non è lo stesso che vedersi. A volte penso che si sia stufato anche solo di conoscermi, perché alla fine quello stiamo facendo, o che lo disturbo se gli scrivo perché magari sta lavorando... Mi dispiace anche non passare del tempo con voi, al bunker. Mi mancate davvero tanto... Figurati, sto trascurando anche Emma..." butto tutto fuori d'un fiato e sento il petto alleggerirsi leggermente.
"Margherita, non ti fare tutte queste paranoie, ti basti sapere che Pietro pensa e parla solo di te. E ha pure una vostra foto come sfondo, quindi non penso si stia stufando. Per questo so di voi. Okay che faccio lo scemo, ma riesco a capire quando uno dei miei migliori amici è innamorato." conclude seraficamente mentre abbozzo un sorriso, intanto che proseguiamo il tragitto insieme e in silenzio.
"Ti do un passaggio fino a casa, vuoi? Io tanto devo andare al bunker dagli altri..." accetto volentieri il passaggio perché se no avrei dovuto aspettare mezz'ora il pullman. "Stasera hai da fare?" mi domanda appena entriamo sulla sua mini nera, leggendo e scrivendo qualcosa sullo schermo del cellulare che ipotizzo siano dei messaggi su whatsapp. "No?" rispondo non capendo. "Pizza e serata giochi al bunker, che ne dici?" propone speranzoso mentre collega il suo cellulare al cavetto aux e mi dona uno sguardo supplichevole mettendo in moto l'auto.
"Mhhh, quanto tempo ho per pensarci? C'è anche Pietro? Devo portare qualcosa? Birra, vino, dolce..." affermo senza neanche pensare a ciò che ho detto. "Tranquilla, non ce n'è bisogno abbiamo fatto rifornimento proprio ieri. Ci siamo tutti, penso anche Huda e Gin quindi non sarai solo con noi. – mi rassicura – Per le 21, va bene? In questo modo hai tempo di riposarti un po'." mi fa l'occhialino mentre ingrana la prima marcia per ripartire al semaforo. Per come ha risposto non si aspetta una mia risposta, soprattutto una negativa; quindi, decido di rilassarmi sul sedile e lasciarmi alla sua guida sportiva che definirei leggermente spericolata. Non ho mai pensato ad Andrea così gentile e disponibile. Tutte le volte che ho passato del tempo con lui era quasi sempre ubriaco da poter avere una conversazione decente come, invece, ho avuto con gli altri ragazzi; poi lo vedevo sulle sue, sì, ti parlava ma comunque non conoscendoti non ti dava quella confidenza e mi ha sempre dato l'impressione di avere quell'aria da strafottente che invece stasera non ha.
"Allora ci vediamo stasera, ti ho dato modo di pensarci per tutto il tragitto.. non puoi darci buca!" afferma serio mentre aspetta che io chiuda la portiera della sua auto. "Va bene.. sperando di non disturbare..." dico affacciandomi al finestrino mordendomi il labbro. "Margherita, già te l'ho detto.. ci vediamo dopo, vai. Ciao!" conclude tirando su il finestrino per poi ripartire lasciandomi interdetta davanti al cancello di casa.

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eccoci!!
scusate l'assenza e il capitolo un po' così..
spero vi possa piacere!!

Vivo nel disordine - Fares || BNKR44Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora