Nel momento in cui sentiamo la voce maschile presente nella stanza ci stacchiamo nell'immediato e, nonostante io sia di spalle a colui che ha parlato, sento le guance andare a fuoco. Grattandomi la fronte e osservando Pietro, mi accorgo che anche lui è in soggezione, mi giro verso il ragazzo che ci sta guardando sorridendo; almeno qualcuno si sta divertendo. Abbozzo un sorriso non appena vedo Marco. "Scusate, non volevo interrompere la vostra slinguazzata." afferma ridendo. Stavolta non sono solo io ad arrossire, ma anche Pietro. "E invece l'hai fatto..." continua il ragazzo alla mia sinistra facendo il finto offeso. "Sì, e ringrazia che sia io. Prendo un po' di birre perché di là serve un po' di carburante – fa un cenno verso lo studio – e poi potete continuare tranquillamente!" conclude facendoci l'occhiolino e, andandosene, aggiunge: "Guardate che tra una mezz'ora abbia finito!!" che figura! Vorrei sotterrarmi, non avevo mai provato questo tipo d'imbarazzo prima d'ora e non penso di volerlo riprovare in un futuro molto prossimo; quindi, prendo anche io una delle birre che Pietro aveva precedentemente tirato fuori dal frigorifero e mi dirigo verso i due divani. In tutto ciò non ho ancora avuto quel briciolo di coraggio per guardare Pietro e non penso che lo avrò nel giro di poco tempo, ma, comunque, noto che compie le mie stesse azioni per poi sedersi di fianco a me. Probabilmente non dovrei avere questa reazione, e se mai dovessi raccontarlo in giro, per alcuni potrebbe essere un atteggiamento davvero esagerato e immaturo, ma purtroppo sono fatta così. Quando sono in difficoltà o magari non sono più a mio agio in quella situazione mi chiudo a riccio ed è difficile sbloccarmi di nuovo. Se mi si vedesse dall'esterno potrei sembrare arrabbiata, ma non lo sono con nessuno: non che i due ragazzi abbiano una colpa, sono infastidita da me, dal mio comportamento. Magari inizialmente un po' di imbarazzo ci può anche stare, ma poi penso al fatto che abbia fatto una brutta figura e cado nei mille pensieri e paranoie che mi attraversano la mente e non faccio altro che rimuginare per ore, se non per giorni su quanto accaduto. Non riesco mai a calibrare il peso di ciò che mi succede e questo non fa altro che peggiorare il mio stato d'animo. Talvolta vorrei essere una di quelle persone che si fanno scivolare le cose di dosso, che non si fanno abbattere da cose che sono alquanto insulse e che quindi se ne fregano del pensiero altrui. Perché il fatto che Marco sia entrato e ci abbia interrotto non ha causato nulla di che, solo un leggero imbarazzo che si poteva tramutare in qualcosa di lieve smorzandolo con una battuta, ma mi faccio prendere dal panico, come sempre. Fin dall'adolescenza, ho sempre pensato di essere sbagliata proprio perché davo importanza anche alle cose futili. Mi preoccupavo se dicevo una cosa di troppo, seppur simpatica, ma magari a qualcuno non andava a genio; ero sempre quella del gruppo che prima di andare in discoteca o in qualsiasi altro posto doveva essere pregata perché non si sentiva a suo agio in ambienti molto frequentati; insomma, sempre quella pesante, che si fa mille problemi inesistenti e che non riesce a godersi mai nulla. Negli anni ciò è cambiato leggermente: grazie ai miei amici ho acquisito più confidenza in me stessa, in discoteca ci vado anche volentieri, ma non sempre; con loro non mi faccio più problemi a dire ciò che penso e mi apprezzano per come sono.
Persa nei miei pensieri non mi sono accorta della mano di Pietro sulla mia gamba, probabilmente l'aveva solo appoggiata, perché adesso sembra che stia cercando di calmare il tremolio della mia gamba, accarezzandola. "Hey – dice in un sussurro – tutto bene?" ho paura di incontrare il suo sguardo, e continuo a fissare la sua mano che sfrega dolcemente sulla mia coscia. "Stava scherzando... – prosegue, cercando di rassicurarmi – Ti va di uscire a prendere una boccata d'aria?" annuisco e, alzandoci dal divano, mi prende la mano e mi fa strada verso il giardino. Siamo uno di fronte all'altro e rompo il silenzio. "Grazie, – dico con voce tremolante, alzando il viso per poter sorridere a Pietro – Scusami. Mi sono fatta prendere dal panico."; "Tranquilla, l'importante è che tu stia bene, anzi dispiace più a me per averti messo a disagio..." conclude portandosi la bottiglia di Heineken alla bocca continuando ad osservarmi. Dio, quanto è bello. "Sai, tu sei la mia prima volta per quanto riguarda l'argomento ragazzi e non so bene come comportarmi... è anche per questo che non voglio dire nulla a tutti subito. – faccio un sorso anche io dalla mia bottiglia – Non mi era mai successo di lasciarmi andare così velocemente, so che è strano e che non è accaduto ancora nulla di così importante, perché alla fine ci stiamo conoscendo... ma non pensavo che avrei potuto essere così presa da una persona oggettivamente molto molto carina e diversa da me." dopo alcuni secondi di silenzio mi lascio scappare dalla bocca un pensiero che forse avrei dovuto tenere per me ancora per un po', però se l'ho detto sentivo che il momento fosse quello giusto. Mi porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio e riducendo la distanza tra i nostri corpi afferma quasi in un sussurro: "Mi fa piacere, davvero molto!" sorride consapevole di ciò che ho appena detto. Ogni volta che mi si avvicina, il mio organismo produce una serie infinita di brividi che mi scorrono per tutto il corpo. Anche se ci conosciamo da poco, la sua voce, il suo tocco, i suoi occhi stanno diventando fondamentali per me e, conoscendomi, non penso sia un bene. "Non ti montare la testa adesso!" replico indietreggiando di qualche passo, ma vengo ostacolata da un tavolo in legno e decido di sedermici sopra. "Mi scusi... – alza le mani – quindi mi reputi una persona oggettivamente carina... – virgoletta le parole che ho usato io – perché solamente carino?" termina avvicinandosi a me e assottiglia gli occhi verdi. "Semplicemente perché sei carino – scrollo la testa come se fosse ovvio – però adesso che te l'ho detto non ti devi fare film, mi raccomando!" ribatto divertita. "Posso dirti un segreto? – annuisco e si avvicina al mio orecchio – però non lo dire a nessuno... soprattutto a Margherita, ma penso che anche lei sia una ragazza molto molto carina." sorrido; mimo di tapparmi la bocca, chiuderla con una chiave immaginaria e di buttarla alle mie spalle. Nonostante ci siamo scambiati qualche bacio, e quindi mi ha già dimostrato il suo interesse nei miei confronti, è la prima volta che un ragazzo mi dice di essere carina e non posso fare altro se non arrossire. "Hai da fare nei prossimi giorni?" chiedo di punto in bianco, sorprendendolo. "Perché?" replica incuriosito. "Che domande! Mi sembra ovvio! – rispondo ironicamente – Perché volevo rapirti e non vorrei che avessi dei programmi, mi sentirei in colpa se avessi cose da fare..." affermo con tono serio. "Per quanto tempo mi sottrarresti da impegni vari?" continua incuriosito, penso abbia intuito dove voglio arrivare. "Non so, si decide man mano. – faccio una pausa – Bisogna vedere se l'ostaggio è collaborativo o meno e da lì si capisce." termino alzando le spalle come se avessi detto una cosa scontata, seria e sensata. "Dovrei consultarmi con Ghera per capire delle cosine, – tira fuori il telefono dalla tasca sinistra del jeans – ma penso che si possa fare, aspetta eh... – sta facendo scorrere il dito sullo schermo del suo iPhone – Ah eccoci!! Allora se non cambia nulla giovedì e venerdì sono libero e se dico che non ci sono già in anticipo non ci sono problemi. Per te va bene uno di quei giorni?" mi chiede. "Certo! È perfetto, così non c'è neanche tanta gente che può testimoniare!!" concludo scendendo dal tavolo. "Quindi dove mi porti?" chiede posizionandosi esattamente al mio posto di qualche minuto fa. "È un segreto, già non si è mai visto che il sequestratore si accordasse quando portar via il povero malcapitato, immagina sapere dove ti porto!!" affermo incrociando le braccia. Pietro allunga la mano, mi attira a sé e posiziona le sue braccia sulle mie spalle. Siamo a una distanza decisamente ravvicinata e per qualche centimetro le punte dei nostri nasi non si sfiorano. Sento i suoi occhi puntati sulle mie labbra. Non oso guardarlo negli occhi perché non potrei resistere e inizierei a baciarlo. "Cavolo, oggi sarebbero servite le tue felpe!" dichiaro alzando la testa verso il cielo cercando di alleggerire la situazione. Sta tirando un lieve venticello che, purtroppo, preannuncia l'autunno. "Non ti preoccupare... – mi tira completamente a sé e, abbracciandomi, cerca di scaldarmi – Sei freddolosa eh?" annuisco, abbandonandomi tra le sue braccia.
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Vivo nel disordine - Fares || BNKR44
Fiksi PenggemarMargherita lascia tutta la sua vita a Pisa e si trasferisce in una frazione di Empoli, Villanova. Fa la conoscenza di un gruppo di ragazzi, i BNKR44. Che cosa succederà?