45C - Una dannata treccia

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Quando torniamo a casa ho il tempo necessario di chiudermi la porta alle spalle, poi vengo assalita da un pitbull gigante che abbaia e scodinzola come una folle.

Kinder si poggia sulla mia vita con le zampe e inizia a leccarmi, eccitata di vedermi. Lascio correre la bava di cane e ridacchio, stringendola in un abbraccio affettuoso mentre le accarezzo la testa. «Ciao, piccola. Mi sei mancata tantissimo.» La stringo più a me. «Ti è mancata la mamma? Sì? Anche tu, tesorino.»

«Fatico a credere che fino allo scorso mese te ne volevi sbarazzare» commenta Jordan, superandoci.

Riesco a far scendere Kinder, ma non le sposto la mano dalla testa e lei sembra del mio stesso avviso, cammina attaccata al mio fianco, come se avesse paura che me ne andassi di nuovo. «Anche io» ammetto. «Stavo vaneggiando. È una ranocchietta dolcissima.»

Jordan si avvicina al frigo e ne tira fuori una bottiglietta d'acqua, poi si volta nella mia direzione, in attesa.

Bene, prima ne parliamo, prima potrò saltargli addosso. Mi è mancato da matti e sono arrivata al punto che sono stanca; stanca di reprimere ciò che sento da settimane ma che ho provato a soffocare nella speranza di sbagliarmi. Stanca di non accettare i miei sentimenti quando sono lì, che anelano di venire allo scoperto. Questo non accadrà, perché non finirà bene per la sottoscritta ma ho deciso che voglio godermi il momento fino alla fine. È inutile tentare di convincermi del contrario: mi sono innamorata e va bene così. Magari non sono la persona giusta per lui, magari lo sono ma non è il momento adatto.

Le incognite sono parecchie, tuttavia, se c'è una cosa di cui sono certa è che voglio donargli ogni mia sfumatura, fargli intravedere cosa si perderà. Perché sarei una dannata fidanzata fantastica. E se mi concedesse un altro po' di sé, se ne accorgerebbe.

Jordan non si rende conto di tutti i piccoli gesti che compie per me e, non voglio illudermi o mal interpretarli, però esistono e significano tanto, anche se per lui non contano niente.

Solo il fatto che sia più aperto e mi parli di più. Questo significa moltissimo. Da una persona chiusa non mi sarei mai aspettata questo genere di sviluppo, eppure eccoci qui. A volte, è persino lui a iniziare una conversazione.

«La polizia ha rintracciato l'indirizzo IP e... c'era Phil dietro, il mio ex ragazzo» ammetto, accomodandomi sul divano.

Jordan rimane in silenzio ma la bottiglietta che tiene in mano si accartoccia, come se stesse supplicando di essere salvata.

«Jordan. Cerca di mantenere la calma, va bene? È già stata una giornata pesante.» Gli ricordo.

«Continua.» Getta nella pattumiera la bottiglietta e si incammina verso il divano.

«Ho bevuto una volta, era una brutta serata, ho esagerato e gli ho raccontato di mia madre. Il giorno dopo mi ha chiesto se ricordassi qualcosa della sera prima e gli ho detto di no. La cosa si è chiusa lì ma lui non l'ha mai dimenticato e ha pensato di sfruttare bene l'informazione. È questo che ha rivelato al capitano Keller quando lo ha interrogato.»

«Quindi si annoiava e ha pensato di minacciare la sua ex ragazza?» ringhia, sempre più livido.

Scuoto il capo. «A quanto pare ha pensato di ottenere i soldi nel modo più veloce. Ha dei debiti da gioco. Poker. Io non avevo la più pallida idea che giocasse, davvero.»

«Figlio di puttana.»

Rilascio un profondo sospiro. «Nel suo laptop hanno trovato alcuni articoli che ci riguardavano. Quando ci ha incontrati non si è bevuto la storia del fidanzamento e deve aver pensato a come potermi sfruttare.»

𝐓𝐇𝐄 𝐓𝐑𝐘 𝐙𝐎𝐍𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora