Sofia, gennaio 1996
I passetti di Georgi sfrecciavano rapidi come missili in direzione della cucina. Appena raggiunto il rubinetto del lavello, si alzò sulla punta dei piedi per afferrare la manopola e girarla.
L'acqua sgorgò, con impeto improvviso, nella bacinella che aveva appena portato, facendolo sussultare per lo spavento; si sentiva quasi continuamente come un coniglietto tremante negli ultimi tempi, da quando tutti quegli sconosciuti erano in casa, e non credeva che si sarebbe mai abituato a vivere nella paura.
Non appena la bacinella fu piena, spense l'acqua e la sollevò per la maniglia, prendendo a trasportarla a fatica. Non era sicuro che alla mamma servisse per davvero dell'acqua per far nascere suo cugino, magari era solo un modo per tenere occupati i suoi figli. Tuttavia, quella era stata la sua richiesta, e per aiutare zia Sisi avrebbe fatto tutto ciò che gli era possibile. D'altronde, non si intendeva molto di parto, la mamma che l'aveva già fatto quattro volte di certo era più esperta.
Peccato che nelle altre occasioni sopraggiungesse appositamente un Ephuro formato in materia. Dov'era adesso? Perché non veniva? Possibile che gli Ophliri fossero cattivi al punto da impedirgli addirittura l'accesso? Forse era solo in ritardo...
Nel mentre, era meglio muoversi. La sala parto in cui portò la bacinella piena d'acqua era in realtà il loro soggiorno. Le stesse tende rosse scure impedivano alla luce bianca di penetrare completamente all'interno e posarsi su zio Petar, la mamma e Silviya, la quale era distesa su una pila di cuscini che equiparavano il loro divano a un vero e proprio letto. Non c'era stato tempo di portarla più lontano di lì, perché avrebbe significato anche dover salire le scale.
«Oh bravo Gogo, bravissimo» disse frettolosa, posando sbadatamente il cesto di fianco al letto. «Ora... ora vai da Ran e badate a Ilia... qua ci penso io... credo.»
Georgi, prima di uscire come richiesto – era curioso di sapere come sarebbe andata ma non avrebbe mai disubbidito a una richiesta della sua mamma –, diede una rapida occhiata all'Ophliro davanti alla porta, che osservava in silenzio, senza muovere un muscolo.
Prima che lo mandassero a prendere l'acqua, aveva sentito che sua madre e suo zio avevano provato a parlare, implorare persino, uno degli Ophliri presenti, di chiamare un esperto o aiutarli lui stesso, ma non aveva mosso un muscolo. Lo stesso i suoi compagni. «Non faremo alcunché fino a nuovi ordini di Maksim» avevano risposto secchi, senza nascondere il ghigno. «Avete creato i Vortici, cosa potrà mai costarvi far nascere un bambino?»
Così dovevano cavarsela con le loro sole capacità, che di certo non comprendevano cebrim da ostetrica. La mamma, abituata a partorire, non si era però mai trovata dall'altra parte e, senza suggerimenti esterni, non sapeva nemmeno da dove iniziare, se non indicando a zia Sisi di fare quel che era stato detto di fare a lei nella sua stessa situazione.
Georgi non aveva idea di come funzionasse un parto, dal momento che anche alla nascita di Ilia gli era stato impedito di assistere, con suo grande dispiacere; il miracolo della vita, pur sembrando assai faticoso per la madre, lo aveva sempre affascinato, ma di solito si accontentava di vedere i bambini appena nati tutti rugosi e sudici, con i visetti distorti in smorfie, proprio come i suoi fratellini.
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Jivonhir
FantasyNella devastazione di un terribile lutto, la cui causa risulta tuttora inspiegata, comincia la nuova vita di Yordanka e dei suoi fratelli, che da soli si trovano ad affrontare le conseguenze dell'orribile accaduto, di cui vengono ingiustamente accus...