28.1.Cerno. Byalo.

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Fingere è così facile continuava a pensare Irina

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Fingere è così facile continuava a pensare Irina. No, di più: era divertente. Era come un gioco. Sì, proprio come un gioco.

(Ombra, alla sua destra, rise al suo posto.)

«... E così, non sapendo dove altro andare, sono venuta qui a Sofia, nella speranza che almeno voi avreste potuto a-aiutarmi...» concluse, scoppiando in lacrime di mocciosa disperazione.

Dopo che i suoi gentilissimi eroi l'avevano salvata dai presunti aggressori cattivi, proprio come previsto, era stata accompagnata nell'Ephia, dove le avevano dato possibilità di rifocillarsi e riprendersi. Su insistenza di Kiril, le erano state chieste spiegazioni in merito alla situazione in cui l'avevano trovata, coccolandola come un cucciolino spaurito. Aveva poi appena concluso di raccontare la tragica storia del suo personaggio, quella Irina Zaytseva, che si chiamava proprio come lei – non che fosse una gran casualità, dato che almeno tre quarti della popolazione russa femminile rispondevano a questo nome. Si era ripetuta mentalmente tutto così tante volte che ormai dare vita a quelle fandonie risultava semplicissimo. Divertente, per l'appunto.

«Certo che ti aiuteremo Irina, non negheremmo mai l'aiuto a chi è in difficoltà» la consolò, ignara, l'Ephiante Grigorova. Irina Zaytseva la guardava con grandi occhi da cerbiatto braccato e diffidente, come fosse la prima volta che la vedeva in vita sua. Irina Razumova, invece, nascosta dietro quella maschera tremolante e insicura, (Ombra ridacchiò ancora) sapeva talmente tante cose di Yordanka che già prima di superare il cancello dell'Ephia avrebbe potuto riconoscerla persino in mezzo a una folla. Dentro di sé scoppiettava di soddisfazione per l'effetto che la sua performance stava avendo su tutti coloro che aveva incrociato. Guardami ora Natasha. Un fremito. Natasha. Sta arrivando.

Si affrettò a proteggersi con il lampeggio. Nero-bianco-nero-bianco-neo-bnco-nro-b-n-e-o-b...

Silenzio. Non era arrivata. Lei (e la sua Ombra) era al sicuro. (Ombra: Non-è-qui. Ci so-no so-lo i-io).

Yordanka, forse pensando che lo sfarfallio delle sue ciglia fosse un modo per ricacciare indietro le lacrime, continuò: «Non possiamo fare nulla per restituirti i cari che hai perso né per ridare potere alla tua famiglia, ma ti assicuro che se qualcuno verrà a cercarti qui, noi non ti abbiamo mai vista. Va bene? Ora sei un'Ephura di questa Ephia.»

Irina Zaytseva ne sarebbe stata a dir poco rincuorata! Quella Yordanka era proprio gentile, aveva fatto bene a venire da lei! Sì, avrebbe pensato sicuramente così. L'entusiasmo per il proprio talento nel calarsi nella parte per poco non la fece scoprire, ma si salvò ostentando un timido sorriso – tipico della Zaytseva – mescolandolo alle lucide lacrime già versate per rendere più verosimile il dolore per la perdita dei suoi cari.

(Ombra sfogò come al solito ciò che sentiva, scoppiando in una fragorosa risata derisoria).

La ragazza era distrutta, infatti, dal terribile accaduto. Aveva perso in pochissimo tempo tutta la sua famiglia e i suoi cari, a causa di un'accesa faida familiare avvenuta per il potere nell'Ephia di Pietroburgo. Proprio una brutta tragedia, avvenuta davvero tra le altre cose, suo papà non aveva inventato nulla; anche Irina Zaytseva era esistita davvero, ma era spirata insieme ai suoi cari, ed era stata fortunata, perché la morte era un'opzione preferibile all'idea di sopravvivere alle persone che si amavano. O almeno così si diceva, e così dunque doveva pensare lei per muovere il personaggio.

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