Chapter fourteen - Fear of mirrors

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-Is this a nightmare?
I hope

Avevo paura, paura da avere un trauma che segnò la mia vita di male in peggio.

Iside's pov

- Alle superiori

<E doveva essere una buona notizia per alcuni! Dove cazzo la vedi la bella notizia?!> mi girai arrabbiata, ma non c'era nessuno.

Non era Layth che mi parlava, non era nessuno. Ero io.

Ero io il fottuto problema, io la causa a tutto questo.

Caddi a terra, non perché svenuta, semplicemente non riuscivo a mantenermi tal che le mie gambe cedetterono.

<Shadow, dove sei adesso?> mi allontanai dal sangue della ragazza cercando riparo in un vicolo ancora più stretto del vicolo in cui ero.

<Noi stiamo bruciando i corpi, ti sto venendo a prendere, stai bene?> chiese padrone della conversazione.

<N-non credo di sen-sentirmi benissimo... > dissi la verità cercando un qualcosa di fermo per mantenermi, ma nemmeno da inginocchiata riuscivo a stare ferma.

La mia testa girava. Il mio corpo tremava. La mia voce singhiozzava.

Mi sdraiai quasi del tutto a terra, con la schiena appoggiata ad un edificio quando un'ombra non prese i panni di protagonista nella mia vista. Mi stava tendendo la mano.

Afferrai la sua mano e con le uniche forze rimaste mi alzai di scatto ma stavo ancora per cadere a terra. Ero troppo debole.

Lui mi prese in braccio e m'alzò da terra portandomi nell'appartamento e scaraventandomi sul divano. Si avvicinò e prese l'auricolare buttandolo e pestandolo per romperlo. Così fece anche col suo ma prima di romperlo ordinò: <Bruciate il corpo della donna in mezzo alla via e ripulite tutto>.

<L-Layth... > lo chiamai per nome solo per catturare la sua attenzione, perciò ne ricevetti molta. Non era più l'arrogante e il Layth freddo che conoscevo. Era più il ragazzo a cui bastava una carezza o una lacrima per farlo sciogliere. Io piangevo.

'Iside, è tutto apposto.'

Lui prese la mia faccia e l'appoggiò sopra la sua spalla. <Sfogati, Iside> disse come obbligo, ma mi stava solo facendo un piacere.

<Non ti farò più un favore> avevo altro da dire, e non mi lascia sfuggire nulla <Sei uno stupido!> continuai <Sei senza cuore!> e ancora <Sei senza pietà... > e ancora.

Alle mie ultime parole lui mi toccò la testa con delicatezza accarezzandomela. Non le facevano nulla le mie accuse, era impassibile a ciò che dicevo, a ciò che pensavo, a ciò che era falso.

Mi fermai e lo guardai per un secondo, dentro gli occhi.

<Cosa c'è? Hai altro da dire?> mi sbagliavo, forse per un solo secondo era il Layth che doveva essere, ma era ormai ritornato ai modi di prima: freddo, antipatico.

La sua mano ritornò al posto di prima e lui guardò da un'altra parte senza nemmeno rivolgermi più la parola.

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𝐿𝑎𝑑𝑟𝑖 𝑑𝑖 𝑣𝑖𝑡𝑒 - 𝑀𝑒𝑙𝑜𝑑𝑖𝑎 𝑀𝑜𝑟𝑡𝑎𝑙𝑒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora