Chapter four - Abandonment syndrome

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- We don't talk anymore

La sindrome dell'abbandono è subita da, probabilmente, molti ed io sono uno tra quelli.

Layth's pov

- alle superiori

'Non aspettarti che sarà bellissimo, perché non lo sarà'

Papà era deceduto un anno fa e la bambina, che non mi fece mai incontrare, è fuggita per chissà quale motivo.

Avevo preso in eredità la gang della mafia che mio padre aveva portato all'età di vent'anni. Ero troppo giovane per sopportare il peggio, ma non mi interessava più di tanto. Ero solo contento di essere il boss e di poter comandare, una felicità stupida con mentalità infantile. Ero infantile.

Vivevo due vite diverse: nella prima ero il boss, nella seconda ero un normale alunno di diciotto anni, o meglio diciannove le compievo il giorno successivo. Ero riuscito a crearmi una bellissima reputazione in cinque anni di superiori. Ogni ragazza provava ad avere un contatto con me, ogni ragazzo ero un mio caro amico. Diciamo, il ragazzo che tutti vorrebbero.

Jack e Jake stavano facendo le mie stesse superiori, ma non picchiavamo più, semplicemente mi tenevano a bada. Anche se il capo sono io, loro dovevano controllare ogni mio movimento: se mi comportavo con troppa gentilezza con qualcuno, se mi arrabbiavo facilmente.

Erano tutti segni che li avrebbero allarmati, quindi fingevo anche nella mia prima vita. 

Avevo incontrato pochi ragazzi delle medie, quasi nessuno. In giro tutti mi ammiravano, ci ammiravano perché non camminavo mai da solo, come cinque anni fa. Camminavo solo con Jack e Jake, forse perché loro sapevano che io fossi nato per essere il capo della mafia. Avrei ucciso, torturato senza pietà. Forse avevano solo paura del nero futuro, dell'orribile futuro che avremmo passato se avessimo commesso un solo errore in quei giorni. Dovevamo essere perfetti, dovevamo fingere come attori. Impeccabili.

In quel momento mi chiesi se sarei dovuto scontrarmi volontariamente con qualcuno per poi aiutarlo. Mostrando la mia gentilezza così, solo che alle medie non aveva funzionato...

Dovevo provarci.

Il mio viso si alzò di pochi centimetri e i miei occhi erano puntati sull'uscita d'emergenza. Non sapevo chi si stava avvicinando, ma era il momento di scontrarmi. Uno, due e tre. Bam!

Una ragazza bionda cadde a terra coi libri che si scaraventarono sparsi sul pavimento e sulle sue gambe. Mi piegai raccogliendole qualche libro e dandoglielo regalandole un sorriso finché non vidi il suo viso.

'Cara Ficcanaso, ci siamo trovati ancora.'

Appoggiai la mia mano sulla sua spalla e la fissai attentamente mentre mi rubò i libri che volevo passarsi gentilmente: <Scus-...>

<Non toccarmi> sibilò interrompendo le mie sacre scuse che dico raramente fulminandomi coi suoi occhi azzurri. La mia mano scivolò al mio fianco e, quando si alzò, ritornai nella posizione di prima. 

<Jake, continua a fare come se nulla fosse successo, io devo raggiungerla.> Ordinai seguendola nell'aula di musica. Aprì il libro e lo appoggiò sul suo probabile banco. Stava ripassando teoria. Lei ha due anni in meno a me, non so come non avevo fatto a notarla questi tre anni. O era arrivata quell'anno o si era nascosta da me. Coincidenza che ci siamo scontrati? 

Forse sì, forse no.

Cantava una melodia semplice da fare sul pianoforte, perciò mi sedetti sullo sgabello e lasciavo tutto alle mie dita che si iniziarono a muovere componendo ciò che canticchiava.

𝐿𝑎𝑑𝑟𝑖 𝑑𝑖 𝑣𝑖𝑡𝑒 - 𝑀𝑒𝑙𝑜𝑑𝑖𝑎 𝑀𝑜𝑟𝑡𝑎𝑙𝑒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora