La ricerca

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Riuscimmo a convincere i genitori a farci fare il nostro solito pranzo del lunedì, così dopo scuola ci incamminammo verso casa di Miali U..

Era una dimora con una struttura come tutte le altre. In soggiorno c'era un grande divano in pelle blu e il tavolo dove avremmo mangiato.

In casa c'era solo la mamma della mia amica, che però ci disse che da un momento all'altro sarebbe dovuta andare perché aveva il turno di lavoro (era infermiera).

Detto questo entrammo in cucina e apprecchiammo la tavola tutti insieme.

Appena ci sedemmo Johannes chiese: "Avete scoperto qualcosa a proposito della nostra missione?"

Kasper rispose: "Non ancora, andiamo oggi pomeriggio al laboratorio"

"Anche noi iniziamo a lavorare stasera " aggiunse Sila.

"Noi abbiamo trovato qualche libro a casa dei nonni di Tulimak su Erik Raude" disse Aanaq.

"Io invece ho parlato con Nuliajuk e mi ha detto che ha trovato un po' di materiale in biblioteca. In più le ho dato un libro scovato in taverna dai miei nonni" informai gli altri.

Il pranzo che preparò la mamma di Miali U. fu squisito. Questo però non fu così tranquillo perché i ragazzi accesero la cassa bluetooth a tutto volume e, addirittura, a un certo punto, iniziarono a lanciarsela a vicenda (fortunatamente ebbero una recezione formidabile).

Dopo pranzo e dopo questa fantastica prova di lancio giocammo a carte, dove vinsero Sila e Martin.

Verso le 15.00 ci salutammo e Kasper, Sanaaq ed io vi avviammo verso il laboratorio sulla montagna.

Il laboratorio sulla montagna è questo piccolo centro di ricerca, dove lavora anche mia mamma, in cui si fanno osservazioni astronomiche e meteorologiche.

Usciti da casa di Miali, percorremmo una via a piedi. Era buio, tranne per le luci delle abitazioni e le poche luci dei lampioni. Alla fine degli edifici ci mettemmo gli sci a piedi e ci dirigemmo verso la struttura di ricerca.

Durante la strada chiacchierammo sulle possibile ipotesi di quello che avremmo potuto trovare.

Dopo trenta minuti circa (siamo andati molto veloci) ci ritrovammo al piccolo ingresso del laboratorio, caratterizzato dalla piccina porta in legno, pitturata di rosso. Quel pomeriggio non c'era nessun ricercatore, così mi feci dare le chiavi da mia mamma. 

L'interno era formato dal minuscolo ingresso, dove posammo gli sci, e da altre tre stanze, uno era l'archivio. Lì c'erano tantissimi scaffali e librerie; l'altro ambiente era più accogliente e caldo (soprattutto quando accendemmo la stufa), definito da due grandi tavoli uniti, due poltrone e una microscopica cucina, nel caso che, durante una bufera non si possa uscire. L'utlima stanza, dove c'erano tutti gli apparecchi di ricerca era chiusa a chiave, e nel mazzo che ci diede mia mamma non c'era quella. Fortunatamente non ci servì.

"Che la ricerca abbia inizio!" disse Sanaaq, non appena entrò nel luogo dalle mille librerie. 

Cominciammo senza dubbi dalla sezione "Meteorologia"; prendemmo uno scatolone per uno e ci andammo a sedere sull'enorme tavolo nell'altro locale. 

Era da venti minuti che stavamo lavorando senza sosta e senza fiatare, quando mi distrassi e comiciai a fare la "telecronaca" di quello che stava accadendo, analizzando la situazione nella mente notai che, fuori aveva cominciato a nevicare; la stufa era ancora accesa, Sanaaq stava disegnando sul suo quadernino prendi-appunti una serie di stelline, cuoricini e varie forme geometriche. 

Invece, Kasper, (l'unico concentrato) aveva i suoi occhi, di un azzurro molto luminoso ma allo stesso tempo chiaro (come il colore del cielo all'orizzonte nelle giornate terse) che studiavano attentamente ogni particolare del grafico che teneva in mano. 

Continuammo a lavorare per ancora un' ora quando cominciammo a chiacchierare, stavamo parlando di varie serie TV. A quel punto decidemmo di condividere quello che avevamo scoperto dai grafici.

"Io ho notato che non è la prima anomalia del tempo che c'è stata" disse Sanaaq, ed io e Kasper annuimmo.

"Esatto. Anche alcune vecchissime registrazioni di 80 anni fa riportano dei valori strani" ci informò Kasper

"E forse non fu l'unica, infatti il diario di laboratorio narra che a quel tempo di diceva che qualche decennio prima ci furono state delle tempeste assurde" aggiunsi io.

Nel momento stesso in cui finì la frase si sentii un enorme boato. Se devo essere sincera percepii in brivido lungo la schiena. Evidentemente non fui l'unica con quella sensazione perché, senza dire una parola, velocemente, senza commentare, anndammo a riporre nelle rispettive librerie, tutti i materiali scrutati. Subito dopo decidemmo, senza "se" e senza "ma" di andare a casa. 

Mentre ci stavamo avvicinando al villaggio feci un pensiero ad alta voce: "Chissà perché proprio ogni 80 anni si verificano queste anomalie"

"Non lo so, magari si riferisce a un'età o ad un gruppo di persone" ipotizzò Kasper, poi Sanaaq aggiunse ridendo: "O magari si riferisce a quanti capelli avevano i primi abitanti della Groenlandia"











Il mistero del tupilak del tempoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora