Noi contro lo zucchero a velo

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La mattina del giorno seguente passò molto tranquilla, con le lezioni di scienze, grammatica e tecnologia. Durante il pomeriggio invece, ripassai geografia perché, l'indomani avremmo avuto la verifica sui climi del mondo.

Verso le 16.45, riposi, sicuramente non in modo ordinato, il libro su cui stavo studiando, nella libreria di legno di fianco alla mia scrivania e andai a prepararmi per uscire. 

Ero all'ingresso. Però non vedendo e sentendo nessuno da avvisare che stavo uscendo, prima di mettermi le scarpe, scesi in taverna. Lì c'erano la mamma, che stendeva i panni mentre David le ripeteva storia per l'interrogazione di domani. Li salutai e dissi loro che andavo dal papà per poi andare a catechesi al Villagio Grande.

L'incontro settimanale di catechesi di terza media, lo tenevano mio papà e la mamma di Nuliajuk, in una delle stanze in comune del municipio e della piccola chiesetta grigia del paesino.

Arrivata all'alimentari, trovai mio papà già fuori che sistemava la slitta con gli husky. Così lo aiutai a finire il lavoro, mentre lui salutava la sorella della mamma, la zia Birthe, che lo aiutava con il negozio. La zia Birthe era una signora giovane, poco più alta di me, con capelli castani, che in quel periodo le arrivavano alle spalle; in più portava dei fantastici occhiali con un motivo leopardato. 

Dopo qualche minuto era tutto pronto e partimmo con il villaggio alle spalle, mentre il buio della notte polare ci inghiottiva.

Il cielo stellato era coperto da qualche nuvola sparsa. Faceva più freddo del solito. Per questo, mi misi gli occhiali da sole, per non  avere il vento gelido sugli occhi e le mani, con i guanti viola, in tasca.

Parlando della giornata, il tempo passò abbastanza velocemente, e verso le 17.40 vedemmo all'orizzonte le luci del Villaggio Grande.

Lasciammo i cani e la slitta dal Sig. Jakobsen, un uomo che andava per la settantina; era di statura media, anche se la lieve gobba gli dava un aria di una persona minuta. Il Sig. Jakobsen  da sempre, si prendeva cura dei migliori amici dell'uomo, che trainavano le slitte, quando i padroni si dovevano allontanare da esse. Li teneva in un recinto, dietro casa sua, con diverse cucce e casette colorate, con davanti delle ciotole dove versava delle crocchette.

Salutato il signore, ci incamminammo verso la chiesa.
Erano circa le 17.50, quando arrivammo davanti ai piccoli stabili dell'abbazia e del municipio.

 Entrammo in quest'ultimo e raggiungemmo la saletta delle riunioni, solo che quando mio papà aprì la porta, sicuro che non ci fosse nessuno, vide e senti dei nostri cooncittadini parlare. Richiuse immediatamente quell'ingresso.

Alla fine andammo nella stanza parallela, a quella che solitamente usavamo, e sistemammo alcune delle sedie verdi, intorno al tavolo.

Dieci minuti dopo arrivarono Siku, Johannes, Martin, Kasper e Herik. Non c'eran tutte le persone del gruppo quella sera, però fu comunque molto divertente.

Visto che c'era spazio, il catechista ci fece fare un gioco, però prima di iniziare ci fece dividere in due squadre: noi facemmo maschi contro femmine, anche se eravamo di meno.

Dopo la scelta dei gruppi mio papà disse:

"Bene ragazzi, ora servirebbe un foglio per segnare i punti..."

In quel momento cominciammo a cercare o dire posti possibili dove avremmo potuto trovare un pezzetto di carta. A un certo punto, colui che aveva posto il questito, si avvicinò agli armadietti bianchi, lungo la parete. Lì aprì tutti e tutti, e dico tutti, erano vuoti.

Come ultimo tentativo, mio papà, optò per vedere se trovava qualcosa tra i fogli che aveva nel raccoglitore. In quel momento ci fu la prova del detto "Chi cerca trova", perché c'era un foglio bianco da un lato, che poi  dividemmo in due. 

Risolto il problema, ne saltò fuori un altro: non avevamo qualcosa per scrivere. (Solitamente i catechisti sono più organizzati, ma quel giorno mio papà si era totalmente dimenticato le cose essenziali)

Fortunatamente, si risolse velocemente, perché tutti notammo, di fianco alle nostre giacche,  un astuccio dimenticato sul mobile bianco. Lo prendemmo in prestito.

Potevamo iniziare il gioco. 

Consisteva, a turno, in una corsa lungo un lato della stanza, dove alla fine di questa bisognava battere il cinque al catechista. Successivamente questo poneva una domanda, che poi veniva discussa con la squadra. Chi rispondeva correttamente segnava un punto sul foglietto.

Quelle sera, i nostri polsi soffrirno molto per tutte le volte che rischiammo di spiaccicarci contro la parete.

All'inizio della giocosa competizione, fu in vantaggio la squadra di me e Siku, il team "Le Girls". Poi la situazione si capovolse, e i ragazzi erano in testa e subito dopo ci fu qualche domanda con il pari merito. Anche se vinse la squadra di Kasper, Johannes, Martin e Herik ci divertimmo tutti.

A fine l'incontro, mio papà mise sul tavolo un pacchettino di frittele di Carnevale e due bottiglie di bibite, per festeggiare insieme questa festa. 

Stavamo per aprire la bottiglia di aranciata, quando ci accorgemmo di non avere i bicchieri, (eravamo molto organizzati). Così mio papà andò a vedere se nell'edificio li avevano.

Mentre noi ragazzi eravamo soli nella stanza e mentre stavamo chiacchierando, Herik prese la bottiglia di aranciata e, non so se coscientemente o no, la agitò per qualche istante. 

"Noo, cosa fai?" disse Kasper ridendo, poi prese la bottiglia e l'aprì. In quel momento un bel po' di aranciata si sparse sul tavolo, e il ragazzo dovette scattare di lato per evitare di bagnarsi. 

Da quel secondo, nella stanza, ci furono solo risate.  

Quando tornò mio papà con i bicchieri, gli facemmo notare il piccolo incidente. Lui rispose che avremmo pulito dopo, e per fortuna lo disse. Nei successivi dieci minuti sul tavolo si formò il Mar Rosso, perché oltre all'aranciata si rovesciò anche il the freddo e Kasper rischiò altre volte di lavarsi con le bibite. Una di queste, devo ammetere, fu colpa mia. Era seduto di fianco a me, e ad un certo punto feci un movimento brusco con il gomito e capovolsi il suo bicchiere.

"Scusamiiiii, non volevo farlo" gli dissi dispiaciuta, però poi guardai il lato positivo: "Almeno era vuoto", tutti ci mettemmo a ridere. Tra il fracasso generale il catechista rivolto a Kasper, disse  scherzando: "Vuoi riprovare con il bicchiere pieno".

Nel frattempo gli altri stavano provando ad aprire la bustina dello zucchero a velo. Aperta questa, stavamo ragionando come metterlo sulle frittelle. Optammo di versarlo tutto nel pacchettino, per poi scuoterlo e avere tutti i dolcetti ricoperti. 

Quando Martin lo cominciò ad agitare, metà dello zucchero finì vicino al Mar Rosso in miniatura. 

A quel punto tutti arrivammo alla conclusine che servivano dei tovaglioli. Così mi papà, riuscì dalla stanza, e andò un'altra volta in missione. Non so se fu una  buona idea lasciarci da soli, perché, mentre io e Siku chiacchieravamo, i ragazzi volevano provare a vedere cosa succedeva se lo zucchero a velo finiva dentro la pozzanghera di bibite. Dopo aver passato qualche istante a pensare ad un piano, Martin soffiò la dolce polverina in direzione del bagnato, davanti a me e Kasper, i quali prima dell'azione avventata ci eravamo spostati di lato.

Ritornò l'adulto, e videndo che sul tavolo, oltre alle bottiglie a al pacchettino di frittelle quasi vuoto, c'era un lago di the e aranciata ricoperto di un sottile strato di zucchero, si mise a ridere.

Alle fine dell'incontro il catechista disse sorridendo: "Però siete stati bravi perché, pur avendo combinato un pasticcio, poi avete tutti dato una mano a pulire".

Verso le 19.05 ci salutammo e tornammo a casa. Dove ci aspettavano la mamma e David per cenare.

Mi sedetti a tavola molto spensierata e felice, mi ero dimenticata delle strane apparizioni. Anche se, alle fine notai che la mamma, dietro al sorriso, era preoccupata. In più, mentre stavo aiutando a sparecchiare mi vibrò l'orologio, che era collegato al cellulare. Johannes aveva avviato una videochiamata sul gruppo di terza, e poi l'aveva chiusa immediatamente. 

Decisi che, aveva sbagliato, e  non dovevo allarmarmi, anche se forse non era così.





Il mistero del tupilak del tempoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora