Mezza anima nel vuoto

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Penso sia oltremodo impossibile descrivere cosa si provi ad essere metà anima intrappolata in un diario a tempo indeterminato.

Tom Riddle non avrebbe saputo spiegarlo a parole, e lui era effettivamente metà anima intrappolata in un diario.

Più precisamente, era la metà dell'anima di un potente mago sedicenne che aveva deciso di usare il suo vecchio diario di scuola per preservare il ricordo di sé e un giorno sguinzagliare un enorme basilisco assassino con l'unico scopo di uccidere la feccia sanguesporco che studiava a Hogwarts.

A pensarci bene, forse non era stato un grande piano lasciare un Horcrux responsabile di un basilisco, le cui zanne erano una delle poche armi che potessero distruggere tale Horcrux, pertanto metà della sua anima.

Ma Tom Riddle non avrebbe mai ammesso, neanche sotto tortura, che una sua idea non fosse eccezionale e perfetta.

Perché lui era così: eccezionale e perfetto.

E... intrappolato in un diario che veniva sballottato in giro senza sapere minimamente quando e se sarebbe un giorno uscito fuori da lì e avrebbe completato la missione che gli era stata affidata.

Per sua fortuna, o forse sfortuna, non l'avrebbe saputo dire neanche lui, non è che provasse molto, a stare in quel diario.

Era uno stato come di sonno, e allo stesso tempo consapevolezza di sé, ma era una consapevolezza minima.

E non aveva sogni, solo una sorta di pensieri generali, qualche ricordo, nessuna idea del tempo che passava.

Non era neanche del tutto certo di esistere ancora in quanto persona, non provava alcuna sensazione oltre alla leggera consapevolezza di sé.

Non vedeva, non sentiva, non avvertiva un corpo fisico, era come se fluttuasse nel nulla.

Come se avesse in realtà smesso di vivere.

Ma non era morto, di questo era certo.

Era solo in attesa.

Ma per quanto? Quanto a lungo ancora? Si sarebbe mai svegliato, prima o poi? O sarebbe rimasto lì per sempre, a vagare con minima consapevolezza della sua stessa esistenza nel vuoto, nel limbo, nel nulla?

Erano domande che, nel suo stato, non riusciva a porsi del tutto, in realtà.

Erano un pensiero fugace in un angolo della mente che neanche possedeva fisicamente.

Erano considerazioni che provava in quei rari momenti dove si sentiva leggermente meno inesistente, meno addormentato, quando qualcuno prendeva in mano, anche solo per un istante, il diario dove la sua anima risiedeva dormiente, in attesa, desiderando, di essere svegliata.

E negli ultimi... giorni (ma potevano essere anche minuti, anni, settimane o mesi) si era sentito preso più spesso, forse spostato, tenuto in mano da diverse persone, direttamente o indirettamente.

Era più un'impressione che una vera e propria sensazione fisica, dato che di fisico non aveva più niente, ma la magia reagiva ad altra magia, e lui era diventato un concentrato di pura magia.

Forse l'anima era una specie di magia allo stato puro? Tom sperava di no, perché sennò spezzarla poteva renderlo più debole, e ottenere la massima forza era il suo unico obiettivo.

Beh, insieme all'essere immortale, e creare un Horcrux era l'unico modo per diventarlo nella maniera più assoluta, senza dipendere da sciocche pietruzze o magici intrugli.

Non che Tom avesse speranze, al momento, o fosse in grado di fare delle riflessioni complesse, ma alcuni punti fondamentali del suo essere gli erano chiari anche in quello stato, e il potere e l'immortalità erano gli obiettivi principali che avrebbe ottenuto in quell'unica vita che aveva a disposizione.

Beh... non necessariamente l'unica, giusto?

Aveva diviso l'anima per quello, per avere un'ancora nel caso qualcosa di imprevisto capitasse.

Chissà se poteva creare altre ancore come quella... avrebbe dovuto chiedere a Lumacorno informazioni, con astuzia. Tom aveva molti progetti per quell'anno, ora che la camera dei segreti era stata chiusa per un po'.

Chissà... forse l'altra metà della sua anima aveva già concluso tali progetti.

Chissà se aveva incontrato suo padre... quell'inutile sporco babbano.

E chissà se aveva anche trovato qualche parente dal lato utile della famiglia. Gli sarebbe piaciuto conoscere qualcun altro che parlasse serpentese come lui.

Tom iniziò a rendersi conto che il torpore sempiterno degli ultimi anni (o giorni, o mesi, o minuti, non poteva proprio dirlo) stava lasciando posto ad una certa abilità di iniziare a riflettere.

La consapevolezza di esistere stava diventando leggermente più forte, e gli sembrava di sentire qualcosa, dall'altra parte delle pagine.

Una persona stava forse tenendo il diario? Era forse giunto il momento di svegliarsi?

Forse l'altra metà della sua anima aveva affidato il diario a qualcuno da usare per ottenere i loro obiettivi.

Qualcuno di potente ma manipolabile, che lo seguiva con lealtà e che Tom avrebbe comandato come un burattino.

Era quello il piano, dopotutto: uscire da Hogwarts, diventare insegnante di difesa contro le arti oscure (magari dopo qualche anno di ricerche personali) e aprire nuovamente la camera dei segreti avendo però un ottimo alibi da insegnante usando invece il diario per accusare altre persone. I dettagli erano ancora da definire, ma sicuramente il sé più grande li aveva definiti bene.

Tom provò una leggera, minima nota di fastidio al pensiero che ci fosse un altro sé stesso che controllava la sua... vita?

Ma chi meglio di sé per affidarlo a qualcuno, giusto?

I suoi pensieri sempre più consapevoli vennero interrotti quando sentì, per la prima volta da decenni (o mesi, o anni, o giorni, o ore, non poteva saperlo) una sensazione.

Qualcuno stava scrivendo qualcosa.

Si aspettò un bel saluto.

Qualcosa del tipo "Lord Voldemort, mi prostro al suo volere, mi dica come aprire la camera dei segreti e liberare dall'illustre scuola di Hogwarts la feccia sanguemarcio".

Ovviamente non avrebbe dato informazioni personali, non aveva intenzione di rivelare a nessuno l'ubicazione della camera e il modo per arrivarci. No, avrebbe preso possesso dell'ignaro servitore e avrebbe fatto il compito lui stesso.

Chissà se avrebbe provato vere sensazioni fisiche, possedendo il corpo di qualcuno, o se avrebbe controllato la persona a sensazione, come un burattinaio, come un imperius. Essere una testa pensante e basta era filosofico, ma non era particolarmente piacevole.

Cioè, non era neanche spiacevole, semplicemente non era proprio.

E Tom Riddle voleva essere.

Intanto, il futuro servo dei suoi piani malvagi aveva cominciato a scrivere in modo piuttosto disordinato, a tratti si poteva dire quasi svogliato.

Tom non lesse ciò che aveva scritto, lo provò. Gli arrivarono le parole in testa, come un pensiero non suo.

Lui era il diario, dopotutto, e quelle parole erano diventate parte del suo essere.

Ma... non erano minimamente le parole che Tom si era aspettato:

"Compiti di Erbologia: una ricerca sulle mandragole e i loro usi tecnici (chiedere a Neville qualche aiuto). P.s. Evitare Allock"

...ma che Merlino era quello?!

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