L'impostore supremo

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Chiunque sostenesse che Tom fosse rigido e non ammettesse i suoi errori, si sbagliava di grosso.

Tom era perfetto, ergo non commetteva errori, quindi era normale che non li ammettesse perché non era un bugiardo.

MA era più che capace di cambiare idea, se ne trovava una migliore di quella che aveva pensato.

Ed era capace di riflettere, ponderare, e rendersi conto che uccidere Harry non era necessario.

Sarebbe stato un gesto avventato, sicuramente, ed era meglio non fare gesti avventati in quella situazione così spinosa.

Insomma, se il Voldemort adulto aveva tentato di uccidere Harry quando era un infante, sicuramente c'era un motivo più che valido, e se non ci era riuscito... anche lì sicuramente c'era un motivo più che valido.

E non era il caso di tirare la corda e tentare di nuovo l'impresa senza capire cosa avesse Harry di così speciale.

Magari invece di ucciderlo, Tom poteva portarlo dalla sua parte e sconfiggerlo in un modo più subdolo.

Non era il suo stile, quello era vero, ma la sopravvivenza richiedeva adattamento, e Tom sapeva adattarsi.

Non aveva fatto altro per tutta la vita, era come un camaleonte che si confondeva con i suoi dintorni, cercando sempre ciò che era meglio fare o dire per ottenere ciò che voleva.

E uccidere Harry... non era ciò che voleva.

Certo, ce l'aveva a morte con lui dopo quello che aveva scoperto, ed era un pericolo enorme, e tutte le cose scritte lo scorso capitolo valevano ancora, ma c'era stato un fondamentale cambiamento che aveva rivoluzionato il pensiero di Tom.

Harry lo aveva abbracciato.

Tom non era stato mai abbracciato prima, almeno non in quel modo, così confortante, con affetto.

E Tom aveva sentito qualcosa, in fondo al suo animo, come una forza a lungo sopita, considerata inesistente, che si era svegliata.

Era ancora molto, molto in profondità, ma improvvisamente uccidere Harry, e rischiare di privarsi di quella forza, di quella luce così piacevole, era stato un pensiero insostenibile.

Tom aveva portato Harry nel suo ricordo per fare in modo che il ragazzo si aprisse a lui per il suo piano. Gli aveva mostrato il suo lato più vulnerabile per tirare fuori quel lato empatico che Harry aveva dimostrato molte volte. Aveva detto la verità, ma cercando comunque di manipolarlo.

Non era un problema mostrare cose che non avrebbe voluto mostrare a nessuno, se la persona alla quale le mostrava non sarebbe vissuta abbastanza da raccontarle a qualcuno, dopotutto, quindi poteva anche umiliarsi un po', per la missione.

Tom poteva accettarlo.

Aveva anche parlato serpentese nella speranza che Harry notasse quanto fossero simili, anche se dubitava che il dodicenne se ne fosse reso conto.

Ma poi... poi tutto era cambiato, e Tom si era dovuto riorganizzare.

Non era stato facile, doveva ammetterlo, ma alla fine aveva realizzato il piano perfetto.

Per prima cosa aveva lavorato per rafforzare il legame con Harry, in modo che fosse più semplice usare il suo corpo per agire. Oltre alla vista, all'udito e all'olfatto, Tom era riuscito a sbloccare anche il gusto.

Harry non aveva esattamente il gusto migliore del mondo, e Tom aveva sempre detestato il succo di zucca, ma era stato comunque piacevole ritornare ad utilizzare quel senso così sottovalutato.

Mancava solo il tatto, ormai.

Oltre a ciò, Tom aveva cominciato a controllare Harry ogni notte, mentre era addormentato e intento a sognare ciò che Tom gli inviava nello spazio in comune che condividevano quando Harry era privo di sensi.

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