18. Tienimi per mano

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*Buon martedì*

Che dire? Non so da dove iniziare, questo è il penultimo capitolo di questa storia. Il prossimo sarà l'ultimo, immaginavate che sarebbe finita così la storia di Gioele e Lavinia? Spero tanto che vi sia piaciuta e che ci sarete per l'epilogo...<3 

Che non so esattamente quando pubblicare. Quando preferite? Giovedì, Venerdì o Sabato? 

Quando iniziai a scrivere questa storia, avevo un'idea in mente, ma con il tempo è stata smantellata e ogni cosa ha preso una piega totalmente diversa. I personaggi hanno scelto da soli il proprio destino, ihihihihi...io scrivevo di getto e basta, perché alla fine non ho assecondato nessun mio piano originale, e spero vi sia piaciuto lo stesso ogni aggiornamento che avete letto. 

Adesso, non vedo l'ora di riprendere in mano l'altra storia <3 

Grazie per il vostro sostegno, supporto, per ogni stellina e commento.

Al prossimo capitolo, 

Un bacione grandissimo... 


"Vincenzo Guerra era un uomo, un padre, un nonno

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"Vincenzo Guerra era un uomo, un padre, un nonno...una persona che ha commesso errori, certo, ma che ha saputo farne ammenda. Il mondo sarà più vuoto senza di lui, senza il suo carisma, il suo coraggio, il suo modo di vedere le cose." disse Dario, durante un breve discorso per suo padre.

Nostro padre.

Era già trascorso un mese dal suo funerale. Era incredibile quanto la percezione del tempo potesse volare, nonostante un giorno fosse sempre formato da ventiquattro ore.

Non potevo che essere d'accordo con il discorso di mio fratello, comunque. Pur non avendolo conosciuto personalmente, in questo mese avevo avuto modo di approfondire molto sulla vita di Vincenzo Guerra, e questo non faceva che aumentare il mio dispiacere per non averlo conosciuto di più.

Vincenzo Guerra era un uomo che aveva conosciuto il potere, quello vero, ma anche l'amore. Era mio padre, lo era sempre stato anche se a distanza, e dovevo soltanto andarne fiera. In questi anni, era stato odiato da molti, a volte anche per giusta causa, ma alla fine aveva ottenuto il suo riscatto dalla vita.

E adesso, anche grazie a lui, al suo sacrificio, ogni cosa aveva preso il proprio posto nella mia vita e in quella di Gioele.

Io e quel bambino dagli occhi grigi eravamo da sempre destinati a stare insieme, ormai non c'era più alcun dubbio. Sin da quando c'eravamo incontrati in quel corridoio di quella casa-famiglia, il dono, che odorava di lenticchie bruciate.

Eravamo più vicini di quanto pensassimo, da sempre. Suo padre e il mio si conoscevano, lui era stato cresciuto da mio padre. E in quel momento lo guardai, attentamente, come se attraverso lui potessi anche scorgere qualche insegnamento, i modi, le parole di mio padre.

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