Capitolo 1

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Arrivai in cima alle scale senza fiato, con la valigia in una mano e la borsa nell'altra. Tirai un sospiro di sollievo all'ultimo gradino, non ho il fisico adatto per queste cose.
Appoggiai la valigia per terra e mi misi a cercare le chiavi nella borsa, cosa non facile visto che all'interno non regna esattamente l'ordine. Una volta trovato il mazzo, cercai di ricordarmi quale chiave fosse quella giusta, per poi infilarla nella serratura. Dopo diversi tentativi, riuscì a beccare quella giusta, aprì la porta ed entrai in casa, per poi richiudermi la porta alle spalle.

Il mio appartamento sapeva di casa. Ci abitavo da soli due mesi ma ormai ero abituata alla sua luce, ai colori e l'atmosfera. Certo, non potevo compararlo alla casa dov'ero cresciuta a Venezia con la mia famiglia, ma tutto sommato lo sentivo mio, mi ci trovavo bene ed ero contenta di come ero riuscita a metterci un tocco personale.

Quando mi trasferii qui ad Empoli due mesi fa pensavo di non riuscire ad ambientarmi, pensavo che sarei tornata a Venezia dopo qualche giorno in preda alla disperazione. Non è stata una cosa facile resistere alla tentazione, ma ci sono riuscita, anche perché non potevo perdere quest'offerta di lavoro.

È proprio per lavoro, infatti, che mi sono trasferita qui ad Empoli. All'inizio mi serviva solo una scusa per andarmene dalla mia città e dimenticare quello che mi era successo, quindi dopo due settimane a letto a piangere ho deciso di rimettermi in piedi.
Ho trovato un'annuncio online per lavoro, cercavano qualcuno disposto a fare da guida alla Galleria degli Uffizi a Firenze, possibilmente qualcuno che sapesse parlare più lingue. Quasi per gioco ho inviato il mio curriculum, quasi come sfida a me stessa. Mai avrei pensato di essere adatta per il lavoro, ma qualche giorno dopo mi è arrivata una mail con una richiesta di colloquio online, dopo il quale mi hanno comunicato di essere stata assunta.
Ho fatto i salti di gioia quella mattina. Io che pensavo di essere un'incapace, ero stata presa a lavorare in uno dei musei più importanti d'Italia. Non ci potevo credere.

Subito mi sono messa a cercare casa, ma gli affitti a Firenze erano troppo cari per me. Del resto sì, lavoravo da quando ero in terza superiore, ma non avevo messo da parte abbastanza soldi per potermi permettere un'affitto in quella città. Empoli non era la mia prima scelta, ma dopo qualche ricerca decisi che quell'appartamentino in periferia poteva fare al caso mio, anche perché avevo la macchina per andare a lavoro.

Alla Galleria è stato amore a prima vista, soprattutto perché ho sempre avuto una passione per l'arte e non poteva esserci lavoro più adatto a me. Ricordo ancora il primo giorno, penso di essere rimasta imbambolata davanti alla Venere di Botticelli per una buona mezz'ora, mentre i turisti mi guardavano straniti.

Anche i colleghi mi sono sembrati da subito ottime persone. Si sono presi la briga di spiegarmi per bene tutto e di rispondere a tutte le mie domande, anche a quelle più stupide. In particolare, ho legato molto con Ludovica e Alessandro, due ragazzi di 23 e 24 anni, quindi miei coetanei.

Poi come non menzionare Paolo, il nostro supervisore di circa 55 anni. Penso di non aver mai avuto un superiore così simpatico e genuino. Poi un punto in più perché lui è di Murano, ma si è trasferito a Firenze per amore. Già dal primo giorno mi ha guardata e mi ha detto:

<<Guarda non è per provarci, ma io chiamo tutti "móre" come si dice in dialetto veneto. Se ti dà fastidio dimmi pure che evito, ma puoi chiedere anche a Lorenzo che io chiamo tutti così, indipendentemente da chi tu sia>>.

All'inizio non pensavo, ma in realtà chiama davvero tutti così. Del resto in veneto è una cosa comune chiamare gli altri "móre" che deriva da amore, per chi non lo sapesse. È un po' come chiamare la tua amica "amo". Poi quando sbrocca in dialetto mi manca il fiato per le risate perché sono l'unica che lo capisce, e gli altri lo guardano confusi.

Devo dire che tutto sommato mi ero ambientata bene. Tornavo a casa dopo una giornata impegnativa tra i turisti, stanca morta e distrutta, ma contenta di aver portato un po' della mia passione agli altri.

Giorni vuoti || FaresDove le storie prendono vita. Scoprilo ora