Kira Brooks é la solita ragazza nuova della scuola. Non ascolta mai la mamma e tanto meno il padre. Ma cosa potrebbe capitare mai ad una povera ragazza che non vuole fare niente se non ascoltare musica e leggere tutto il giorno Gialli? Peccato che b...
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Cole Domani è già lunedì e devo tornare a scuola. Dovevo recuperare tutte le lezioni che mi ero perso in questi giorni, dovevo sopportare Charlotte che si da sempre tante arie e per ultima cosa, ma non meno importante, dovrei incontrare Kira e non ho la minima idea di cosa fare per farle riconquistare la mia fiducia: non potevo mettere a rischio la sua vita dicendole di mio padre e delle puttanate che fatto in questi anni. Cosa avrei dovuto fare adesso? 'Forse avrei dovuto parlarne con Zane...' Sarebbe stata una buona idea? 'Non metterei a rischio nessuno dato che mio padre ha detto di non spargere la voce: immagino che Zane lo sappia mantenere un segreto...' Glielo dirò domani a scuola. Guardai l'orologio: mancavano ancora quattro ore alla cena. Avevo abbastanza tempo per andare in palestra e prendere a pugni quel sacco da boxe. Presi il mio borsone nero della nike e ci infilai dentro il cambio per dopo (un paio di pantaloncini e una maglietta), lo shampoo e tutto ciò che mi serviva per la doccia, i guantoni da boxe e le fasce. C'era tutto. Presi un paio di pantaloni della tuta neri, una felpa dell'Adidas del medesimo colore e un paio di scarpe da ginnastica. Mi pettinai i capelli, presi il borsone e uscii, diretto in palestra. Chiamai Zane e gli chiesi di raggiungermi: non volevo allenarmi da solo.
Samantha La ragazza, finalmente, si decise a dirmi cosa stesse succedendo più o meno: il suo ragazzo era scomparso e lei, la sua amica e il fratello stavano facendo delle ricerche per trovarlo, ritenendo noi agenti troppo lenti a svolgere le indagini. In effetti non avevano tutti i torti: è passato un mese e siamo ancora al punto di partenza. Presi per mano il ragazzo e mi incamminai verso la mia auto seguita dalla ragazza. <<Dove stiamo andando?>> chiese lei. <<Vi riaccompagno a casa: non potete stare qui.>>. A lei, probabilmente non piacque la risposta e mi prese la mano fermandomi. <<Qual è il problema adesso?>> le chiesi nella speranza che non mi mentisse. <<La prego non lo faccia. Ci lasci tornare a casa da soli: se i nostri genitori lo scoprissero, non ci lascerebbero più uscire. La prego non l->> <<Che succede qui?>> Chiese una voce maschile all'improvviso facendomi sussultare. Mi girai di scatto e vidi l'ultima persona che avrebbe potuto aiutarmi: era il colonnello Johnson. <<Niente di particolare, signore, questi ragazzi mi stanno aiutando a portare dei fascicoli di là: ho la situazione sotto controllo.>> Nonostante la mia scusa fosse abbastanza plausibile, il colonnello non mi sembrava molto convinto. <<Uhm...>>. Mi guardò con fare sospetto e se ne andò. <<Allora, ragazzi, che cosa volete fare?>> <<Torniamo a casa...>> rispose la ragazza contraria a quello che aveva appena detto. <<Volete un passaggio?>> chiesi cercando di non sembrare la solita adulta severa e rompiscatole. <<No, non si preoccupi, ci torniamo da soli: i nostri genitori, vedendola, ci metterebbero in punizione per tutta la vita!>> disse il bambino. Era la prima volta che diceva qualcosa da quando li ho beccati uscire di nascosto. 'Aveva la stessa età di mio figlio...' <<Se volete vi accompagno io con la mia macchina. In questo modo, non potranno sapere se sono un'agente o meno>>. I due ragazzi si guardarono e annuirono. Feci loro cenno di seguirmi, e così fecero. Raggiunsi la mia mercedes rossa, seguita dai due ragazzi, e aprii la portiera dell'auto. Feci per salire, ma una voce femminile mi fece voltare. Era la giovane ragazze che piangeva all'entrata.