8. Past

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*5 anni prima*

«La bambina soffre di abusi?» una semplice domanda fa calare il gelo nella stanza.

Mia madre si gira verso di me e mi fissa con il terrore di avere un segno di assenso, e io ci rifletto, ci rifletto finché non mi scoppiano le tempie e finché non mi scoppia il cuore, se solo parlassi tutto finirebbe, se dicessi cosa succede in quella casa dall'aspetto formale e elegante, finirebbe tutto.

Se dicessi cosa succede però, finirebbe anche la vita della mia mamma, devo sopportare, andrà meglio.

Andrà meglio.

Andrà meglio.

Andrà meglio.

Andrà meglio.

Ma infondo, un piccolo pezzo di me lo sa, lo sa che non andrà mai meglio, che sarà inutile urlare, io mi bloccherò e non potrò più muovermi, starò lì impalata mentre le sue mani viaggeranno libere, perché una bambina non può fare niente, se non obbedire e ascoltare.

Un giorno tornerò, mi ripeto ogni volta che succede.

Un giorno tornerò e sarò inscalfibile, non potrai più toccarmi, sarò la donna di cui avrai paura e non più la bambina che non sa difendersi.

Tornerò, e quando lo farò dovrai sparire, dovrai scappare, come ho provato a scappare io da me stessa. Scappare, scappare, scappare, scappare, scappare, scappare, scappare e scappare.

Guardo di nuovo mamma e scuoto la testa in senso di diniego, un sospiro di sollievo si alza per la stanza, ma lei non sa che per me non è sollievo, io sono terrorizzata perché quando torneremo a casa papà si arrabbierà.

Mi punirà perché non riesco a non piangere mentre il suo amico ha le mani su di me, mi punirà perché a lui servono i soldi di quell'uomo e vuole ricavarli tramite me.

Mi punirà di nuovo e di nuovo finché non cadrò a terra senza forze, poi dovrò rialzarmi da sola, disinfettarmi da sola le ferite e portare tutto il peso sulle spalle da sola, sempre e solo così.

«Va bene allora ho tratto le conclusioni sbagliate, mi scuso dal profondo» aggiunge la psicologa. No non sono sbagliate, sono giuste, la prego non si scusi.

Mia mamma si alza dalla sedia, la seguo a ruota e insieme usciamo dalla clinica «lyubov mio, sei sicura di stare bene? Ti vedo pallida tesoro, andiamo ti prendo qualcosa da mangiare» chiede preoccupata usando un nomignolo carino in russo, significa amore.

Sto al suo passo e ci fermiamo davanti una pasticceria, in vetrina vedo varie torte, dolci di tutti i tipi ma soltanto alcuni in particolare attirano la mia attenzione.

Le ciambelle glassate.

I miei occhi si illuminano e finalmente dopo tempo sorrido sinceramente, un sorriso puro, di quelli che non si vedono tutti i giorni, un sorriso che conferma il fatto che io sia una bambina di 12 anni.

«Mami, io vorrei quella ciambella lì!» esordisco indicando quella ricoperta di glassa rosa e confetti di tutti i colori, lei mi da ascolto e la prende, addento subito quella delizia e sento un arcobaleno esplodermi in bocca.

Sento il dolce mischiato al cioccolato dei confetti e alla crema di vaniglia all'interno, un gusto paradisiaco che vorrei sentire sempre, mi gusto con calma tutto il dolcetto e quando finisco una voce mi risveglia dal mio mondo fantastico.

«Buongiorno signora Dimitrov, che piacere vedervi, oh e c'è anche la piccola, come stai peste?» Alexia Santiago affiancata dal figlio, nonché il mio migliore amico Chris, appena mi nota corre verso di me e mi abbraccia «bambina!» esclama usando il solito soprannome, lo trovo stupido, lui invece dice che è lecito dato che ha tre anni più di me, quindi 15.

The Cursed Swan 🦢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora