4. Memories

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«È una ragazzina problematica».

Un tonfo, «chiuda quella cazzo di bocca, mia figlia non è problematica, è stata provocata e ha reagito» mamma?

Un singhiozzo, sono completamente dissociata, vedo sfocato e sento ovattato. Che cazzo succede?

«Dovete tenere a bada vostra figlia, non l'ho riconosciuta, è saltata addosso a quella ragazzina come un animale, aveva un sorriso sadico e inquietante, non è sana» fanculo, non andrò ancora dallo psichiatra. Un altro tonfo «si azzardi a parlare ancora così di Victoria e la ammazzo con le mie mani, non era cosciente, lasciatela stare».

Una sedia vola per terra, una voce stridula a causa del dolore e delle lacrime «MIA FIGLIA BRITNEY È IN COMA! CAZZO STA MORENDO SU UN LETTINO D'OSPEDALE» segue il silenzio.

D'un tratto divento completamente cosciente, volto lo sguardo verso la donna che ha appena urlato contro mia madre, una tipa bionda con gli occhi azzurri come la figlia.

«L'unica cosa che avrebbe potuto fare in futuro è la prostituta, le ho risparmiato quella merda» parlo con voce derisoria ma restando con una faccia impassibile.

La bionda sta per fare un scatto e tirarmi uno schiaffo ma la mano di mia madre la ferma «non metterti contro i Dimitrov, possiamo cancellare te e la tua famiglia in men che non si dica, attenta alle tue azioni, qui siamo noi ad avere il potere» bastano queste parole e la faccia della donna diventa viola a causa della pressione che mette per stringerla.

Mi alzo ed esco dall'ufficio della preside, in corridoio ci sono ancora tutti gli studenti, appena mi vedono arrivare si spostano e mi fanno spazio per passare, i mormorii mi stanno alterando, cazzo.

A passo svelto raggiungo l'uscita, in lontananza vedo i miei fratelli e i loro amici stare seduti ad un tavolo e a ridere insieme, intravedo anche la chioma rossa di Elizabeth che sta attaccata al cazzo di mio fratello Kaiden, puttana.

Nessuno nota la mia presenza tranne lui. Due occhi verdi mi inchiodano sul posto, è l'unico che non ride e scherza, sembra fottutamente incazzato. Fisso la sua posizione, gomiti sulle ginocchia e sguardo corrucciato, è teso.

Non faccio caso al suo sguardo su di me e prendo il pacchetto di Winston Blue dalla tasca, ne porto una alla bocca e la accendo, butto fuori il fumo e fisso il cielo. Oggi è annuvolato e molto probabilmente sta per piovere, il vento non migliora la situazione.

Lancio un'ultima occhiata al gruppetto che a quanto pare se ne sbatte il cazzo e mi incammino per la strada deserta, volevo mettere le cuffie con la musica ma solo dopo ho notato che l'ululato del vento è rilassante.

Cammino e d'un tratto noto una strada sterrata che porta in un bosco, osservo il paesaggio, gli alberi ancora spogli a causa dell'aria fredda di febbraio vengono mossi leggermente dal vento e le nuvole creano un colore grigio circostante.

Comincio a camminare finché a fine strada leggo GRAVE, che cazzo di nome è? Seguo le frecce sui vari alberi e finalmente giungo a destinazione, mi guardo intorno e rimango stupita da quello che vedo.

Un cimitero.

Un cimitero gigantesco con davanti un laghetto e un salice piangente abnorme che dà sull'acqua. Osservo quello spettacolo e lentamente entro dal piccolo cancellino. Sembra abbandonato da anni, cammino verso il lago e solo allora noto un piccolo particolare.

Tre cigni stanno in acqua come se fossero statue. Ma non cigni normali.

Sono neri. Stanno lì come se fossero i padroni del posto, lentamente mi avvicino all'albero e mi soffermo sulla bellezza ed eleganza del posto, ad un ramo del salice noto attaccante due corde e una tavoletta di legno.

Un'altalena?

Cauta e sull'attenti mi avvicino e provo a vedere se mi regge, quando ne ho la conferma mi siedo con tutto il peso e comincio a dondolare leggermente, il mio sguardo cade di nuovo sui cigni, stanno lì e solo allora notano la mia presenza, cominciano a muoversi nell'acqua e osservo la grazia con cui si spostano.

Mi sono sempre piaciuti, mamma da piccola mi ha regalato una collana con un cigno e al posto dell'occhio c'è incastonata una pietra nera, ossidiana mi avevano detto. Istintivamente la tocco mentre continuo a dondolare.

Resto in quel luogo stregato per almeno due ore, quando vedo che si sta rabbuiando decido che è il momento di andarmene, passo di nuovo vicino al laghetto e noto i tre cigni fissarmi, abbasso leggermente la testa in segno di saluto, come se loro potessero capirmi e mi volto per andarmene.

*

«Con voi è sempre la stessa storia, non si può ragionare fate sempre come cazzo vi pare» mio padre sta urlando contro i miei fratelli, appena sente la mia presenza si gira e mi punta il dito contro «tu, piccola peste insolente, hai di nuovo quasi ucciso una persona, se non è già morta miracolo» osservo i suoi occhi pieni di ira, ha bevuto. Di nuovo.

Non proferisco parola e mio padre perde la pazienza, mi fissa come se fossi un mostro poi si gira verso Kaiden e Salvatore «non una parola con vostra madre di quello che succederà a vostra sorella, ci siamo capiti?» i due ragazzi annuiscono terrorizzati, e io so già che devo andare nel garage.

5 anni prima

La mia guancia è premuta con prepotenza sul pavimento freddo del garage di casa, è una stanza insonorizzata e per quanto urlassi nessuno mi sentirebbe.

«Farai ancora la troia?» una domanda, non dico una sola parola e subito una frusta si scontra contro la mia schiena, un gemito di dolore esce dalla mia bocca.

«Non posso scoparti ma posso torturati affinché tu perda i sensi quindi stai tranquilla che approfitterò di questa situazione, soprattutto vederti mezza nuda non mi dispiace» dice riferendosi al fatto che io indossi solo il reggiseno e dei pantaloncini corti.

D'un tratto mi sento sollevata e messa in piedi, la testa mi gira e vedo puntini neri a causa del dolore, sento legarmi i polsi e quando alzo lo sguardo noto il grosso specchio davanti a me, riflette la mia figura attaccata al soffitto e stremata.

«Lurida troia» una frustata.

«Dovevi morire insieme a loro» frustata.

«Perché non provi nemmeno a difenderti eh?» un'altra frustata.

Lui non ha ancora capito che io non ho più le forze, la vista è offuscata e non mi reggo in piedi, combatto da troppi anni, ho smesso, ogni volta che vengo portata qui giù spero di morire, non voglio più provare sta merda.

«Allora sei rimasta la solita maledetta eh?» e comincia a frustare tutto il mio corpo, gambe, schiena, pancia. La vista va a farsi fottere e svengo per terra....

holaaa, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, nei successivi capirete di più, tanti besos🖤🦢

The Cursed Swan 🦢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora