Capitolo 3

24 6 1
                                    


Emma


<<Arrivammo in questo vicinato molto carino e ci fermammo davanti ad una casetta bianca con delle finestre piccole e marroni. Appena inserì le chiavi sentii un lieve miagolio provenire da dentro casa sua.

"Un attimo, Mr Whiskers, non vorrai spaventare la nostra ospite."

Una risata vera uscì dalla mia bocca e subito fui accolta da un bellissimo gatto chiaro con del pelo foltissimo e intorno al collo un fiocchetto rosso.

"Questo deve essere il tuo gatto" gli chiesi allungando una mano per accarezzare quel ammasso di peli bianchi.

"Già,lui è Mr Whiskers. Odia stare a casa da solo però adora la compagnia femminile".

Un lungo silenzio imbarazzante di un minuto seguì quella frase.

Altre ragazze sono state qui?

"Era una battuta,pensavo che avresti riso." Confessó imbarazzato toccandosi il collo con la mano.

"Ah scusa"- tentai di nascondere il mio disagio con una risata forzata...fin troppo forzata.

"Ehm scusa..ti va di entrare?">>

<<E poi avete scopato>>- interruppe la carcerata che, devo ammettere, mi ero dimenticata fosse lì. <<No, non abbiamo- lascia perdere. Non interrompermi più.>>

<<Va bene scusami capo>>. Ma come si permette?

Sospirai a lungo.

<<Dicevo.

Alex aprì la porta e rimasi sorpresa da quanto la sua casa fosse disordinata, troppo per una perfezionista come me: i cuscini grigi del divano per terra in frantumi, uno dei quali ridotto decisamente peggio con graffi e stoffa volante; la tv, appoggiata su un comodino rettangolare grigio scuro, era accesa su uno di quei canali sportivi sul hockey. Sullo stesso comodino c'era una lampada arancione accesa, che devo ammettere donava un po' di colore in quella casa grigia quasi senz'anima.

"Siediti pure sul divano, Emma." disse lui decisamente agitato dalla mia presenza. "Vorresti qualcosa? Acqua? Un caffè?".

Le sue braccia tremavano, anche se notavo quanto lui cercasse di nasconderlo, e un leggero balbettio uscì dalle sue labbra carnose.

"No grazie, sono apposto." In effetti eravamo appena tornati dal Cafè e io avevo preso un caffè freddo di notevoli dimensioni e non avevo molto spazio per un secondo.

Si girò velocemente verso di me.

I suoi occhi, quei bellissimi occhi color smeraldo, si soffermano sui miei

e potei leggerne il nervosismo.

Un altro silenzio calò su di noi e questa volta l'imbarazzo era quasi soffocante.

"Perchè non ti siedi anche tu sul divano? Dopo tutto sei il padrone di casa" gli dissi cercando di non peggiorare la situazione.

Lui sospirò.

Si guardò intorno incerto come se non sapesse se fidarsi di me o no.

Che comportamento...strano.>>

𝔗𝔦 𝔄𝔪𝔬 𝔇𝔞 𝔐𝔬𝔯𝔦𝔯𝔢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora