Capitolo 13

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Emma

<<Dove mi stai portando Aaron?>> gli chiesi mentre salivo nel "sedile del passeggero".

<<Se te lo dicessi non sarebbe più una sorpresa,Bambola>> mi rispose con una punta di nervosismo, come se mi stesse nascondendo qualcosa.

Conoscevo Aaron abbastanza da capire quando cercava di tenere qualcosa segreto, ma non ne capivo il senso.

Un sorriso si stampò sul suo volto.

<<Dimmi a cosa stai pensando sennò potrei fraintendere la tua espressione in questo momento, Rodriguez.>>

Non lo chiamavo mai per cognome però sapevo che sicuramente lo avrebbe infastidito.

<<Siempre tan impaciente, mi cielo?>> sospirò portando il suo sguardo dalla strada al mio viso.

<<Te extrañé mucho.>>

"Mi sei mancata".

I suoi occhi parlavano più di mille parole e in quel momento stavano percorrendo ogni centimetro del mio corpo con desiderio.

Silenzio calò su di noi e gli unici rumori furono quelli della radio e della strada.

Aaron spostò lentamente il suo sguardo di nuovo sulla strada e intravidi della delusione nei suoi occhi marroni.

<<Ok, hai ragione. Scusa>> disse così sottovoce che sembrava quasi che io me lo fossi immaginata.

Forse aveva capito che io non sarei mai più tornata indietro a quel giorno di 10 anni fa, quando ci incontrammo per la prima volta.

Una fitta di malinconia mi fece tornare indietro nel tempo al piccolo Aaron che cercava solamente amici e alla piccola me che cercava di scappare dal proprio padre.

<<Ricordi ancora i vecchi tempi? Quando ci siamo conosciuti?>> gli chiesi.

Spostò di nuovo lo sguardo sul mio, stavolta con gli occhi lucidi.

<<Sì ricordo, penso sempre a quella ragazzina bionda con gli occhi di vetro>> gli scese una lacrima.

Iniziai a preoccuparmi.

Non lo avevo mai visto così.

<<Ricordo ancora quando ti ho incontrata per la prima volta, eri da sola in un parco e guardavi tutti gli altri bambini mentre giocavano con i propri genitori. Io ti vidi nascosta dentro allo scivolo, indossavi una felpa nera con il cappuccio e avevi una grossa cicatrice sull'occhio destro.

Sapevo che non te la passavi bene quando sentì delle madri parlare di come hai perso la tua e che tuo padre era un uomo che basava tutto sull'apparenza.>>

Lo interruppi sorridendo.

<<E come mai stavi ascoltando quelle donne? Eri un bambino anche tu no?>> lo trovai strano per questa confessione però non potei trattenere una risata.

<<Be' non ero esattamente un bambino ma sì. Non le stavo ascoltando di proposito. In realtà stavo cercando di rubare il portafoglio a una delle due, ma non parliamo di questo.>>
Iniziai a ridere incontrollatamente e intravidi un sorriso sulle sue labbra.

<<Almeno riuscì a prendere il portafoglio e fu in quel momento che ti vidi da sola. Presi tutto il coraggio che non pensavo di avere e strappai una rosa dai giardini, facendomi male con una spina, per donarla a te.>>

Credo di essere diventata tutta rossa, ma quando voltai lo sguardo per guardare Aaron negli occhi notai che stava piangendo.

Senza pensarci gli passai il pollice sulla guancia per asciugargli le lacrime e sotto al mio tocco notai quanto il suo corpo fosse rigido.

Spostò gli occhi sui miei e bisbigliò.

<<Non fare cose delle quali potresti pentirti, Bambola.>>

Ritrassi subito il dito posizionando le mie braccia sulle mie gambe e tornando a guardare la strada.

<<E' successo parecchio tempo fa>> fu l'unica cosa che riuscì a dire.

Questa volta non spostò lo sguardo dalla strada.

Sospirò imbarazzato.

<<Ho pensato che sarebbe stata una buona idea portarti ad una festa stasera.

Visto che sei appena uscita di prigione volevo farti "assaporare" un po' di libertà.>>

Lo guardai.

Non andavo a delle feste da anni, non le amavo particolarmente però non mi sentivo di rifiutare la sua offerta.

Dopo tutto aveva pure pagato la cauzione per farmi uscire di prigione.

<<Non ho nulla da mettermi però>> constatai.

Fece roteare lentamente i suoi occhi al cielo e poi tornò a fissare il volante.

<<Ieri>> iniziò <<ho rubato un vestito, spero solo piaccia a "sua Altezza reale".>>

Potei percepire "forte e chiara" la sua irritazione.

<<Sua Altezza apprezza il pensiero>> gli risposi a tono.

Un rumore spazzò via l'imbarazzo che si era creato tra noi e rimasi più che sorpresa quando notai che era una sua risata.

Non lo sentivo ridere da parecchio tempo e quasi mi era mancato.

<<Adesso andiamo a casa mia e te lo mostro, Bambola>> disse sorridendomi.

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Spazio autrice:

Aspettatevi un sacco di cose perchè nei prossimi capitoli succederà di tutto!

Ciauu :)

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