Capitolo 14

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Alex

Non ce la facevo più.

Avevo bisogno di non pensare a tutto ciò che stava succedendo:

alla confessione di Jennifer, a "mia moglie" Emma e al killer che ha provato ad uccidermi.

Un taxi mi portò a quella che qualche mese fa era casa mia e quando bussai fui sorpreso di trovare mia madre.

<<Mamma>> rimasi sorpreso di vederla mentre aveva le lacrime agli occhi.

<<Ben tornato amore della mamma>> disse lanciandomi le braccia al collo.

Intanto dietro sentì un'altra voce familiare.

<<Mamma lascialo stare, gli hanno appena permesso di tornare a casa. Gli verrà voglia di tornare là se continui così>> la voce di mia sorella.

Non potei trattenere una risata di fronte allo sguardo di mia madre.

<<Sono contento di essere tornato a casa, ma dov'è papà?>>

Avrei preferito non chiederlo, dato che non volevo vederlo.

<<E' al lavoro. Forse ci raggiungerà più tardi>> il tono ottimista di mia madre tralasciava un po' di delusione per l'assenza di mio padre.

Preferivo di gran lunga passare una giornata con mia madre e mia sorella piuttosto che passare 5 minuti con mio padre.

Le ore passarono in fretta e mia madre se ne andò lasciandomi con mia sorella.

<<Non volevo dirti niente prima davanti alla mamma>> iniziò lei.

<<Però ci sarà una festa stasera in un locale aperto da poco e, dato che sei appena uscito da un coma di 2 mesi, pensavo volessi divertirti un po'.>>

Adoravo mia sorella, pensava sempre a me e alla mia salute.

<<Agatha>> la chiamai per nome <<apprezzo davvero la tua offerta ma...>>

Mi interruppe.

<<Non accetto un 'no'. Vai a divertirti, te lo meriti.>>

Quell'affermazione mi lasciò un attimo sorpreso.

'In che senso me lo meritavo?'

<<Volevo aspettare a darti questa notizia però papà vorrebbe darti la posizione di CEO nella sua azienda. Ha detto che te lo meritavi più tu.>>

Il mio cuore si fermò di fronte alla bomba che aveva appena lanciato Agatha.

<<Stai scherzando?>> chiesi incredulo.

Mio padre non avrebbe mai fatto una cosa del genere di sua iniziativa.

Ci deve essere qualcosa sotto.

<<No, papà l'ha comunicato a me e alla mamma qualche settimana fa. Ha detto che era meglio così per tutti. Non sei felice?>>

La risposta era: .

Io ero molto felice della proposta di mio padre.

Ero piacevolmente sorpreso perché non me lo sarei mai aspettato da lui.

<<Va bene, grazie Agatha. Allora stasera andrò a quella festa. Dopotutto bisogna festeggiare.>>

Mi sentivo "elettrizzato" all'idea di diventare CEO di un'azienda grande come la 'Dover Enterprises'.

Tirai fuori dall'armadio un mio vecchio completo total black e lo indossai.

Spruzzai un po' del mio profumo preferito e, una volta messe le scarpe (nere pure quelle) chiamai un taxi.

Arrivai alla festa in meno di 10 minuti e fui accolto da musica altissima e da mille voci diverse.

Dalle casse si sentì "Celoso" di Lele Pons e la pista era piena di persone che ballavano a tempo indossando maschere stile 1800.

Il locale era enorme, decorato con delle piante su tutte le pareti donandogli un aspetto quasi simile ad un castello di un qualunque libro fantasy.

Mi sedetti vicino al bar ordinando un drink alla fragola.

Di fronte a me c'era la pista da ballo, decisi di dare un'occhiata a tutti gli invitati che ballavano quando i miei occhi vennero rapiti da una bellezza innaturale:

capelli biondi, occhi azzurri come il mare e un corpo perfetto e sinuoso intrappolato in un vestito corto nero, ricoperto di swaroski sempre neri.

Era impossibile non guardarla.

Non era lei che andava a tempo con la musica, ma era la musica ad andare a tempo con i suoi movimenti.

La canzone finì, seguita da "Where she goes" di Bad Bunny, e lei si allontanò dalla pista muovendo lentamente i fianchi verso un corridoio che dava ad un grande balcone.

Notai di non essere l'unico ad averle messo gli occhi addosso quando un ragazzo, di apparenza ispanico, con i riccioli lunghi neri, le lanciò un'occhiata mentre si allontanava.

Ricambiai un'occhiata di sfida e seguì la ragazza prima che potesse farlo lui, lasciandolo sdegnato.

La trovai di fronte ad un balcone ricoperto di fiori e mi avvicinai a lei lentamente.

<<Che bella serata, non trovi?>> mi chiese lei lasciandomi senza parole.

Come aveva fatto a capire che ero dietro di lei?

<<Sì dai, diciamo che è nulla in confronto alla tua bellezza>> le risposi sicuro di me.

Avevo sentito spesso questa frase nei film e aveva sempre funzionato.

Lei si girò verso di me e mi guardò con una tale intensità capace di sciogliere qualsiasi ghiacciaio.

Sorrise.

Aveva un sorriso molto familiare.

<<Ci conosciamo?>> le chiesi.

Si mise a ridere e con un gesto lento si tolse la maschera rivelando un volto che ero sicuro di aver già visto.

<<Non ti ricordi di me Alex? Dovrei sentirmi offesa?>> disse sorridendo.

<<Alex Dover che si scorda il volto di sua moglie. Divertente.>>

Rimasi immobile, il mio cuore batteva all'impazzata.

L'avevo trovata.

Mia moglie.

<<Emma?>> le chiesi.

<<Sì Alex, Emma Jackson. O dovrei dire Emma Dover>>.

Spalancai gli occhi.

Il suo sorriso si fece sempre più dolce e i miei occhi sempre più umidi.

Corsi più in fretta che potevo e la abbracciai.

Erano mesi che provavo a immaginare il suo odore e ebbi la conferma di quanto fosse dannatamente profumata.

<<Cosa ci fai qui Emma? Speravo stessi bene dopo... sai, la notizia>> le dissi.

Il suo sguardo si addolcì ancora di più e si spostò in basso.

<<Mi sei mancato veramente tanto Alex, non sai com'è stato brutto stare lontana da te.>>

Riportò lo sguardo sui miei occhi.

<<Ora nessuno mi porterà via da te>> concluse con un sorriso quasi diabolico.

<<No, nessuno mi porterà via da te>> le risposi imbarazzato.

Mi sentivo... strano.

Ero quasi imbarazzato di aver trovato mia moglie ad una festa.

<<Come mai sei qui?>> le chiesi.

Fu sorpresa dalla mia domanda e si irrigidì al mio tocco.

Ma nel mentre stava per aprire la bocca sentì una voce familiare dietro di me.

<<ALLONTANATI DA LEI!>>

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 28 ⏰

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