Capitolo 12

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Alex

Devo assolutamente trovare quella ragazza bionda.

Nella mia testa non c'è posto per altri pensieri, l'unico pensiero che non riesco a scacciare è come si muoveva il corpo di quella ragazza, così bella da far perdere la testa a chiunque.

Non avevo mai visto una ragazza così bella in tutta la mia vita.

Però, al tempo stesso, quel suo sguardo mi sembrava familiare, come se la conoscessi da tempo.

I miei pensieri si interruppero al suono dei passi, sempre più veloci, di Jennifer mentre si avvicinava al balcone dove stavo tranquillamente ammirando il panorama.

I suoi occhi brillavano come il sole di quella mattina, il suo sorriso a trentadue denti mentre urlava il mio nome seguito da una frase che mi fece immobilizzare sul posto.

<<Alex! Siamo liberi!>> la frase che uscì dalle sue labbra.

Non riesco a crederci.

Di colpo una cascata d'acqua fredda mi riportò alla realtà dalla quale stavo scappando e sentì tutta la felicità che ormai avevo dimenticato di provare.

<<I dottori mi hanno detto che ora stiamo bene e possiamo uscire tranquillamente da qui. Sono così felice.>>
Jenny gettò le sue braccia al mio collo, mentre non riusciva a tenere ferme le gambe.

In quel momento avrei potuto pensare a quanto il suo seno fosse spremuto contro il mio petto, ma l'unica persona che riuscivo ad immaginare era lei.

Emma.

Chissà quanto erano morbidi i suoi lunghi capelli biondi o quanto erano grandi i suoi occhi da vicino.

Piombai di nuovo sulla terra, presi le braccia di Jenny allontanandole da me e corsi al divanetto marrone davanti al mio letto, lasciando la ragazza confusa.

<<Cosa stai facendo?>> mi chiese corrugando le sopracciglia.

<<Non voglio perdere tempo, devo trovare Emma>> le confessai.

<<Ma sei pazzo? E' ancora troppo presto per cercarla. Dovresti andarti a divertire come molti ragazzi della tua età.>>

Mi fermai voltandomi verso di lei lentamente.

<<Divertirmi? Come posso 'divertirmi' sapendo che mia moglie è là fuori tutta sola. Devo assolutamente rassicurarla e dirle che non sono morto. Sarà così preoccupata.>>

Jenny alzò gli occhi al cielo.

Aveva un'espressione indecifrabile sul volto, un misto tra preoccupazione e irritazione.

<<Che c'è Jenny? Non sei felice per me?>> le chiesi.

Non capivo.

C'era qualcosa che lei sapeva ma che non voleva dirmi.

Forse... teneva ancora a me.

<<Io ti sarò sempre grato Jenny, per tutto quanto. Abbiamo passato bei momenti che sono molto importanti per me. Però devi capire che le persone possono andare avanti...>> sentì dell'amarezza sulla lingua.

<<Specie quando sei stata tu a chiudere la nostra relazione.>>

In quel momento, non so il perché, provai tutte quelle sensazioni che sentì quando Jennifer spezzò il mio cuore quella sera.

<<Non è stato facile, devi credermi. All'epoca non ero pronta ad una storia seria con te. Voglio essere onesta con te, Alex. Sei stato il ragazzo più importante della mia vita e benedirò ogni momento passato insieme.>>

Ogni frase fu seguita da un singhiozzo sempre più forte che a stento capivo le sue parole.

<<Non sono fiera del modo in cui ho concluso la nostra storia, ma ora che sono pronta so di volermi impegnare davvero con te.
Credo sia stato il destino a farci finire qui, insieme.>>

Tra tutte le persone che avrebbero potuto dirmi una cosa del genere, Jennifer era l'ultima che mi veniva in mente.

Ed eccola qui, distrutta quanto lo ero io quando, la sera del mio compleanno, mi disse che non era pronta ad impegnarsi con me.

Invece di sprofondare nel vasto oceano dei miei pensieri più oscuri, mi rifugiai nel hockey e proprio lì, su quella pista, riuscivo a non pensare a lei.

Lì il mio cuore spezzato non aveva alcun potere su di me.

<<Sai Jenny, noi capiamo l'importanza delle persone quando ormai se ne sono andate. Ti auguro tutto il bene di questo mondo.>> e così me ne andai da quella porta numerata.

Cercai di ignorare il suono delle sue grida in quel corridoio bianco e grigio e mi diressi nel taxi davanti all'ingresso dell'ospedale che, fortunatamente, non rivedrò più.



Emma

Chissà se Alex stava bene.

Chissà se si era fatto degli amici in paradiso.

Avrei voluto così tanto raggiungerlo, ma sapevo che la mia anima dannata non avrebbe mai raggiunto il paradiso, perchè il mio nome era già scritto nel registro dell'inferno.

In quel momento ero nella mia cella, insieme a quella ragazza (che a quanto pare si era fatta spostare di cella per venire qui con me) quando sentì passi pesanti avvicinarsi alla porta.

Mi alzai di colpo dal mio letto spoglio e guardai la guardia aprire la porta che ci divideva.

<<Qualcuno ha avuto pietà di te, Jackson. Puoi andare.>>

Aspetta...

Sono libera?

Qualcuno deve aver pagato la cauzione.

Mille interrogativi giravano all'interno della mia testa.

Chi poteva essere mai stato?

Chi mai vorrebbe liberare una 'criminale' come me.

<<Che bello Emma, sono così felice per te. Hai avuto la tua seconda possibilità>> mi disse quella ragazza sorridendo.

Ero stata molto fortunata ad aver trovato un'amica come lei in questo 'manicomio'.

Le strinsi la mano, promettendole che ci saremmo viste di nuovo fuori da qui, e mi incamminai verso l'uscita quando.

Tutti gli altri carcerati si avvicinarono alle porte delle loro celle e mi guardarono andare via trionfante.

Mi bloccai in mezzo al corridoio e alzai il braccio destro in modo che potessero vedere, anche quelli nelle celle più lontane, mentre facevo loro il dito medio.

E, a suon di "Super Freak", mi avvicinai all'uscita e vidi il volto della persona che pagò la cauzione.

<<Sbrigati, Bambola. Dobbiamo andare.>>

𝔗𝔦 𝔄𝔪𝔬 𝔇𝔞 𝔐𝔬𝔯𝔦𝔯𝔢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora