Capitolo 9

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Emma

<<Quale sarebbe la seconda parte?>> mi chiese la carcerata della quale ancora non sapevo il nome, non che mi interessasse più di tanto.

Lasciai sfuggire un sospiro rumoroso.

<<Be', inutile dire che ho dovuto 'spolverare' il mio vecchio costume di Victoria's Secret per le occasioni importanti, come questa ovviamente.>>

Adoravo quel costume.

Era nero con delle trasparenze nella parte bassa.

Non troppo semplice, né troppo volgare.

I suoi occhi si illuminarono.

<<Hai davvero un costume di Victoria's Secret? Wow, non pensavo ti piacesse>> mi confessò.

<<Ovvio che mi piace. Uno dei brand migliori della storia, se posso.

Roy Raymond ha creato un impero insieme a sua moglie, una persona da ammirare.>>

Ho sempre amato la moda, fin da piccola.

Mia madre comprava sempre i volumi di Vogue e li guardavamo insieme in salotto, quando mio padre lavorava e l'atmosfera era ancora tranquilla.

Ero molto piccola però quei momenti li ricordavo benissimo, erano impressi nella mia mente ventiquattr'ore su ventiquattro e sette giorni su sette.

Mi mancava mia madre, è sempre stata la donna più importante della mia vita e, anche se abbiamo passato solo 5 anni insieme, ricordo ancora cosa provavo quando eravamo solo io e lei.

Senza quel mostro di mio padre.

Di colpo mi incupì e l'aria si fece molto pesante.

<<Signorina Jackson>> una voce interruppe i miei pensieri nostalgici.

<<C'è un visitatore per lei>>.

Davvero?

Un visitatore?

Per me?

Non capitava mai.

Incuriosita mi alzai e mi diressi verso l'entrata.

Ma quando arrivai tutta la curiosità sparì, lasciando entrare la rabbia e il tormento.

Ma possibile che non posso stare tranquilla per cinque minuti?

<<Emma, sono qui per te. Ti dispiace se parliamo un po'?>>

Aaron.

Dall'ansia mi sistemai le maniche della divisa da carcerata, che onestamente non mi donava per niente, e acconsentì muovendo su e giù la testa.

<<Va bene, ma non ho molto tempo. Andiamo>> gli indicai il tavolo più lontano della mensa e mi sedetti di fronte a lui.

<<Aaron, cosa ti porta qui? Hai disturbato una piacevolissima conversazione con una mia... amica, credo.>>

Non sapevo se fosse giusto ritenere quella ragazza mia amica dato che nemmeno sapevo il suo nome.

<<Non ci vorrà molto tempo, voglio andare dritto al sodo.>>

La tensione era così spessa che sarebbe servita una motosega per dimezzarla.

<<Sono tutta orecchie>> gli risposi disinteressata.

Non mi importava ciò che avesse da dirmi, sicuramente voleva farmi una ramanzina delle sue.

<<Quando ho saputo che eri qui dentro mi sono precipitato subito perché non riuscivo a crederci. Posso farti uscire da qui se vuoi, Bambola.>>

Quel vecchio nomignolo.

Una volta mi piaceva così tanto quando mi chiamava così, ora lo trovo snervante.

<<Apprezzo che tu voglia farmi uscire da qui e so che speri che io ti possa dare una seconda chance->> lo guardai negli occhi.

<<Ma non succederà mai. Il mio cuore ormai appartiene ad un'altra persona e nessuno e dico nessuno potrà portarmelo via.>>

Mi aveva sottovalutata se pensava davvero che sarei tornata da lui supplicando.

<<Emma, io sono qui per aiutarti.>> disse poi.

<<Senti, io non voglio essere aiutata. Me ne starò qui dentro a riflettere su ciò che ho fatto e non ho bisogno dell'aiuto di una sottospecie di maniaco che insegue le ragazzine per le quali si prende una piccola cotta momentanea. Non ho dimenticato come hai provato ad uccidermi.>>

Mi resi conto di aver alzato la voce e che tutti ci stavano guardando.

Lasciai uscire un altro sospiro.

<<Non sono qui per avere il tuo perdono. Sono qui perchè voglio sapere cos'è successo. Sarò molto diretto con te, Bambola:

chi hai ucciso?>>

Ucciso.

Io?

I could never.

Rimasi in silenzio senza parole.

Forse sapeva già tutto e mi stava chiedendo solo per conferma.

Che uomo patetico.

<<Aaron..>> dissi ma fui subito interrotta.

<<Emma non mentirmi. Puoi dirmi tutto quanto. Sai che ti sono sempre stato fedele e sai anche che non farò mai la spia.

Non pretendo di tornare con te, anche se non mi dispiacerebbe, però almeno un po' di fiducia. So che puoi farcela.>>

'So che puoi farcela' erano le parole che mi rivolgeva sempre quando stavamo insieme.

Un brivido mi scivolò lungo la schiena.

<<Va bene, te lo dirò.>>


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Spazio autrice:

Se pensate di averle sentite tutte allora i prossimi capitoli vi sconvolgeranno.

Prossimamente uscirà anche la playlist ufficiale del libro!

Ciauuuu!!!

𝔗𝔦 𝔄𝔪𝔬 𝔇𝔞 𝔐𝔬𝔯𝔦𝔯𝔢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora