Capitolo 11

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Emma

<<Perchè l'hai fatto, Bambola?>> mi chiese Aaron.

Non dovevo dargli nessuna spiegazione.

Non gli ho mai chiesto nulla e non ha senso che sia io a rispondere.

<<Era l'unica cosa da fare, non è colpa mia>> gli dissi con una tale freddezza che mi sorprese.

Da quanto ero diventata così fredda?

Lui alzò le braccia in aria e le sbatté forte sul tavolo della mensa.

<<Non ti hanno insegnato a mantenere la calma?>> gli chiesi con tono saccente.

Volevo fargli perdere la calma.

Sospirò portandosi le mani alla tempia.

<<Veramente non ti penti di ciò che hai fatto? Hai tolto la vita ad una persona innocente. Non ne avevi il diritto->> lo interruppi prima che potesse dire cose sbagliate.

<<Oh ma senti chi parla. Quella persona era tutt'altro che innocente. Ho semplicemente fatto un favore all'umanità>> dissi lasciandomi sfuggire una risata.

Tutti mi guardavano come se fossi una pazza.

Ne ero stanca.

Di colpo si alzò in piedi e posizionò i palmi delle sue mani di fronte a me, osservandomi attentamente.

<<Cosa sei diventata? Quasi non ti riconosco più. Sei un mostro.>>

Le sue parole non mi ferirono minimamente.

<<Non credo tu sia la persona giusta per dare a me del mostro, caro mio.

Sono semplicemente stufa che le persone si prendano ciò che è mio senza alcun diritto. Come se io fossi una specie di animale.>>

Lacrime cominciarono a scendere dai miei occhi.

<<Mi è stato portato via tutto: mia madre, la mia casa, la mia dignità>> mi toccai la divisa per fargli capire a cosa mi riferivo.

<<Ma adesso sono stanca. Ora che ho trovato la felicità voi volete portarmela via.

Vergognatevi!>> sbottai contro Aaron.

Alzai la voce così tanto che sentì un dolore lancinante alla gola e litri e litri di lacrime fecero il loro ingresso bagnando il tavolo della mensa.

Preoccupazione si dipinse sul volto di Aaron, che velocemente posò il dorso della mano sulla mia guancia asciugandomi tutte le lacrime.

<<Non ti sto giudicando, Bambola. Sto solo cercando di farti capire che quello che hai fatto è sbagliato ma non te ne sto facendo una colpa.>>

Una guardia assistette alla scena e, prendendo Aaron per il braccio, lo trascinò fuori dalla sala lasciandomi sola.

Sono sempre stata sola.

In ogni momento di gioia, di sconforto, io ero sempre sola.

Sentì una presenza dietro di me e mi voltai.

<<Ti va di continuare a raccontare? Mi interessa molto sapere la tua storia.>>

Quella ragazza..

Era così tanto interessata alla mia storia?

Si sedette vicino a me e la guardai attentamente.

<<Come mai ti interessa così tanto?>> le chiesi.

<<Molte persone vengono buttate in prigione senza nemmeno poter dare la loro versione. Io sono una di quelle.

Voglio dare a te un'opportunità per ripulire il tuo nome.

Ovviamente se ti va.>>

Mi fermai a pensarci un secondo.

Forse era davvero un'occasione che non avrei dovuto lasciar scappare.

Sospirai e accettai la sua proposta.

<<Da dove eravamo rimaste?>> le chiesi.

𝔗𝔦 𝔄𝔪𝔬 𝔇𝔞 𝔐𝔬𝔯𝔦𝔯𝔢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora