Capitolo 5

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Emma

<<Se ne stava lì impalato a fissarmi.

Avevo qualcosa in faccia?

Iniziai a sentirmi sopraffatta dal modo in cui i suoi occhi percorrevano ogni centimetro del mio corpo.

Osservava attentamente ogni piega, ogni curva, fino a fermarsi sui miei occhi.

Quelle pietre di smeraldo si fermarono sulle mie e potei percepire un brivido dentro di me.

Una sensazione mai provata prima.

Mi faceva sentire...viva.

"Se non ti va di sederti non importa.." ebbi il coraggio di dire staccando lo sguardo dal suo.

Ma mentre stavo per alzarmi dal divano grigio la sua voce roca e profonda mi impedì di muovere anche solo un muscolo.

Di colpo mi ritrovai a fissarlo dritto negli occhi e questa volta non volevo distogliere lo sguardo.

"No,non alzarti. Scusami" mi disse con la voce così profonda da farmi provare mille emozioni tutte in una volta.

"Io ho.." un filo di voce gli uscì dalle labbra. Lui ha cosa?

"Io ho paura. Non voglio farti uscire sapendo che quel pazzo è ancora là fuori."

Al solo ricordo di Aaron mi tremarono le gambe. Per un attimo mi ero quasi scordata di lui e del nostro incontro qualche minuto fa. Chissà quanto tempo sarà passato.

In questa casa il tempo passa indecifrabile, non riesco a capire se siano passati minuti o se siano passate ore.

"Apprezzo davvero tanto che tu voglia aiutarmi però sono un grado di cavarmela da sola."

Ok lo ammetto, non volevo andarmene. Volevo passare altro tempo con lui,non so se riuscirò mai a smettere di pensare ai suoi meravigliosi occhi.

Non volevo sembrare maleducata o inopportuna chiedendogli di restare.

Non volevo che le persone sapessero delle mie insicurezze, delle mie paure, dei miei desideri.

Speravo me lo chiedesse lui.

Ma dentro di me sapevo che non me lo avrebbe mai chiesto, non ci conoscevamo così bene.

E se potesse pensare che sono un' approfittatrice seriale? Che voglio rubare i suoi preziosi beni (anche se onestamente non ne ho trovati).

Nonostante le mie gambe fossero tremanti come la gelatina, presi tutto il mio coraggio e mi incamminai verso la porta. Gli passai a fianco scrutando ogni singolo particolare del suo viso e memorizzandolo così da poterlo vedere nei miei sogni.

Distolsi lo sguardo per tirare la maniglia ma un braccio possente mi fermó il braccio destro. Mi girai di scatto verso di lui e notai come i suoi occhi, da verde smeraldo, si scurirono in una tonalità di verde che mi ricordava il "verde cacciatore".

"Ti prego" disse con le labbra così tremanti che il suono uscì quasi come un lamento.

"Resta."

Un lungo silenzio seguí la sua affermazione.

Non riuscivo a capacitarmi del fatto che qualcuno, un uomo, potesse mostrare preoccupazione nei miei confronti.

Mi sentivo immersa in un fiume di dubbi,pensieri,preoccupazioni.

All'improvviso mi tornarono a galla molti momenti passati con i miei genitori.

Mi tornò a mente quando mio padre mi abbandonò, all'età di 5 anni, dopo l'omicidio di mia madre.

Ricordo quando mi affidarono ad una famiglia che si prendeva gioco di me, che mi maltrattava.

Non ho mai avuto la possibilità di frequentare una scuola, dato che i miei "genitori" non avevano soldi da spendere per me. Un'estranea mi sentivo.

Sentivo di non appartenere in nessun luogo, sentivo di non appartenere alla specie umana come tutti gli altri.

Ma Alex, anche se lo conoscevo da poco, era riuscito a non farmi sentire sola.

Sospirai.

"Va bene, resto.">>

𝔗𝔦 𝔄𝔪𝔬 𝔇𝔞 𝔐𝔬𝔯𝔦𝔯𝔢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora