𝗦𝗮𝗻 𝗦𝗶𝗿𝗼: 𝗞𝗲𝘁𝗮

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"𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗮"

Essere psicologa era sempre stato il mio sogno, volevo riuscire ad aiutare le persone, come con mia sorella non era stato possibile, il suicidio l'aveva accolta tra le sue braccia e se l'era portata via.
Dopo aver finito gli studi mi avevano perso in una comunità, e fu lì che conobbi Aziz.
Lui era il classico cattivo ragazzo, che in realtà nascondeva un cuore d'oro, un' immensa sensibilità ed una dolcezza infinita.
Le ferite profonde causate dal passato, i suoi costanti attacchi di rabbia e di ansia, lo portavano a passare molto tempo con me, e pian piano, ogni giorno di più, iniziavo a capire qualcosa in più di lui.
Per due anni aveva usufruito della mia disponibilità e passare il tempo insieme era motivo di sensazioni contrastanti.
Dopo un' anno dalla sua entrata finalmente fu messo in libertà e gli lasciai il mio numero, affinché, nel momento del bisogno, mi chiamasse e venisse a trovarmi per parlare, ma non ci fu mai occasione, perché non si fece mai sentire.
Dopo il primo incontro, ero l'unica ad averlo capito veramente, mi disse che con me si era trovato bene e che anche dopo la sua uscita ci saremmo potuti vedere, ma non si fece più vedere.
Provai con tanti altri ragazzi, ma nessuno mi faceva provare le stesse cose, con lui usciva il mio lato affettivo

A due anni dalla sua uscita lo avevo incontrato per la prima volta alla rinascente, era cambiato, aveva i capelli più lunghi, ricci, più sbarbato, ben fisicato, più alto.
Mi aveva salutata, era in compagnia dei suoi migliori amici, gli stessi che tre anni prima mi aveva presentato alle visite in comunità.
Era diventato un rapper e stava spaccando nel mondo della musica, gli raccontai che io avevo aperto uno studio per conto mio e dopo esserci salutati ognuno andò per se, ma la stessa sera mi scrisse per sapere l'indirizzo del mio studio, dicendo che aveva bisogno di qualche seduta.
Gli dissi che lo avrei aspettato, poteva venire da me in qualsiasi momento, bastava che mi avvisasse.
A distanza di pochi giorni mi ritrovai in seduta con lui a parlare del più e del meno e dopo due ore se ne andò.
Riaccadde altre volte, poi non si fece più sentire nuovamente

[...]

Passai dalla sala d'attesa alla porta per accompagnare il mio ultimo paziente della giornata e dopo averlo salutato chiusi la porta dietro di esso sospirando.
Aziz era un mio pensiero fisso, nonostante non si facesse sentire io, involontariamente, continuavo a preoccuparmi per lui

Il mio telefono squillò interrompendo quel silenzio pesante dello studio e subito mi precipitai nel mio studio per rispondere

Sullo schermo comparve il nome di "Aziz" e mi affrettai a rispondere

"pronto"

"Selene ti prego, ho bisogno di parlare, posso venire nel tuo studio?"

"va bene, ti aspetto"

"ci vediamo tra poco, sono per strada"

Da lì chiuse la chiamata ed io aspettai con molta ansia che il campanello suonasse

A distanza di 5 minuti andai ad aprire la porta ritrovandomi davanti un Aziz nervoso e stravolto

"hey, che succede?" chiusi la porta dietro di noi

"ho bisogno di parlare" mi guardò negli occhi

"puoi farlo, togliti pure la giacca, possala lì" indicai un piccolo appiglio

Fece come gli avevo detto e poi mi seguì nel mio studio.
Mi sedetti sulla piccola poltrona mentre lui si mise comodo sul lettino e iniziò a mangiarsi le unghie nervosamente

"Az puoi parlare" gli parlai con tutta la sincerità del mondo, vederlo stare male era una cosa che non sopportavo

"vieni qui?" batté con la mano sullo spazio libero vicino a sé

Io annuì e mi spostai dalla poltrona al lettino sedendomi vicino a lui che prese una mia mano ed iniziò a giocarci

"ultimamente ho tanti attacchi di rabbia" confessò "mi sembra di essere tornato al periodo della comunità"

"Az è normale avere dei momenti no, devi solo lasciarti andare, sei teso come una corda di violino" gli accarezzai la spalla

"Sele non è questo il punto, è che mi sento morire dentro, ho fatto tanti sbagli e mi pento di tutto" mi guardò negli occhi e vidi i suoi velarsi di uno strato di lacrime

"Az è normale sbagliare e pentirsi, tutto commettiamo sbagli, più o meno gravi, ma questo non influisce sulle persone che siamo" gli accarezzai la guancia

"posso abbracciarti?" mi guardò sull'orlo di piangere

"è ovvio che tu possa abbracciarmi, non devi neanche chiedere" sorrisi per cercare di rassicurarlo

Nonostante il passare degli anni e i vari arresti non era cambiato per nulla, era rimasto il solito ragazzo fragile che andava capito

Lo accolsi tra le mie braccia mentre lui si rannicchiò e si poggiò a me.
Gli accarezzai la spalla delicatamente vedendo un piccolo livido su di essa, non chiesi nulla, se avesse voluto, me ne avrebbe parlato lui

"negli ultimi mesi non mi sono fatto sentire, mi dispiace, ma ho avuto dei problemi con la mia famiglia, mamma è stata male, quel mostro di mio padre l'ha ridotta uno straccio, quindi ho fatto di tutto per risolvere questa situazione, avrei voluto chiamare già un mese fa, ma ero troppo occupato tra lo studio e mia madre e così minsono fatto sentire solo stasera" sospirò come se ci fosse altro

"non devi neanche pensare di scusarti, la famiglia viene prima di tutto" parlai con molta calma, metterlo in cattiva luce era l' ultima delle cose che avrei dovuto fare

"no è che mi dispiace, insomma sembra quasi io ti abbia solo usata quando non è così" estrasse un fazzoletto dalla sua tasca e si soffiò il naso

"Aziz, ti posso assicurare che non è così, se tu mi avessi solo usata non saresti qui a chiedermi scusa, non saresti tra le mie braccia e non mi avresti chiamato...non lasciare che le tue paranoie vincano, perché non deve essere così, se continuerai a dare retta a loro saranno la tua rovina" gli accarezzai la guancia guardandolo negli occhi

La tentazione di baciarlo era alta, ma mi trattenni e feci finta di nulla

Ci guardammo intensamente negli occhi poi piano piano si avvicinò sempre di più a me

"promettimi che perdonerai quello che sto per fare" disse con la sua voce roca

"ti perdonerò sempre Az" sorrisi

Le sue labbra si posarono delicatamente sulle mie e la sua lingua picchiettò sulle mie labbra per poi dare vita ad un lungo bacio passionale

Alcune lacrime solcarono le sue guance e non gli importò nulla, continuò a baciarmi fin quando non ebbe più fiato e così si staccò e mi guardò

"voglio dirti che ti amo Sele, voglio mostrarti quanto sia vero, ma prima di farlo ho bisogno di sapere se questa cosa è corrisposta"

"tu mi piaci veramente tanto Aziz e ti amo anche io"

"siamo stati lontani questi mesi ed ho riflettuto davvero tanto, mi sono fatto consigliare dagli altri perché pensavo che sarebbe stato inutile dire di amarti se poi alla fine non lo avessi dimostrato, quindi sono venuto qui, perché avevo bisogno di vederti...di dirti che ti amo"

"anche io Aziz, non sai quanto mi sia preoccupata questi mesi" gli accarezzai il volto

"quindi adesso è per sempre? ho bisogno di te nella mia vita"

"per sempre amore" lo baciai nuovamente

𝗢𝗻𝗲 𝗦𝗵𝗼𝘁 - 𝗥𝗮𝗽/𝗧-𝗿𝗮𝗽Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora