Vendetta. Ce l'avrebbe fatta.
Ciononostante, più Niylaria si tormentava e meno idee le venivano in testa. Compiere volontariamente un danno fisico al prossimo, di Giorno, era illegale. E tutto ciò che era illegale a Niveward veniva punito sempre.
Per tutelare i cittadini che vivevano di Giorno, il governo aveva provveduto a fornire due protezioni: la Luce e le Tessere di riconoscimento. Ovunque ci fosse Luce, c'era sicurezza; perché i pixie erano capaci di annusare e distinguere le emozioni attraverso di essa. Le Tessere, invece, oltre a fornire permessi particolari ai loro portatori, rendevano anche evidenti le intenzioni violente: infatti, non appena una persona prendeva la decisione di aggredirne fisicamente un'altra, subito sputava una fontana di scintille rossa e i pixie si fiondavano ad arrestarla.
Ma per Niylaria tutto ciò non importava. Lei doveva farcela. Nessuno poteva ferire sua sorella e pensare di passarla liscia. Così, in questi termini, rifletteva lungo la strada mentre passeggiava verso l'Illumirine per affrontare la seconda prova, pedinata da un pixie minaccioso in divisa blu che svolazzava a dieci metri di altezza, forse per cercare di dissuaderla da quelle idee pericolose.
Lei decise di ignorarlo.
C'era anche la faccenda di Yaco a cui doveva pensare, ma su questo aveva le mani legate. Innocente o no, una volta pronunciato il verdetto finale non c'era più nulla da fare, quindi il problema stava su come consolare Miva e aiutarla a superare la perdita. Loro padre sarebbe tornato quella sera e sua sorella aveva programmato di parlarne dopocena.
Non c'era più tempo. La vendetta doveva aspettare.
Furtivamente Niylaria vide il pixie cominciare ad allontanarsi e, sollevata, capì di poter raggiungere la scuola senza dover dare spiegazioni.
Trasse un respiro.
Come se non bastasse, la seconda prova dell'Illumirine era la più ardua possibile: Combattimento. Una materia che lei non aveva mai toccato, perché nessuna accademia elementare di medio o basso livello prevedeva una carriera che ne avesse bisogno. Questo era un privilegio dei nobili e dei ricchi, soprattutto di chi possedeva lo spettro luminoso sanguigno adatto a diventare Astromante.
La sua unica possibilità di uscirne vincitrice era di duellare con un avversario ancora più incapace di lei, ma quando arrivò all'interno della sala d'accoglienza della scuola scoprì di aver fatto male i conti.
«La seconda prova» spiegò maestra Rineha, all'ingresso dell'accademia; senza disturbarsi a guidare gli aspiranti in un'aula vuota come la volta precedente. «Consiste nell'affrontare uno o più golem semplici di classe Cacciatore, Difensore o Artigliere. Ogni metodo è lecito, ogni equipaggiamento o trucco, a patto che qualsiasi cosa vi porterete sarete voi a procurarvelo. Non vi forniremo ulteriori informazioni», aggiunse, non appena gli studenti iniziarono a mormorare, «riceverete la scheda dei vostri turni tra dieci minuti, via pixie. Potete andare. Buona fortuna», e con ciò fece dietrofront, ignorando le numerose mani alzate, impazienti di tempestarla di domande.
Un golem? pensò Niylaria, a bocca aperta. Per quanto ne sapeva, a Miragh, gli unici golem paragonabili a quelli di tipo militare erano i trainatori di carrozze, e il più piccolo era grosso il triplo di lei.
Capì subito che era destinata alla bocciatura, perciò inghiottì l'orgoglio e con gli occhi sorvolò la folla, setacciando gli unici studenti che non chiedevano aiuto, ma, anzi, ridevano alle loro spalle. Come c'era da aspettarsi, tutti questi sembravano essere i rampolli di un qualche nobile o riccone sperperatore, a giudicare dalla pelle profumata e dall'abbigliamento raffinato che celavano sotto la casacca da candidato.
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L'Intrecciatrice di Costellazioni ☆ La giustizia del boia ☆
Fantasy☆Genere: Lightpunk Fantasy ☆Ambientazione: Niveward, dove di Giorno vige la legge inflessibile e di Notte la libertà totale. ☆Temi: giustizia, maturità, come affrontare il futuro. ☆Storia: Una ragazza vittima di calunnie vuole rendere la città un po...