9- La Coda di Scintille

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Il primo, il secondo, il terzo coraggio. Non doveva esserci nulla di tutto questo, eppure il fulmine cadde lo stesso.

Attraversò i cieli, le Tenebre, la Bolla stessa, e si schiantò su Barrek, Miva e Elysi inghiottendoli in una cascata di energia. La pavimentazione si spezzò come un piatto di ceramica e l'onda d'urto scaraventò tutti quanti contro le pareti come bambole di pezza, lasciandoli a terra privi di sensi. Solo Niylaria rimase miracolosamente illesa: ferma, seduta a terra, a guardare la radice di una stella collegarsi all'anima della prescelta, dell'Astroeletta, di sua sorella Miva.

Durò un attimo e, quando la terra smise di tremare, Niylaria intravide nella coltre di detriti i contorni di tre persone. Due erano stese a terra, mentre quella che identificò come sua sorella era ferma in ginocchio con le gambe divaricate, gli occhi chiusi e la fronte rivolta verso l'alto; quasi in preghiera. Un globo di luce scoppiettava sospesa sulla sua schiena e i frammenti del selciato gli orbitavano intorno, simili a pianeti di un sistema solare in miniatura.

Pur non avendolo mai visto prima d'ora, Niylaria seppe che quello era il primo pezzo della Coda di Scintille e l'ammirò come non aveva mai ammirato altro nella vita. La Coda in sé non era nulla di speciale, soltanto un buco di luce nel manto della notte, ma la reazione degli oggetti era qualcosa di straordinario. Loro sembravano percepire la presenza di quel pugno di scintille. Loro vibravano, per manifestare l'eccitazione. Sembravano come dei soldati che accoglievano il ritorno del loro vecchio generale o l'ovazione del popolo dinnanzi a un grande re.

Lo spettacolo venne interrotto da un grido nell'ombra e la sagoma di Elysi si avventò contro Miva tenendo alto il coltello. Niylaria vide l'arma brillare per un istante, prima di abbassarsi con ferocia verso il bersaglio. Fu un tentativo inutile. Quando la lama giunse a pochi centimetri dal corpo della ragazza, essa si rifiutò di colpirla, come se fosse incastrata su un rivestimento di vetro comparso dal nulla. Il coltello aveva riconosciuto la sua regina e, ora, non aveva più bisogno delle mani di chicchessia a comandarla. Sapeva decidere da sola a chi obbedire.

La testa di Miva ruotò verso la sua grande nemica e le mattonelle del selciato si avvilupparono attorno al corpo di Elysi in un bozzolo di roccia, lasciandole scoperta solo la testa. Con calma, l'Astroeletta si rimise in piedi, strappò il coltello dalle dita della fornaia e la soppesò con curiosità. Un accenno di stupore illuminò i suoi occhi.

«Le stelle» mormorò, assorta. «Io veramente... davvero... sono...»

«Perché tu?» ringhiò Elysi, con le palpebre gonfie di lacrime. «Perché? È così ingiusto...»

«No» borbottò l'Astroeletta, allungando un passo verso di lei. «Questa è giustizia.»

Stavolta, fu Miva ad alzare il coltello. E Niylaria colse nella sua espressione uno sguardo che non riconobbe affatto: i lineamenti deformati dalla brama di sangue; il sorriso, una volta dolce e innocente, era colmo dell'arroganza solita di chi aveva messo la preda con le spalle al muro.

Un gran vociare si sollevò in lontananza, proveniva dalla strada.

Miva spostò lo sguardo da quella parte e incontrò, per caso, gli occhi della sorella più grande. Dovette aver letto qualcosa nella sua espressione perché le sue labbra si schiusero in una "o" di sorpresa prima di serrarsi con uno scatto di rabbia. Tornò a guardare Elysi e Niylaria seppe in anticipo cosa stesse per fare.

Consapevole di avere la voce troppo roca per farsi sentire, Niylaria raccolse alla svelta un frammento di pietra dal suolo e lo scagliò verso la sorella per attirare la sua attenzione. Il sasso si fermò a mezz'aria, ma per qualche ragione Miva lo percepì ugualmente e si voltò a guardarla; così, Niylaria scosse la testa cercando di farle capire che si doveva fermare lì; non aveva senso uccidere Elysi.

L'Intrecciatrice di Costellazioni ☆ La giustizia del boia ☆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora