3- L'Illumirine

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«Seguitemi» ordinò maestra Rineha, prima di sferzare la coda di capelli neri e far strada nel dedalo di cunicoli arcati che riempivano l'accademia. Sessantanove giovani speranze serpeggiarono in silenzio dietro di lei, occhieggiando intorno con aria affascinata.

Era la prima volta che Niylaria entrava nell'Illumirine, una delle migliori scuole per Intrecciatori di tutta Niveward. Da questo posto si erano diplomati alcuni dei più famosi ricercatori degli ultimi dieci anni e si vociferava che perfino il principe Neruyin passasse ogni tanto per quelle stanze, richiedendo incantesimo e comprando gingilli vari.

Come quasi tutte le strutture pubbliche di generazione più recente a Niveward, anche questa era interamente costruita su pareti translucide, spesso incantate, per far filtrare la luce. A differenza degli altri, però, I corridoi dell'Illumirine pullulavano di golem di servizio e Semoventi: gambe di pietra che saltavano in giro; scope che pulivano da sole il pavimento; bicchieri e penne che rotolavano sul soffitto; carretti di libri che scorrazzavano senza una guida; e pezzi di pergamena che strisciavano come bruchi sulle finestre.

Niylaria era meravigliata. Inoltre, anche se in un primo momento pensò che fosse un frutto della sua immaginazione, era pronta a giurare di aver visto un orecchio di pietra scomparire dentro un muro translucido e due lancette di orologio smettere di duellare non appena la brigata sfilò davanti a loro.

Si sentì eccitata, euforica. Se avesse superato tutte le prove, avrebbe studiato lì e, oltre a ricevere un ottimo sbocco nel mondo del lavoro, avrebbe potuto condividere le sue conoscenze con Miva e aiutare in casa per ogni genere di faccenda domestica.

«Qui dentro, prego» li guidò maestra Rineha, indicando un lato del corridoio, dal quale sbocciò fuori un oblò incorniciato da viole di cristallo.

Gli studenti obbedirono, ammirando l'ingresso e facendosi investire dal dolce profumo di lavanda. Quando Niylaria varcò la soglia vide una classe vuota dai muri a forma di petali di datura, e camminarci all'interno le diede l'impressione di entrare dalla bocca di una gigantesca trombetta musicale.

«Su» esclamò l'insegnante.

In un istante, cinque file di leggii saltarono dal suolo, simili a getti d'acqua congelati a mezz'aria, prendendo la forma di denti di leone molto più grandi della norma. Gli apprendisti, in modo disordinato, si allinearono dietro di loro, sbirciando intorno e chiedendosi come avrebbero affrontato la prova di passaggio.

Maestra Rineha marciò veloce in fondo alla stanza, mentre l'arredamento sbucava fuori inseguendo la scia della sua immagine. Niylaria notò che nessuna di quelle cose fuoriusciva senza seguire una precisa dinamica: il gradino della piattaforma rialzata non si formava se prima maestra Rineha non sollevava il piede, e la cattedra non saltava fuori se prima lei non smetteva di camminare.

«Buongiorno, aspiranti Intrecciatori e Intrecciatrici, come alcuni di voi hanno notato dalla mia tessera di riconoscimento, io sono la professoressa Ivelena Rineha, insegnante di Autorità. Sarò io la vostra esaminatrice. E siate avvisati: solo la metà di voi avrà la possibilità di superare la prima prova. Noi accettiamo solo i migliori. Ora, avrete un breve momento libero per andare in bagno. Chi ne sente il bisogno, esca adesso. Non avrà altre occasioni, pena: l'esclusione.»

«Bene» riprese, dopo la piccola pausa, quando gli studenti erano tornati tutti nella stanza. «Ora che siete pronti, vi devo avvertire che copiare è severamente vietato. Schiamazzare, disturbare o imbrogliare in alcun modo significa l'esclusione. I fogli dei vostri esami sono sigillati nella testa del dente di leone che avete di fronte e dovete tirarla fuori da soli. Farà parte dell'esame. Ogni metodo è lecito, lo stesso vale per le sedie. Se consegnerete un foglio senza aver evocato la vostra sedia, verrete penalizzati. Il tempo a vostra disposizione è di... due ore e mezza», una grande clessidra apparve sotto la superficie della cattedra, cristallizzata all'interno, «Non sprecatelo. Su, al lavoro, buona fortuna a tutti», e detto questo, si sedette, mentre una sedia si rizzava dal terreno esattamente un attimo prima che rischiasse di cadere.

L'Intrecciatrice di Costellazioni ☆ La giustizia del boia ☆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora