1- La svolta

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Niylaria impiegò quattro anni per rendersi conto che giocare di nascosto insieme alla sorella minore nel labirinto sotterraneo delle carceri, forse, non era poi una così grande idea.

Laggiù soltanto le leggende più verosimili e spaventose resistevano alle scosse del tempo, fantasmi di storia e mitologia esalati dalle viscere della terra, fossili di segreti e inganni limati dalla retorica dei bardi e dalla fantasia dei popolani: il drago tentacolare dell'Era Ultraterrena, le gesta di Tressa nelle rovine, il regno cadavere della Non-Era, le astuzie degli eroi durante la guerra dei Veri Re, le miniere della Cometa, gli orrori commessi dai Senzaluna...

Grazie a sua sorella Miva, di storie, Niylaria ne conosceva a bizzeffe, ciononostante, non se n'era mai curata un granché. Se i criminali e le guardie penitenziarie erano capaci di sopravvivere in quel luogo nefasto, allora poteva riuscirci anche lei.

O almeno così credeva, finché due settimane fa non incontrò una piramide di antichi teschi umani abbandonati al centro di una camera rocciosa, ricordando vagamente le illustrazioni di certi totem caratteristici delle tribù nordiche. L'episodio la traumatizzò a tal punto da convincerla a smettere di intraprendere nuove avventure almeno fino al termine dell'anno accademico.

Per questo motivo quando Miva annunciò di volerla trascinare in un'altra bravata dentro meandri ancora più profondi del penitenziario per una ragione ridicola, lei vi si oppose con energia. Il guaio, però, era che da sola sua sorella si sarebbe fatta beccare sicuramente, mettendo a repentaglio anni di prudenti escursioni segrete; una prospettiva assai più agghiacciante di qualche cranio ammaccato. Pertanto Niylaria non ebbe altra scelta che seguirla.

L'obiettivo della missione era uno solo: riuscire a parlare con il prigioniero coinvolto in uno strano caso di omicidio avvenuto durante la Notte, dove il corpo della vittima era stato prosciugato e mummificato nell'arco di pochi minuti. Tutto questo per far chiarezza su uno sciocco pettegolezzo di strada: ovvero, l'esistenza di un fantomatico Intruso, una creatura mandata dalla Mangiatrice dentro Niveward con il compito di infrangere la Bolla e far penetrare i mostri delle tenebre.

Rannicchiate dietro a un barile sulla parete pietrosa che affiancava la lunga fila di celle, Niylaria teneva i bottoni della giacca premuti contro la mantellina scura della sorella minore in attesa di poter uscire allo scoperto. Da quando si erano addentrate nei sotterranei del secondo carcere distrettuale, avevano incontrato pochissime guardie; era davvero una sfortuna imbattersi in qualcuno proprio adesso che erano giunte a destinazione.

Con le orecchie tese, Niylaria continuava a misurare la distanza dei passi di scarponi allontanarsi dal loro nascondiglio; il suono che echeggiava tra i muri ammuffiti del corridoio. Non c'era nulla da temere, si diceva, dovevano solo attendere. Ventidue, ventitre, ventiquattro... Superato il momento di massimo pericolo, con cautela, sollevò gli occhi appena oltre la superficie del coperchio.

Sotto le luci penzolanti delle lampade a fil di ferro, le ombre sballottavano frenetiche. L'enorme schiena in divisa nera di suo padre marciava sul malridotto pavimento a piastre superando con noncuranza le facce rigate dietro le sbarre. Nessun detenuto osava interrompere il ritmo dei suoi passi, né tantomeno attirare la sua attenzione. Tutti erano immobili e in silenzio, tranne che per l'eco di un gocciolio lontano e il cigolare delle luci a filo sul soffitto.

Se loro padre si fosse accorto di tutte le lampade che oscillavano nella stessa direzione, seppur a ritmi differenti, per lei e sua sorella sarebbe stata la fine.

Con tutte le voci che circolavano nel personale del penitenziario sulla superstizione delle bambine fantasma, era un miracolo se non avesse già scoperto tutto. "Messaggere petulanti della vita", "Poltergeist del buonaugurio", davvero spiritosi quegli imbecilli. Tuttavia, c'era da ammettere che dopo tutte le scorribande era una grande fortuna che i detenuti facessero sempre finta di niente; d'altronde, di norma nessun criminale concedeva favori senza una ragione in mente.

L'Intrecciatrice di Costellazioni ☆ La giustizia del boia ☆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora