Capitolo 17: Toglietele le mani da dosso

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Quando arrivammo nel quartiere in cui si teneva la casa, si sentiva subito la musica a tutto volume da lontano e si vedeva un gruppo di adolescenti davanti a una casa enorme, che saltavano su e giù a ritmo come Tic-Tac rannicchiate che si agitavan...

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Quando arrivammo nel quartiere in cui si teneva la casa, si sentiva subito la musica a tutto volume da lontano e si vedeva un gruppo di adolescenti davanti a una casa enorme, che saltavano su e giù a ritmo come Tic-Tac rannicchiate che si agitavano in una scatola. Lauren parcheggiò proprio davanti e noi scendemmo dalla sua macchina.

"Rilassati Cabello, sembri stitica", disse ridacchiando, chiudendo le portiere.

Gorgogliai, sentendo già la nausea per l'aria contaminata dall'odore di sigarette e alcol. Alcuni sconosciuti che sembravano troppo vecchi per essere adolescenti mi passarono accanto barcollando e vomitando nel cespuglio dietro di noi, il che mi fece sentire male.

"Non credo che sia una buona idea", mormorai debolmente, facendo del mio meglio per non allungare la mano e abbracciare Lauren per sostenerla.

"Queste cose succedono sempre", mi rassicurò, dandomi una leggera spinta che quasi fece inciampare le mie gambe traballanti. Lei mi afferrò rapidamente e, rendendosi conto di quanto fossi effettivamente preoccupata, mi prese il viso tra le mani, sollevando il mio sguardo verso il suo. "Ehi, sei pallida", disse accigliata. "Non preoccuparti troppo, non succederà nulla di male".

"È esattamente quello che si dice prima che accada qualcosa di brutto", mi accigliai, allontanandola delicatamente. Durante il resto del viaggio in macchina mi dissi che dovevo smettere di apprezzare Lauren a causa del dolore pungente nel mio petto, e stare lontana dal suo tocco era uno dei primi passi.

"Sono qui, ricordi?" Disse con una voce così dolce che il mio cuore iniziò subito a sciogliersi.

No, no, no! Camila, non è così che deve andare!

"Ti senti davvero a disagio a entrare?", mi chiese e io le feci un piccolo cenno di assenso.

"Va bene, ti riporto a casa", disse. I miei occhi si allargarono e mi voltai verso di lei, i cui teneri occhi verdi non sembravano affatto arrabbiati o turbati. Anzi, erano più che altro annebbiati dalla preoccupazione, e questo mi rendeva ancora più confusa.

"Ma che mi dici della sfida?".

"Ah, al diavolo", scrollò le spalle. "Non è che non possa trovare qualcos'altro con cui stuzzicarti".

Mi strinsi le labbra, sentendomi grata per la comprensione di Lauren, ma allo stesso tempo mi sentivo un po' in colpa. Mi aveva invitata a casa sua, mi aveva acconciata i capelli e mi aveva persino prestato la sua camicia preferita, ma prima ancora di entrare in casa mi stavo già tirando indietro.

Guardai verso la porta aperta dove potevo vedere un'infinità di persone che ballavano e si baciavano, rabbrividendo alla sola vista.

"Va bene Cabello, non forzarti", mormorò Lauren, ma mentre stava per girarsi per aprire la portiera dell'auto, sentimmo qualcuno urlare il suo nome.

"LAUREEEEEEEN!" Gridò una ragazza che le saltò addosso, aggrappandosi alla sua schiena mentre le assaliva la guancia di baci. Rimasi a bocca spalancata, non sapendo se si trattasse di una specie di aggressione o solo di un gesto amichevole.

Y.O.L.O || CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora