XIII

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Mi ero preso una fottutissima cotta per Nicola e dovevo ammetterlo, ma non sapevo a chi dirlo. Giorgio non era disponibile -grazie al cazzo, stava in coma-, non volevo disturbare troppo Alex e... Poi c'era Nicola. Non potevo mica dirgli qualcosa tipo: «Hey Nico, lo sai? Mi piaci ma non so come dirtelo, mi dai una mano e qualche consiglio?» Stavo andando fuori di testa.
Ogni volta che ci vedevamo, cercavo di comportarmi normalmente, ma dentro di me ero pieno di emozioni. Ogni suo sorriso, ogni gesto, ogni parola mi facevano battere il cuore all'impazzata. E più cercavo di nascondere quello che provavo, più non riuscivo a mascherare i miei sentimenti. Anche solo guardarlo da lontano mi dava un misto di felicità e disperazione. Non potevo continuare così, dovevo trovare una soluzione, ma l'idea di confessargli tutto mi terrorizzava.
Un pomeriggio, io e Alex siamo andati a trovare Giorgio. Mio fratello stava male, veramente tanto, e si poteva percepire dall'aria pesante della stanza. Alex era seduto accanto al lettino, stringeva la mano di Giorgio e se ne andò soltanto quando i dottori glielo dicevano. Era devastante vederlo in quelle condizioni. Alex non si staccava mai da lui e ciò mi faceva abbastanza sorridere, perché dimostrava che Alex lo amava davvero. Appena uscì, aspettammo che i dottori facessero i loro controlli e rientrammo. Inizialmente eravamo dentro tutt'e due, ma entrambi avevamo bisogno di stare soli. Lui uscì, lasciandomi nella stanza con Giorgio. Mi sedetti sulla sedia dove, prima che entrassero i dottori, era seduto mio fratello, gli strinsi l mano e, senza nemmeno accorgermene, iniziai a lacrimare. Mi mancava il mio migliore amico con tutto il cuore. Giorgio era colui con cui potevo sfogarmi della qualsiasi, con lui ridevo di tutto, potevo piangere senza venire giudicato e sentirmi libero di essere chi ero davvero. Gli strinsi forte la mano e l'istinto di abbracciarlo era così forte che non resistetti. Lo abbracciai cosi forte che dopo qualche secondo mi venne la paura di potergli, per sbaglio, far male.
«Hey Gio... Mi manchi. Svegliati, ti prego.» Sospirai e continuai a parlargli, era l'unico con cui potevo sfogarmi. «Sai, avevi ragione. Nicola mi piace, veramente tanto.» Gli accarezzai il dorso della mano. «Ho trovato un biglietto, abbastanza coinciso, che ho scoperto essere proprio suo. Appena ti svegli giuro che te la faccio leggere, quindi svegliati subito, testina di cazzo.» Rimasi un attimo zitto e ridacchiai per ciò che avevo appena detto. «Sai, ti voglio bene. Mi manchi davvero tantissimo e non so più cos'è fare senza te. Le giornate sono noiose, se non sto con te e Alex sto con Nicola, ma la maggior parte del tempo lo passo solo. Mi manchi per davvero e, detta sinceramente, ho paura che tu non possa farcela. E anche se so che dovrei fare corna per non mandarti tutta sta sfiga, non riesco a fare altro se non pensarci.» Le lacrime iniziarono a rigarmi il viso, mentre io continuavo ad accarezzare e stringere le sua mano. Per un attimo sentii la presa sulla mia mano stringersi, come se fosse stato Giorgio a farlo, ma appena lo guardai le mie speranze si frantumarono. Lui era ancora lì, gli occhi chiusi, le labbra serrate e i macchinari attorno che continuavano a fare un casino enorme. Mi mancava Giorgio, così tanto che avevo le allucinazioni. Feci un respiro profondo e uscii dalla stanza, per far così entrare mio fratello, mentre io uscivo fuori da quell'ospedale e mi dirigevo in uno dei posti che riusciva a farmi sentire meglio: il bar dove lavorava Nicola.

𝒕𝒉𝒐𝒔𝒆 𝒐𝒄𝒆𝒂𝒏 𝒆𝒚𝒆𝒔 ~strecico~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora