XVI

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Quello stronzo di Nicola aveva osato non salutarmi prima di andarsene. Avrei voluto picchiarlo, perché non poteva fare tutto il carino e dolce con me per poi non salutarmi. Non poteva stuzzicarmi così tanto fino a farmi sognare le peggiori scene spinte tra noi per poi non degnarmi nemmeno di un saluto. Sono un permaloso del cazzo, lo so, ma ho ragione -e so anche questo.
Appena Alex chiuse la porta, si voltò verso di me e inarcò un sopracciglio quando notò l'espressione che avevo sul volto. Dovevo essere davvero tanto incazzato.
«Che hai?»
«Nulla. Ho solo voglia di prenderlo a pugni.»
«Perché?» Domandò seguito da un sospiro.
«Perché quel grandissimo stronzo non mi ha salutato.» Risposi. Mi lanciò un'occhiata, esasperato. Mi sorpassò e salì verso camera sua. Non poteva lasciarmi lì, solo, non dopo aver scatenato tutta la mia incazzatura. Dovevo sfogarmi adesso. Lo seguii, era impegnato ad aprire l'armadio di camera di Enea e tirarne fuori dei vestiti. «Giuro, lo odio.» Il ragazzo non mi rispose, era troppo impegnato a prendere dei jeans che potessero stargli bene. «Che stai facendo?» Domandai, notando che non mi stava ascoltando.
«Mi sto vestendo. Devo andare a una festa.» Rispose. Smise di cercare un paio di jeans solo quando ebbe in mano dei cargo di jeans.
«A una festa? È finita la fase depressione per-»
«No, non è finita la mia fase "depressione".» Mi interruppe, facendo le virgolette con le dita alla parola depressione. «È solo che non posso stare chiuso in ospedale tutta una settimana, ho bisogno di uscire. E di ubriacarmi.» Continuò lui, mentre pian piano si abbassava i pantaloni di tuta che aveva addosso e li toglieva.
«Fatto sta che Nicola è un pezzo di merda.»
«Non ho ancora capito il perché, sai?»
«Perché non mi ha salutato.»
«Solo per questo?» Non risposi, sapeva benissimo che non era SOLO questo.
«Beh... Si.» Si tolse la maglietta e, dal riflesso nello specchio, riuscii a vederlo alzare gli occhi al cielo. «Ok, cioè... Forse c'è dell'altro.»
«Tipo che ti piace?» Domandò, mentre frugava nell'altro armadio di nostro fratello Enea. Avvampai alla sua domanda, aveva ragione. La domanda che mi facevo era: come faceva mio fratello a essere così intelligente ma a essere stupido come un sasso nello stesso momento?
«Io? Nicola? Nah, non mi piace.» Dissi, seguito da una risatina nervosa.
«Sembra proprio il contrario.» Riprese lui, tirando fuori una camicetta verde. La indossò e abbottonò alcuni bottoni, lasciando, però, i primi quattro sbottonati.
«Non mi piace Nicola.» Ripetei, ma stavo soltanto cercando di convincere me stesso. Alessandro non rispose, prese un'ultima cosa dall'armadio di Enea: una cintura nera, e la indossò. Uscì dalla stanza e, con me al suo seguito, si diresse nel bagno.
«Vorrei pisciare. Da solo.»
«Ho già visto un pene, non preoccuparti, poi siamo fratelli, cosa c'è di male? E, in più, devo sfogarmi.» Alex sospirò, prese la boccetta di profumo e se la cosparse per il corpo.
«Dovresti parlare con lui, non con me.»
«Da quando sei così saggio?»
«Da quando devo sopportarmi gli scleri tuoi, di Nicola e la possibile morte di Giorgio.» Dopo quest'ultima affermazione notai che Alex serrò le mani in un pugno, i suoi occhi stavano man mano diventando lucidi e, proprio mentre pronunciava quel nome, la voce gli si spezzò. Lo strinsi subito in un abbraccio e, senza aspettare un attimo in più, mio fratello scoppiò a piangere. Odiavo vederlo in quel modo, volevo cercare di farlo stare meglio ma l'unico che poteva riuscire era soltanto Giorgio.

Angolo autore
Federico letteralmente 4k1ra19
comunque Alex era vestito così (è un bono)

𝒕𝒉𝒐𝒔𝒆 𝒐𝒄𝒆𝒂𝒏 𝒆𝒚𝒆𝒔 ~strecico~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora