XII

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Ok, quel foglio che avevo trovato era davvero strano, ma la cosa più strana fu la faccia di Nicola quando lo vide, qualche giorno dopo. L'avevo inviato da me, così che potessimo passare un po' di tempo insieme, magari anche con Alessandro per sollevargli un po' il morale.
Quando arrivò andammo entrambi nella mia camera, in attesa che La Bella Addormentata nel bosco -Alex- si svegliasse.
«Come sta?» Chiese lui, buttandosi sul letto, riferito ad Alex.
«Meglio, ma sempre di merda.» Mi guardò e si mise seduto.
«Mi dispiace.» Gli sorrisi e lui ricambiò.
«Anche a me, ma sono sicuro che Giorgio si risveglierà.» Il ragazzo annuì distrattamente, mentre con lo sguardo scrutava tutta la mia camera, che in quel momento era un totale caos. Il suo sguardo si posò inizialmente sulla scrivania, su cui avevo posato alcuni libri scolastici. Sulla sedia c'erano ammassati vari vestiti che avrei dovuto piegare e posare nell'armadio. Infine, il suo sguardo arrivò alla bacheca in sughero, dove, proprio al centro, era attaccato il biglietto che avevo trovato. Nicola si alzò di scatto dal letto, si avvicinò alla bacheca e iniziò a leggere ciò che c'era scritto sopra. Rimase con la bocca semiaperta, mentre le guance gli si tinsero di un leggero rossore. Che fosse stato lui a scriverla? Ma perché? Cioè era ovvio che fosse per un ragazzo che gli piacesse, ma chi era?
«Ma non è che l'ha scritta per me?» Dissi per sbaglio ad alta voce. Nicola si voltò di scatto verso di me, ma quando incrociò il mio sguardo abbassò subito il suo. Il pensiero che fosse stato un biglietto scritto da Nicola per me mi fece iniziare a sentire caldo. Ingoiai a vuoto cercando di mandare via il pensiero che mi si era formato in testa in quel momento. Eravamo solo io e lui, completamente nudi sul mio letto. Avevo la testa tra le sue gambe, gli occhi erano fissi nei suoi mentre con la bocca gli facevo un pompino. In quel pensiero perverso Nicola gemeva il mio nome e mi veniva in bocca, proprio come scritto nel biglietto. Poi, dopo essere uscito, si intrometteva prepotente nella mia apertura. Gemevamo inisieme e, dopo aver martoriato il mio punto debole, venivamo, entrambi gridando il nome dell'altro.
Quando tornai al mondo reale, sentii le gambe tremare, il viso mi andava a fuoco e mi pareva di star nel bel mezzo di agosto. Mi sedetti sul letto, accanto a lui, ci guardammo a lungo e fu lui a prendere parola.
«Dove l'hai trovato?»
«Fuori dal bar. L'hai scritto tu?» Aprì la bocca per parlare ma non uscì neanche una parola. La richiuse e annuì, ma prima che potessi dire qualcosa riprese a parlare. «Non è per te, se te lo stai chiedendo.» Ammetto di esserci rimasto male, sotto sotto ci speravo fosse per me.
«Oh...» L'eccitazione fece spazio alla tristezza. «E per chi è?»
«Nessuno.» Fece un sospiro e continuò. «Ho sempre avuto la passione per la scrittura, volevo studiare lettere all'università, ma non avevamo tanti soldi, quindi dovetti lavorare in quel bar.» Cercai di trattenere un sospiro di sollievo.
«Per questo hai abbandonato la scuola.» Il ragazzo annuì. Gli sorrisi e, senza pensarci due volte, lo abbracciai. Sembrò abbastanza stupito da quel gesto, ma senza esitare lo ricambiò.

𝒕𝒉𝒐𝒔𝒆 𝒐𝒄𝒆𝒂𝒏 𝒆𝒚𝒆𝒔 ~strecico~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora