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Io e Nicola rimanemmo a lungo l'uno sulle labbra dell'altro, ci stacavamo soltanto per prendere fiato. Era tutto così perfetto, sembrava un sogno ed ero felicissimo soprattutto perché non lo era. Io e Nicola eravamo fidanzati, non era né un film mentale né uno scherzo, era tutto vero.
Quando ci staccammo del tutto, erano circa le undici del mattino. Avrei, sinceramente, voluto continuare a baciarlo, ma non potevo. Lui doveva andare a lavorare e io... Beh... Io dovevo pur fare qualcosa che non fosse baciare Nicola. Avevamo ancora un po' di tempo da poter passare assieme, però.
«Oggi attacco il turno alle quattordici, quindi possiamo stare insieme e poi, se vuoi, puoi accompagnarmi al bar.» Propose lui.
«Va benissimo. Posso chiederti una cosa?» Mi sorrise e annuì. «Prima di andare al bar, puoi accompagnarmi all'ospedale? È da un po', ormai, che non vado a trovare Giorgio...» Abbassai lo sguardo, in realtà ero andato da Giorgio soltanto due volte, non avevo il coraggio di vederlo, mi sentivo in colpa e non sapevo nemmeno il perché. Nicola, però, mi aveva dato una specie di coraggio per andarlo a trovare e lo feci.
Mentre andavamo verso l'ospedale, sentivo dentro di me un'ansia fortissima e non riuscivo a spiegarne la causa. Nicola mi prese per mano, cercando di trasmettermi un po' della sua tranquillità.
«Non preoccuparti, andrà tutto bene.» Disse con un sorriso rassicurante.
Entrammo in ospedale e ci dirigemmo verso la stanza di Giorgio. Ogni passo che facevo sembrava appesantito dall'ansia che prendeva il possesso di me. Quando finalmente arrivammo davanti alla porta, mi fermai un attimo per respirare profondamente. Nicola mi strinse la mano, e io trovai il coraggio di entrare. Giorgio era steso sul lettino, Alex stava accanto a lui. Il primo sembrava quasi sereno, a un primo impatto chiunque avrebbe detto che, in realtà, stava soltanto dormendo. Mio fratello, invece, era molto triste e, anche se non lo trasmetteva con le parole, si poteva benissimo percepire. Alex non ci notò subito, o forse si, non riuscivo a capirlo.
«Come stai?» Gli domandai. «Com'è andata la festa ieri?» Cercai di cambiare discorso per distrarlo dal ragazzo in coma di fronte a noi.
«Bene.» Rispose secco, senza un briciolo di emozione in corpo. Era più triste del solito e, anche se glielo avessi chiesto, non mi avrebbe mai detto il motivo.
«Beh... Posso... Posso rimanere solo con lui?» Gli chiesi, parlando allo stesso momento a Nicola. Entrambi annuirono e in un secondo furono fuori dalla stanza. Mi sedetti sulla sedia, dove poco prima stava seduto Alex, che si trovava ai piedi del lettino. Non sapevo sinceramente che cosa fare o cosa dire, sono uno che pensa che ci siano dei momenti in cui dobbiamo stare zitti, ma quello non era uno di quei momenti. Feci svariati respiri profondi e, dopo un po', iniziai a raccontargli ciò che era successo con Nicola. Sapevo che Giorgio non poteva rispondermi, ma ero sicuro che, da qualche parte dentro di sé, mi stava ascoltando.
«Qualche settimana fa, fuori dal bar di Nicola, ho trovato un foglietto dedicato a un ragazzo con gli occhi azzurri come l'oceano. Inutile dirti che iniziai a farmi svariati film mentali su me e Nicola, perché ero totalmente convinto che quel foglio l'avesse scritto lui. C'era un problema però, la sua dipendenza dal fumo stava aumentando. Provai a farlo smettere ma lui niente, addirittura mi ignorò pure. Io, però, non mi scoraggai e andai a parlargli. Lui, un po' forzato, mi raccontò del suo passato e della sua vita. Io lo rassicurai e poi... Puff. La magia. Ci siamo baciati. È successo tutto così infetta che non so spiegare nemmeno come è accaduto, ma solo a pensarci mi vengono le farfalle nello stomaco e mi sento-» A interrompermi fu un mugolio provenire proprio da Giorgio.

𝒕𝒉𝒐𝒔𝒆 𝒐𝒄𝒆𝒂𝒏 𝒆𝒚𝒆𝒔 ~strecico~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora