XXI (last chapter)

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Stavo parlando con Giorgio, gli stavo raccontando tutto ciò che era successo nell'ultimo periodo nella speranza che mi sentisse. Mentre gli parlavo, però, un suo mugolio mi interruppe. Non feci in tempo ad alzarmi per avvisare i dottori che il ragazzo disse qualcosa.
«Alex...» Lo guardai attentamente, aveva aperto gli occhi e adesso si stava guardando attorno. «Alex?» Domandò, guardandomi e mettendosi seduto. «Cos'è successo? Ivan? È stato Ivan, vero? Dio-»
«Giorgio, è tutt'ok.» Lo rassicurai, stringendolo in un abbraccio. «Dopo aver litigato con Alex una macchina ti ha investito e tu sei finito in coma. Dio, mi sei mancato.»
«E Ivan?»
«Chi è Ivan?»
«C'era questo ragazzo... Si chiamava Ivan... Ha abusato di me e-»
«È stato tutto un sogno Giorgio, è tutt'ok. Ivan non esiste.» Gli accarezzai i capelli, cercando di calmarlo.
«No Fede, non capisci. Dopo essere uscito da casa tua mi sono imbattuto in un ragazzo e... E mi ha stuprato. Non so se si chiamasse Ivan, ma nel mio sogno era quello il suo nome. Mi ha bloccato in un vicolo e ha abusato di me. Quando ha finito mi ha lasciato lì, io ho provato a venire da te per chiedere aiuto ma... Non ricordo. Ricordo solo il buio e delle voci indistinte.» Giorgio alzò lo sguardo verso di me, il suo volto era rigato da delle lacrime che non riuscivo a far smettere di scorrere. Mi alzai, staccandomi dall'abbraccio, gli dissi di aspettare un attimo e uscii dalla stanza. Seduti accanto all'uscita c'erano Alessandro e Nicola.
«Alex, devi entrare.» Il suo sguardo si alzò di scatto, era pieno di domande ma non ne pose nemmeno una. Fece come gli dissi e, appena vide Giorgio sveglio si fiondò tra le sue braccia, facendo un gesto che nessuno si sarebbe mai aspettato: lo baciò. A stampo, ma lo baciò. Mi lasciai scappare un sospiro di sollievo, si erano finalmente baciati. Corsi verso il primo dottore che mi capitò davanti e gli annunciai velocemente che Giorgio si era appena svegliato. Lui avvertì gli altri medici ed entrarono nella stanza del ragazzo, cacciarono fuori Alex e iniziarono con le loro visite.
Mio fratello era visibilmente molto più felice di prima, aveva stampato in volto un sorriso enorme. Eravamo nella sala di attesa, io e Nicola eravamo seduti uno accanto all'altro e ci tenevamo per la mano. Alex era seduto di fronte a noi e, se prima era totalmente concentrato sul risveglio di Giorgio, adesso la sua attenzione era totalmente su me e Nicola.
«State insieme quindi?» Annuimmo entrambi, non avevamo granché da dire oltre a quello. «Lo sapevo... Enea mi deve cinquanta euro.»
«Cosa?» Gli domandai, con gli occhi sgranati.
«Potremmo aver fatto una scommessa su di voi...» Ridacchiò lui, mentre io lo guardavo male. Nell'aria c'era un non so che di perfetto, che mi faceva stare bene.

Passarono alcuni mesi, la scuola era ormai finita da un po' e Nicola si era licenziato. Passammo l'estate tra uscite con Alex e Giorgio -che, tra parentesi, si fidanzarono-, balli di gruppo nei campi estivi per bambini e scopate. Devo ammettere che Nicola era molto più bravo di quanto immaginassi... Ma comunque, arrivò pian piano anche settembre e per me stava per ricominciare la scuola.
«Che farai adesso?» Domandai a Nicola, mentre ce ne stavamo distesi in spiaggia a guardare le stelle.
«Non so. Forse ricomincio a lavorare.»
«E il sogno di studiare lettere?» Mi sorrise, ma c'era tanta amarezza in quel sorriso.
«Non tutti i sogni si possono realizzare, no?»
«Si invece. Ci sono io adesso. Potresti finire il liceo e poi la mia famiglia può aiutarti a pagare l'università.» Mi misi seduto e subito lui mi imitò. Estrasse dalla tasca un pacchetto di sigarette e se ne accese una. Era una cosa che ormai faceva davvero molto raramente. «Non puoi rinunciare così.» Continuai, ero determito a pagare qualsiasi cosa purché si realizzasse quel suo sogno. Lui notò la determinazione nel mio sguardo, voleva parlare ma rimase perso nei miei occhi. Lo faceva spesso, diceva che i miei occhi erano così belli da stregarlo quando provava a guardarli.  Era una scena carina guardarlo perdersi nei miei occhi, soprattutto perché io in essi non ci trovai mai nulla di speciale.
«Hai gli occhi dello stesso colore dell'oceano, lo sai?» Parlò lui, dopo un po'. Ridacchiai a quella sua affermazione. «Davvero pagheresti l'università per me?» Gli sorrisi.
«Si. Pagerei milioni per te.» Ricambiò il mio sorriso e mi baciò.
Nicola, alla fine, decise di riprendere gli studi. Si diplomò, si laureò con il massimo dei voti e poco tempo dopo iniziò a lavorare come professore di lettere in un liceo classico. Io divenni uno stilista, grazie soprattutto a mio fratello Enea. Io e Nicola andammo a convivere e, quando io ebbi venticinque e lui ventisette anni, mi chiese di sposarlo. Beh, inutile dire che io accettai senza pensarci nemmeno due volte.
Fine.


angolo autore
wow, finalmente è finita. giuro, ho odiato questa storia fin dall'inizio però c'era qualcosa in me che mi spingeva a continuarla. adesso che è arrivata al suo termine capisco che tutti gli sforzi sono stati utili.
ringrazio davvero di cuore tutte le persone che hanno letto e leggeranno questa storia, spero vivamente che vi sia piaciuta. grazie a chi mi ha supportato (o meglio dire sopportato) ogni giorno della mia vita, vi amo.

𝒕𝒉𝒐𝒔𝒆 𝒐𝒄𝒆𝒂𝒏 𝒆𝒚𝒆𝒔 ~strecico~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora