6. Come si abbraccia il cuore?

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Se chiudo gli occhi e ripeso alla mia vita di tutti i giorni, e li mettessi in confronto con le esperienze che sto vivendo in questi momenti, posso affermare quanto sia stata grigia.
Grigia e spenta, anche se sorridevo sempre. Anche se ridevo a crepapelle e mi sembrava che la felicità mi appartenesse.
Quanto ero lontana dal vero...

Sono stata sempre quel pezzo di vetro che posizionato alla luce riflette tutti i colori dell'arcobaleno?

È così doloroso non trovare appigli che possono confermare il falso, che possono confermare che questi pensieri sono solo pensieri e non verità sussurrate tra me e me.
Ma la verità è giusta se fa male, vero?
Alcune volte mi chiedo se sto facendo bene a indurmi questo male da sola. Alcune volte mi chiedo se continuare a vivere nella falsità non sia più semplice che affrontare la vita di testa.

Sono stata sempre quel pezzo di vetro che posizionato alla luce riflette tutti i colori dell'arcobaleno?

Sì.

Non c'è altro modo per ingoiare la pillola.
Non c'è altro modo che affrontare subito il dolore e accarezzarsi la parte ferita, finché il dolore non diminuisce.

Ma come si può accarezzare il cuore?
Come si abbraccia il cuore?
Come ci si abbraccia da soli per rimanere a galla sull'oceano pieno di vetri a cui si è sottoposti?

Sono stata sempre quel pezzo di vetro che posizionato alla luce riflette tutti i colori dell'arcobaleno?

Non sono mai stata la luce per qualcuno, ma sempre e solo l'intermedio su qualsiasi questione.
Per i miei ero, e lo sono tutt'ora, il mezzo per portare avanti la facciata della famiglia perfetta, con i voti sempre alti, il portamento sempre impeccabile e il sorriso sulle labbra, pronta a prendere le redini di quel circo.
Per la mia migliore amica, meglio specificare ex migliore amica, ero il mezzo per avere su di sé l'invidia di tutti perché con me affianco era arrivata più in alto nella scala sociale, non solo della scuola superiore o dell'università ma anche in quella mondana. Nella vita che di li a poco avremo varcato sui nostri piedi.
Per il mio ex fidanzato ero il mezzo perfetto, l'esca giusta, per rivelarsi agli occhi degli altri e soprattutto dei suoi genitori come il ragazzo modello, nascondendo dietro di sé tutto lo schifo che invece lo trascinava sul fondo.
Ero una pedina per loro, per arrivare ai loro secondi fini.
Nessuno mi ha mai voluta accanto per poter brillare insieme a me e non per offuscarmi e utilizzarmi come mezzo per brillare il doppio degli altri, solo per essere e sentirsi superiore.

Sono stata sempre quel pezzo di vetro che posizionato alla luce riflette tutti i colori dell'arcobaleno.

Chiudo le porte della mia mente e ricontrollo quelle del cuore, ormai sigillate con il cemento. Non vorrei che i pezzi del cuore che mi sono rimasti e che sono incollati con la super colla, vengano distrutti da forze esterne.

Mi lancio un'occhiata in giro e sospirando mi abbasso per sistemare il disastro intorno a me.
Tutte le mie cose sono sparse nella stanza senza un principio e sembra proprio che un uragano si sia fatto forza qui dentro per mettermi più nei casini.
Stare in un posto disordinato è per me fonte di distrazione. Preferisco vivere in un luogo pulito e ordinato, cosi la mia mente è più libera di viaggiare e di pianificare. Questa abitudine l'ho ereditata da mia madre. Da chi altrimenti? Sposto gli oggetti e li posiziono dove secondo me stanno bene, dove sono a portata di mano. Prendo le carte e le varie buste di plastica e le getto nel bidone della spazzatura.
Sistemo i vestiti nell'armadio e le scarpe vicino alla porta.

Quando ho finito vado un attimo in bagno per sciacquarmi le mani, il tutto senza guardare nella direzione dello specchio.

È da quella sera che non mi specchio, neanche per sbaglio.
Una volta lo facevo con tranquillità e anzi, mi piaceva farlo. Non perché fossi vanitosa del mio aspetto e lo ostentavo davanti a tutti con superiorità.

Sei luce anche se pioveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora