12. A volte le cose succedono e basta.

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A volte non ci rendiamo conto che una semplice parola di troppo può nuocere una persona. Non ci rendiamo conto che quel gesto in più può far stare male qualcun altro, anche quando si compiono inconsapevolmente.

A volte le cose succedono e basta.

A volte possiamo affrontarle senza paura, altre volte invece abbiamo bisogno di una grande dose di coraggio e di forza.

A volte le situazioni impossibili diventano possibili.

A volte le cose accadono per una ragione, un po' come i ricordi.
Giusto qualche giorno fa ho introdotto pensieri riguardanti i ricordi e, come se li avessi invocati tramite un rituale, hanno messo in atto il loro lavoro.

La cena alla tenuta privata dei Wiser stava procedendo a gonfie vele. Sì, mi sentivo leggermente fuori posto in quel contesto familiare, eppure la presenza di Benjamin mi ha aiutata a tenere forza. I suoi genitori sono delle persone semplici e alla mano, non si direbbe da come vivono ma in loro ho trovato amore in ogni cosa che dicevano o facevano. Amore nello sguardo rivolto verso al figlio minore. Orgoglio verso la sua intera figura e ciò sfigurava col pensiero negativo che gli avevo attribuito.

Avevo immaginato che fossero quei tipi di genitori simili ai miei, pieni di aspettative nella vita dei figli e pronti a farsi beffe del mondo con la loro insignificante immagine vuota.
Non mi sarei immaginata tutt'altro, quindi potete comprendere la sorpresa nel capire le persone semplici che mostravano.

Tutto stava andando per il meglio. La cena era ottima e ogni portata era un'esplosione di emozioni in bocca. Il tutto accompagnato dal loro vino, squisito dalla prima all'ultima goccia.

Ed è proprio di questo che stavamo parlando quando la serata ha cominciato a prendere una piega del tutto diversa e inaspettata.

«Non me ne intendo moltissimo, ma questo vino è strepitoso signor Wiser».

«Allora non fare altri complimenti e bevi di più» si alza di poco sulle gambe per riempirmi il bicchiere personalmente con un grande sorriso sulle labbra. «E stai tranquilla, ci sarà Benjamin a riportati a casa» e il biondo annuisce mentre mastica un pezzo di carne di bovino.

«Chissà perché ci sta mettendo molto William...» sussurra la signora Wiser osservando l'orologio al polso e sbuffando preoccupata per il ritardo del figlio maggiore.

Proprio in quel momento il rumore inconfondibile di una porta che viene aperta e chiusa subito dopo, spezza la quiete caduta sul tavolo.
«Sono a casa!» urla una voce maschile a me sconosciuta.

La madre di Benjamin si alza in piedi e va ad accogliere il nostro ospite, altro non è che il fratello maggiore del ragazzo al mio fianco.

Una figura alta e slanciata entra nel mio campo visivo e nello stesso istante, il corpo di Benjamin si raddrizza di colpo e si immobilizza per qualche secondo sul posto.

«Ero preoccupata. Potevi mandare un messaggio e avvisarmi di questo ritardo» lo rimprovera la madre mentre lo aiuta a togliersi la borsa a tracolla.

«Beh, qualcuno deve pur lavorare in famiglia o sbaglio?» risponde il figlio lanciando un'occhiata nella nostra direzione.

Aggrotto la fronte e con lentezza mi giro verso destra per scorgere il viso abbassato di Benjamin. Le sue mani sono chiuse in due pugni sulle gambe e uno sguardo torvo fa capolinea da sotto il ciuffo.

«E comunque questi sono per te» riprende a parlare, porgendo alla madre un piccolo mazzo di fiori.

Un mazzo di peonie.

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