14. Non c'è niente di più bello che stare nelle braccia di chi ti vuole bene.

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Sento il mio cuore battere allo stesso ritmo della musica che risuona intorno a noi a tutto volume. Il chiacchiericcio tipico della folla e le risate piene di vita e di divertimento dei bambini ti coinvolge a prendere parte della serata.
Le luci colorate attaccate ad ogni stand e lampione rende l'atmosfera più vivace e, anche se non è del tutto calata la notte sulle nostre teste, le stelle cominciano ad apparire e a brillare su di noi.
Cammino a passo lento mentre continuo a lanciare occhiate da destra a sinistra per non perdermi nessun particolare di questo festival. È la prima volta che partecipo a questo tipo di attività mondana e per quanto il pensiero di soffocare in mezzo alla folla è ancorato e del tutto travolgente nella mia testa, non posso non ammettere che mi sto divertendo.
«Hei straniera!»
Sposto lo sguardo verso sinistra fino a che i miei occhi non atterrano sulla figura di Noah. Alza un braccio e mi fa cenno di raggiungerlo. Al suo fianco c'è Charlotte che saltella da una parte all'altra come una molla.
«Ciao ragazzi» sorrido percettibilmente quando gli arrivo di fronte. «Come va?»
«Andrebbe tutto nella norma se non avessi una ragazza che schizza da una parte all'altra come i bambini che si aggirano qui intorno pieni di zuccheri nelle vene» asserisce il ragazzo prendendo per un braccio Charlotte per avvicinarla a lui e imprigionarla tra le sue gambe, abbracciandola con le braccia e sussurrandole qualcosa all'orecchio.
«Ma io voglio andare sull'ottovolante!» grida in risposta dimenandosi per sgusciare via dalla sua presa.
«È per i bambini quello e lo sai anche tu».
«Ma io ci voglio andare lo stesso» brontola Charlotte mentre Noah alza gli occhi al cielo.
«Se ti comporti bene c'è un ottovolante perfetta, vietata ai minori di diciotto anni e assolutamente privata per te» le risponde muovendo il bacino in tono scherzoso.
Anche se la scintilla nei suoi occhi nocciola è tutt'altro che scherzosa. Arrossisco insieme a Charlotte che con una risatina cerca di mascherare l'imbarazzo e il desiderio.
«Oh no, ci siamo persi il divertimento?» domanda una voce profonda dietro alle mie spalle.
Mi giro di poco per osservare Benjamin a qualche passo di distanza mentre aspetta Ava che cerca di farsi largo tra le persone per raggiungerci.
«Credo che quest'anno ce la siamo scampati a differenza di Zarah» annuncia Ava mentre si avvicina per abbracciarmi. «Mi dispiace per te» sussurra stirando le labbra in una linea dritta per soffocare una risata.
«Non so se mi dispiaccia più di tanto» ammette Benjamin abbassando il capo nella mia direzione. «Mi piace vedere le tue gote arrossite».
«Oddio!» esaliamo in contemporanea io, Ava e Charlotte con toni del tutto diversi.
«Non credete che sia meglio avviarci verso il palco? Mi sa tanto che stanno per iniziare» squittisco puntando lo sguardo verso il palchetto e le persone che si stanno raggruppando li intorno.
Per mia fortuna rispondono in modo positivo e ci avviamo verso quel punto. Mi tengo distante da Benjamin anche se non c'è un vero e proprio motivo per questa decisione ma il mio cuore mi ringrazia perché vorrebbe arrivare fino a domani mattina senza un altro infarto.
«Volete qualcosa da bere?» ci domanda Noah puntando il pollice dietro alle sue spalle dov'è posizionato lo stand della birra e delle bibite fresche.
Annuiamo tutti in contemporanea e a fargli compagnia si aggiunge Benjamin, lasciando noi ragazze nel bel mezzo del campo vicino al palco.
«Oh mio Dio!» strilla Charlotte al mio orecchio prendendomi il braccio. «E quello che cos'era?» domanda facendo su e giù con le sopracciglia.
Lancio uno sguardo allarmato ad Ava ma lei, ridacchiando, si avvicina per saperne di più. «Non guardarmi in quel modo, anch'io sono affamata di gossip» alza le spalle con fare innocente.
Apro la bocca per rispondere ai loro sguardi speranzosi troncando ogni minima possibilità di pensieri del tutto inappropriati, ma non riesco a pronunciare una sillaba.
«Oddio, è senza parole. Allora c'è davvero qualcosa!» continua vivace Charlotte.
«No, non è come pensi. È solo che...»
«Solo che?» domandano in coro avvicinandosi al mio viso di qualche centimetro.
«Non dirmi che è una questione complicata perché potrei urlare dalla frustrazione» mi avverte la mora.
«È che non so cosa dirvi. Non c'è nulla tra di noi se non una semplice... amicizia» rivelo attorcigliandomi le dita tra di loro.
«Beh, a quanto so io gli amici non si guardano negli occhi in quel modo».
«E non si toccano in quel modo» rincara la dose Ava, dando man forte alle supposizioni della sua amica.
Deglutisco sgranando gli occhi e mettendo il peso giusto sulle gambe che stanno leggermente tremando. Respiro a lungo prima di tirare fuori i pensieri che avevo intenzione di non portare a galla.
«Sentite, non so cosa sta succedendo tra me e lui. Non credo che sia qualcosa di serio, anche perché ci conosciamo da pochissimo e sarebbe da stupidi buttarsi nel vuoto così all'improvviso. E poi io tra quasi due settimane me ne ritornerò a casa, quindi...»
Si afflosciano come due palloncini sgonfi e mi guardano come se fossi la cattiva di una storia Disney.
«Non c'è bisogno che ci ricordi che te ne ritornerai ad Atlanta» comincia a dire Ava portando le braccia al petto e spostando lo sguardo dal mio viso a qualcosa dietro la mia figura.
«E non c'è bisogno che usi le scuse del 'non credo sia qualcosa di serio' o del fatto che 'ci conosciamo da pochissimo'. Sono tutte delle balle. Il fatto che tu credi che non ci sia qualcosa di serio mi viene voglia di soffocarti con le mie mani» aggiunge Charlotte, alzando le mani all'altezza del mio collo come se stesse per avventarsi davvero su di me.
«Okay... ora calmiamoci». Ava si avvicina alle spalle della sua amica per afferrarla e per farle fare qualche passo indietro, lontano da me.
«Ecco a voi, mie signore» Noah e Benjamin ritornano giusto in tempo a salvare la situazione con le nostre bevande.
«Tutto bene?» domanda il biondo osservandoci uno per uno con il sopracciglio sinistro inarcato verso l'alto.
Annuisco prendendo un sorso molto lungo della birra per metà calda, che lui stesso mi ha appena avvicinato sotto al naso. Non ho nessunissima intenzione di rivelare la conversazione di prima o anche solo di riprendere il discorso con le ragazze. Capisco la loro curiosità e ammetto di essere curiosa anch'io di capire cosa sta succedendo tra me e Benjamin. Perché è palese che qualcosa sta succedendo, ma detto sinceramente non credo di essere pronta a dare un nome definitivo a tutto ciò.
Ciò che ho detto alle ragazze è vero: io e lui ci conosciamo da poco più di una settimana e solo adesso ci stiamo conoscendo davvero. Mi sembra troppo affrettato per dire che ci sia una semplice amicizia tra di noi. E poi tra all'incirca due settimane ritornerò ad Atlanta, a miglia di distanza da questo paradiso e non sono sicura di poter portare avanti qualcosa di qui se non il ricordo di questa esperienza.
Sento il suo sguardo ancora su di me, scettico dal credermi ma pronto come sempre a non intromettersi più di tanto nella faccenda. E questa è una delle tante cose che apprezzo di lui. Riesce sempre a scorgere la verità così come riesce a scorgere la luce del mondo su qualsiasi cosa posa il suo sguardo, eppure non interferisce. Preferisce stare al limite del campo a guardarsi lo spettacolo, aspettando che tutto si riveli nella sua vera forma.
A catapultaci nel presente è una voce profonda di un uomo che risuona introno a noi, amplificata dalle casse sopra le nostre teste. «Buonasera a tutti voi, miei cittadini fedeli di Jacksonville! Siete pronti per questa serata?»
Una serie di esclamazioni eccitanti viene fuori dalle bocche di tutti. C'è chi fischia e chi urla entusiasta dell'apertura del festival grazie alla band che tra poco salirà sul palco a deliziarci con qualche canzone movimentata, che farà da sfondo alle varie attività aperte da poco per la raccolta fondi.
«Quello è il Sindaco della città» mi sussurra all'orecchio Benjamin, indicando con la bottiglia di birra in mano la figura dell'uomo che ha appena ricominciato a parlare al microfono. «È un tipo alla mano e apprezzato da tutti per ciò che ha fatto e per ciò che ha promesso di realizzare per la comunità. A volte però si trasforma nell'essere più eccentrico di sempre, ma per questo spettacolo dobbiamo aspettare la fine della serata e che il suo stomaco trabocchi di vino rosso a più non posso».
Rilasso i muscoli che avevo precedentemente teso al limite e ridacchio con lui. Le persone intorno a noi cominciano ad applaudire e ci ritroviamo a fare lo stesso, anche se non sappiamo per quale ragione. Intuisco subito che questo applauso è diretto ai ragazzi che stanno salendo sul palco e che si stanno posizionando al proprio posto, nell'esatto momento in cui il sindaco scende la piccola rampa di legno.
«Buonasera a tutti! Siamo i DrunkDemons e siamo qui per farvi scatenare a più non posso!» urla il ragazzo al microfono. «Vorremmo aprire la serata con una canzone che ci è stata richiesta poco prima di salire qui sopra. Questa è dedicata ai più piccoli e a voi grandi che un tempo siete stati bambini come loro. Voglio ricordarvi che potete, in qualunque momento, richiedere una canzone» aggiunge prima di posizionare il microfono sull'asta.
Le prime note cominciano a fluttuare intorno a noi e i bambini che sono in mezzo a noi urlando emozionati. Piano piano in mezzo al campo si crea un cerchio di persone che a mani unite comincia a girare, invitando i bambini ad entrarci dentro e a ballare tra di loro, cantando insieme le parole della canzone a me sconosciuta.
«Ho sempre amato questa canzone» rivela urlando di gioia Charlotte tra le braccia del suo fidanzato.
«Anch'io» si aggiunge Ava cominciando a muovere le braccia a ritmo. «Andiamo a ballare» prende la mano di Charlotte che è già pronta a scattare e con uno slancio prende anche me. Impacciata afferro il braccio di Benjamin che sorridendo afferra per una spalla Noah e tutti in fila ci facciamo largo tra le persone e ci infiliamo nel cerchio e cominciamo a muoverci senza un senso ma seguendo le note delle chitarre e dalla batteria.
«Come si chiama la canzone?» domando con affanno a Benjamin che a questa domanda sgrana gli occhi stupito.
«Non conosci questa meraviglia?»
Nego con la testa e rido per la forma che ha preso il suo volto. «È 'Soldier, poet, king dei The Oh Hellos'» mi guarda come se avessi tre teste al posto di una e quando gli confido che non mi suona per nulla familiare, decide di afferrarmi dai fianchi e con un balzo mi porta direttamente nel gruppo dei bambini, che stupiti mi osservano con curiosità. «Cantate a squarciagola la canzone così non se la dimenticherà per nulla al mondo» invita i bambini a fare ciò che ha detto e senza perdere tempo i ragazzini eseguono gli ordini. Mi girano intorno con frenesia e cantano con le loro vocine squillanti le parole della canzone. Uno di loro mi prende la mano nella sua sudaticcia e cerca di farmi fare un giro su me stessa. Rido per la spontaneità del gesto e senza rendermene conto comincio a cantare anch'io con loro il motivetto della canzone. All'improvviso delle grandi mani, che non possono di sicuro provenire da un bambino, mi afferrano la vita per farmi fare un salto e una giravolta insieme.
«Oh lei, oh lai, oh lei, oh lai...» la voce roca di Benjamin mi entra nelle orecchie e trova la strada per colpirmi dritto al cuore. Alzo lo sguardo dal suo petto e mi si mozza il fiato nei polmoni quando i suoi occhi incontrano i miei. Brillano di divertimento.
La canzone comincia a diminuire il ritmo e pian piano il mondo ritorna a girare normalmente, ma io e lui siamo ancora uniti. Le sue mani stringono i miei fianchi, le mie mani sono sulle sue spalle a stritolare il colletto della sua maglietta tra le dita. Tra di noi passa qualche centimetro di spazio a cui neanche faccio caso perché mi sento bruciare sotto al suo sguardo. Il suo viso si è fatto particolarmente vicino al mio e il suo respiro, affannoso per la ginnastica appena fatta, mi colpisce la fronte.
«Vedo che alcuni di noi sono proprio ritornati bambini» esclama il capogruppo dei DrunkDemons, osservandoci con un sorrisetto soddisfatto.
Mi spingo via dal calore e dalla sicurezza del corpo di Benjamin e mi allontano di qualche passo per riprendere compostezza. Abbasso il viso mentre gli altri ci raggiungono.
«Ti sei divertita? Io da matti!» esclama ridendo Charlotte posando un braccio sulle mie spalle. «Andiamo a prenderci qualcosa di fresco e poi dritti sull'ottovolante» asserisce cominciando a marcire verso la sua prima destinazione. Gli altri annuiscono anche se Noah per l'ultima affermazione alza gli occhi al cielo e borbotta qualcosa mentre la raggiunge a passo svelto. Solo ora mi rendo conto di aver perso il bicchiere di birra da qualche parte. Ma ne è valsa la pena.
Sposto il viso dalle loro figure e incrocio per qualche secondo il sorriso del biondo ancora accanto a me.
Sì, ne è valsa decisamente la pena.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 15 ⏰

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