twelve

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Quando oltrepassai la porta del bagno sembravo esser rinata, sospirai e mi guardai attorno notando l'anta dell'armadio semiaperta. Con cautela mi avvicinai per aprila e notai una fila di vestiti rossi tutti uguali affiancati da un bigliettino.
«scegli la tua taglia» mormorai, questo tipo faceva seriamente
Infilai il tacco destro e senz'avere il tempo di alzarmi la porta si aprì con violenza, mi alzai di scatto e l'uomo di prima si trovava avanti a me osservandomi dal basso verso l'alto come la cosa più appetitosa che avesse mai visto. Mi afferrò il braccio e mi trascinò fuori dalla stanza, lo allontanai con forza.
«so camminare da sola» lo guardai male e mi sentì spintonare da un altro che mi obbligava a procedere
Arrivammo in una grande stanza con le sembianze di uno studio, entrai e mi chiusero nuovamente all'interno.
«stronzo» mormorai stizzita
Mi osservai intorno ed ogni oggetto sembrava avere un valore inestimabile partendo dal tappeto ai lampadari, un rumore mi fece voltare e la figura alta e snella di un uomo si presentò davanti i miei occhi. Il suo viso era ricoperto da cicatrici e i capelli grigi andavano in contrasto con la sua pelle scusa, il vestito elegante stonava con la vita che conduceva così come gli anelli d'oro che gli ricoprivano entrambe le mani.
«salve signorina Jones» lo guardai sedersi sulla poltrona rossa difronte a me
«prego si sieda» mi rivolse un sorriso
indicandomi l'altra sedia
«mi perdoni per i bruschi modi con cui l'ho fatta arrivare qui ma non c'era un'altra opzione» rise e lo guardai interrogativa
«io sono il signor Assil» si versò del whisky che offrì anche a me
«Cassie» dissi solamente afferrando il bicchiere per portarlo alla bocca
«bene Cassie Jones» unì le mani scivolando sulla sedia per stare più comodo
«lei ha qualcosa che mi appartiene» scossi leggermente la testa fingendo di non sapere
«non so di cosa stia parlando» risi sentendo il suo sguardo duro su di me
«signorina la prego di non prendermi in giro» sospirò profondamente
«cos'è venuta a fare nel mio paese?» si alzò con la schiena
«come ho detto ai suoi uomini una vacanza» asserì cercando di essere il più convincente possibile
«con cento kili di droga?»
La sua espressione mutò quando notò la mia, stava per funzionare?
«cosa?» lo guardai aggrottando le
sopracciglia
«quel figlio di puttana mi ha usato come esca?» scossi la testa portandomi le mani tra i capelli ancora bagnati
«ecco perché la polizia, la fuga» continuai a parlare come se non ne sapessi nulla
«il nostro compagno è stato arresto e lui sé n'è fuggito lasciandomi qui senza che io sapessi niente» piansi guardando l'uomo scrutarmi con attenzione
«fino a qualche momento fa non conoscevo neanche il motivo del perche fossimo qui, ma ora è tutto spiegato» risi asciugandomi le lacrime
La porta si aprì nuovamente con violenza e un uomo all'apparenza preoccupato camminò velocemente verso di noi.
«signore l'abbiamo perso» sorrisi portandomi le mani al viso
«è riuscito a scappare con una barca»
Non potevo gioire ma l'emozione dentro di me era troppo forte.
«bastardo» mi scappò e sentì gli occhi di entrambi gli uomini su di me
«spero riuscirete a trovarlo, così che lei abbia ciò che le hanno tolto e lui la sua punizione»
«portala nella sua stanza»
Sorrisi beffarda sentendo le mie braccia esser afferrate con violenza mentre mi trascinavano sulle scale.
«alle otto giù per la cena»
«vaffanculo» iniziai a saltare tra le mura della stanza con un sorriso sulle labbra
Rafe ce l'aveva fatta ma adesso toccava a me, non potevo davvero aspettare che lui venisse a salvarmi, dovevo vedermela da sola.
Il tempo in quella stanza sembrava non passare mai, senza un cellulare o una televisione mi ritrovai costretta a leggere un vecchio libro di un autore tedesco. Spostai lo sguardo sulla porta che stavolta venne aperta con dolcezza e il braccio destro di Assil irruppe nella stanza.
«muoviti» mi guardò indossare i tacchi, le uniche scarpe che avevo
«siediti Cassie»
Feci come disse e mi ritrovai dal lato opposto della tavola circondata da uomini armati e pronti a sparare in ogni momento, solo quando dei camerieri entrarono dalla porta con vassoi in argento mi resi conto di dove mi trovavo davvero. La mia mente non si era mai soffermata profondamente su chi fosse l'uomo davanti a me, era un mafioso? un gangster? Non lo sapevo con certezza ma di sicuro non una brava persona e nonostante la gentilezza che mostrava nei miei confronti dovevo andarmene da lì.
«loro non mangiano?» dissi per spaccare quell'opprimente silenzio 
«è proprio una brava ragazza signorina Jones» rise e abbassi il capo afferrando la forchetta
«lei conosce bene Barry?» alzai lo sguardo, mi ero completamente dimenticata di lui
«non molto, facevamo le medie insieme» mentì
«ma sapeva che fosse uno spacciatore?» disse come un'affermazione più che come una domanda
«si, in città lo sanno tutti» dovevo mantenere la calma, sapevo perfettamente dove volesse arrivare
«e il vostro amico Rafe invece? cosa sa di lui?» sospirai
«ci siamo frequentati per un brevissimo periodo prima di partire per questa vacanza» risi facendo le virgolette all'ultima parola
«è strano sa, uno spacciatore, una ragazzina e il figlio del più grande imprenditore delle Outer Banks partono per una vacanza insieme»
«è sicura che lei non ne sa niente?» smise di mangiare per osservarmi con i suoi occhi scuri
«sicurissima, onestamente non sono mai stata interessata alla droga e mai lo farò, il mio desiderio è solo tornare a casa dalla mia famiglia» trattenni il respiro
«da suo padre? un violento e un drogato? in carcere?»
«la famiglia non è per forza sangue» lo guardai ridere
«capisco, dai suoi quattro amici» mi raddrizzai con la schiena sentendo la pancia iniziare a farmi male
«esattamente, sono loro la mia famiglia» non dovevo destare nessun sospetto, dovevo pensare a loro
Lo vidi alzarsi con tranquillità dalla sedia per avvicinarsi a me a passo lento, ammettevo di provare un leggero timore ma la mie espressione beffarda non lo dava a vedere.
«Cassie Jones, diciassette anni nata a Kildare nelle Outer Banks» iniziò a parlare
«John Booker Routledge, Kiara Carrera, Pope Heyward e JJ Maybank»
«questi sono i nomi dei tuoi amici giusto?» lo guardai dura e con la mascella serrata
«i pogues» disse abbassandosi alla mia altezza
«non c'è modo di fottermi ragazzina, ucciderò prima i tuoi amici e poi te» mi afferrò il viso in una mano
«voglio sapere dov'è finito il mio carico» ringhiò costringendomi a guardarlo
«è sotto sequestro dalla polizia, a meno che qualcuno di quei poliziotti non lavori per un'altra merda come voi»
Risi leggermente quando la sua grande mano si posò con forza sulla mia guancia, istintivamente afferrai il coltello alla mia destra e prima che glielo piantassi al collo i suoi uomini mi allontanarono da lui.
«sei una donna morta Cassie Jones» gli sputai contro
«hai due giorni e poi sarai sotto terra»
I suoi occhi erano rossi, se avesse potuto mi avrebbe ucciso anche in quel momento.
«vaffanculo» urlai mentre mi trascinavano su per le scale
«ho detto lasciami» continuai
Quando mi lasciò feci per scappare ma mi afferrò ridendo.
«non li guardi i film ragazzina?» mi guardò pietoso la solita guardia chiudendo poi la porta nuovamente a chiave
«fin troppi» risi tenendo ben salda la pistola tra le mani
«tra un po' vedremo chi sarà sotto terra» guardai fuori dalla finestra
Mi avvicinai ad essa con velocità, non avevo mai constato che il mare fosse più vicino di quel che pensavo, era quella la mia via di fuga, dovevo andarmene.

Die for you | rafe cameronDove le storie prendono vita. Scoprilo ora