PESSIMI GENITORI

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Stamattina mi sono svegliata, sorprendentemente, di buon umore. Non capita spesso, in questo periodo ancora di più. Il sole attraversa le persiane della mia camera da letto e mi bacia la pelle. Essendo appena iniziato giugno le temperature si stanno alzando il che mi mette tanta serenità. Mi alzo dal letto e decido immediatamente di prepararmi per affrontare un'altra giornata impegnativa. Decido di indossare una maglia ricevuta per il mio 13esimo compleanno da parte di mia nonna; tutta rossa e con una scritta bianca che dice "BRILLA SEMPRE E SPACCAGLI IL BUDY"; sì mia nonna era una tipa molto spiritosa e moderna, sempre al passo con le nuove mode del momento ed è forse per questo che abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto. Lei è sempre stata la mia migliore amica, le ho sempre confidato tutto e mi sono sempre sentita me stessa finché un giorno la nonna non si è più risvegliata e non ho molti ricordi di lei, uno dei pochi è proprio questa maglietta. La indosso e ci abbino degli shorts di jeans, nonostante il caldo vorrei presentarmi vestita decentemente per andare in ospedale dai bambini. Scendo le scale ed arrivo in cucina dove, per mia sorpresa, trovo entrambi i miei genitori, insieme, e in silenzio; miracolo. 
"Buongiorno" annuncio allegra.
"Ciao" ribattono all'unisono con un tono cupo, come sempre.
"Come mai ancora a casa?" chiedo sorpresa.
"Oggi tua sorella viene dimessa"
Resto sbalordita, quando pensavano di dirmelo? 
"Che notizia meravigliosa" dico ancora più felice di prima. Finalmente quest'inferno sta per cessare. "Non siete contenti? Stella finalmente torna tra noi del tutto", afferro un bicchiere e mi verso della spremuta d'arancia aspettando una loro risposta che, però, inizialmente, non arriva. Sono sorpresa, dovrebbero essere felici eppure non lo sembrano.
"Certo che si, siamo stati molto preoccupati" annuncia mio padre mentre non stacca  neanche per u secondo gli occhi dal giornale.
"E perché non siete andati a trovarla allora? Le avete fatto del  male in questo modo". Appena pronuncio questa parole 4 occhi guizzano su di me e mi fissano intensamente. Colpiti ed affondati.
"Luna non è così facile", questa volta è mia madre a parlare, effettivamente è stata in silenzio per troppo tempo.
"Ah no?" rispondo con aria di sfida. Questi due mi nascondono molte cose.
"No, non puoi capire ora va' via" ordina papà; non penso proprio.
"Invece sono abbastanza grande per comprendere molte cose", poso il bicchiere con la spremuta, non ho più sete.
"No non lo sei e non fartelo ripetere più, vattene" continua mio padre.
"Che succede? Perché tutto questo mistero? io, a differenza vostra, so cosa ha fatto Stella quella sera e con chi era"
I loro sguardi diventano di fuoco.
"Luna ho detto basta" Ribadisce mio padre. Come mai tutta questa tensione? Cosa c'è ancora che non so?
"Come mai tutta quest'ansia? Che succede papà, mamma?"
"Luna, meglio se ne resti fuori" inizia mamma  " sappiamo cosa fare". No non lo sapete, non siete stati capaci di proteggerla e non posso fidarmi ancora di voi.
"Mamma.." non posso credere che vogliano tenermi fuori da tuto ciò, sono sua sorella. 
"Va bene" dico; se non saranno loro a dirmelo lo scoprirò da sola. 
"Buona giornata" mi augurano quando inizio ad avviarmi verso la porta d'ingresso.
"Andate al diavolo" sussurro. Vaffanculo!
Inizio a camminare verso l'ospedale poco distante e scrivo un messaggio a Viola:
"Ci vediamo questo mercoledì a pranzo per scambiare due chiacchiere va bene?, scegli tu dove"
E poi scrivo a Mark:
"Ciao, novità? mia sorella è stata dimessa, sto andando all'ospedale, ci sentiamo stasera"
Senza attendere una loro risposta spengo il telefono e continuo a camminare spedita.
Non mi farò rovinare la giornata da due cretini!


Arrivo finalmente in ospedale tutta sudata, il caldo non è dalla mia parte oggi.
Arrivo subito nella "sala-giochi" dove trovo già i miei amati bambini. Saluto cortesemente l'infermiera ed inizio a tirare fuori i giochi risposti negli scaffali in alto, poco pratici per dei bambini in effetti.
Ci sediamo tutti ed iniziamo a giocare con dei giochi di società. Alcuni di loro urlano, piangono, altri ridono e scherzano; la testa mi scoppia di già ma è un piccolo dettaglio.
Mi rendo conto che manca Olly all'appello ma non essendo un paziente dell'ospedale forse oggi ha avuto altro da fare. Ora che ci penso il mio adorato "collega" non si è ancora fatto vivo. Evito di pensarci e mi soffermo sugli altri bambini. Gioco con Elisa a "Indovina chi", con Lorenzo a scacchi, dove vince di nuovo, e con Roberta con le bambole. Provo a dividermi in mille e a giocare un po' con tutti i bambini ma ammetto che alla lunga non è semplice, e con questo caldo poi. Il sole, l'estate, mi mettono tanta allegria ma qui stiamo esagerando con i gradi!
"Luna!" mi chiama Giacomo, un bambino affetto da una sindrome rara, ma molto dolce e gentile; amo giocare con lui, è molto intelligente e maturo per la sua giovanissima età. 
"Si?"
"Puoi prendere la dama, ti va una partita?"
"Certo piccolo" rispondo subito, nonostante sia una frana a dama amo vederlo ridere dopo una vittoria scontata.
Mi alzo e mi dirigo verso l'armadietto contenente tutti i giochi possibili ed immaginabili e subito noto lo scatolo della dama sullo scaffale più in alto. Maledizione, merda, cazzo! 
Perché gli oggetti devono essere sugli scaffali più alti? E soprattutto perché io devo essere così bassa?
Decido di provarci lo stesso e mi alzo in punta di piedi provando ad afferrarlo, ovviamente fallendo.
Sento i nervi a fior di pelle ma non mi arrendo e continuo a provarci sempre più indispettita. Mi alzo sempre di più sulle punte finché una manona prende lo scatolo. Mi giro di scatto e sento che mi sta per uscire il fumo dalle orecchie a causa della rabbia ; odio essere aiutata in cose così semplici. Davanti a me c'è Mirko con la su solita aria da stronzo- perfettino- figlio di papà, con in mano la scatola della dama che mi osserva divertito. Indossa una maglia aderente e a mezze maniche e dei pantaloncini grigi:" Ehy Luna non distrarti !" mi ripeto; non sarà la sua bellezza a farmi calmare.
"Non c'era bisogno" gli dico con un tono aspro.
"A me sembrava il contrario" dice divertito; pensa di potersi prendere gioco di me?
"Ti è sembrato male, fidati potevo benissimo farcela da sola"
"Mh mh convinta te" e scoppia ridere. Sento che sto per mettergli le mani addosso! " No Luna respira."
"Senti non puoi arrivare quando ti pare e piace e fare anche lo sbruffone"
"Ah si?" 
"Si"
"E chi lo dice?" ribatte pronto divertito.
"Io". Incrocio le braccia al petto. 
Scoppia in una risata sonora ed esclama: "Ah be se lo dici tu"
"Sei un fastidio continuo, stavo tanto bene fino a 3 minuti fa"
"A me sembrava solo che avessi bisogno di aiuto, volevo essere gentile"
"Ma chi vuoi prendere in giro! Va a raccontare questa storia ad un' altra, non farlo più stronzo!"
Si gira di scatto e si avvicina, troppo.
"Ei nanetta se tu sei alta un metro e un tappo non posso farci nulla, abbassa i toni quando parli con me chiaro?" Nanetta... quel nomignolo...
Aspetta cosa? Come si permette? Sto per commettere un omicidio.
"Cosa? Ma chi ti credi di essere? Io posso fare quello che mi pare e quando mi pare, chiaro?"
Si avvicina ancora finché non mi ritrovo spalle al muro, letteralmente.
"Volevo fare un opera di bene per una volta nanetta ma evidentemente il mio aiuto non è gradito" abbassa il tono della voce. 
Sento lo stomaco sottosopra.
"No per niente" ribatto. Non vincerà.
"Bene, allora prendila se non hai bisogno di me" mi dice mentre alza la scatola della dama sopra la mia testa. Cazzo.
Inizio a saltare in cerca di acciuffare quella benedetta scatola, provando addirittura a fargli abbassare il braccio ma invano. Che umiliazione.
"Smettila con questi giochetti Mirko, mi serve quella scatola, devo andare a giocare con un bimbo che mi sta aspettando già da troppo e non posso perdere altro tempo" sentenzio.
"Ah be'  tu non hai voluto il mio aiuto, su nanetta se ci riesci prendilo" e gli spunta nuovamente la fossetta sulla guancia destra. Sto andando in iperventilazione.
"Senti va al diavolo, sei insopportabile, mi chiedo come facciano i tuoi genitori a tollerarti" 
Alla parola genitori, però, il suo volto si incupisce abbandonando l'alone di divertimento che era presenta fino ad un attimo prima. Forse dovevo tenere la lingua a freno.
Abbassa il braccio e mi restituisce burbero la scatola.
"Tieni" si volta e si allontana ma prima di uscire dalla stanza mi fissa con uno sguardo glaciale che mi fa gelare il sangue. Cosa ho detto di male?
Prendo la scatola e la tengo stretta al petto prima di tornare dai bambini. 


Finalmente sono arrivate le 18 del pomeriggio, questa giornata mi ha stremata più del previsto. Ho giocato tutto il tempo senza tregua con tutti i bambini; li ho rincorsi, abbiamo colorato, letto e fatto tantissime altre attività, tutte sotto lo sguardo attento e terrificante di Mirko che non mi toglieva gli occhi di dosso con quello sguardo omicida. L'ho fatta grossa forse, ma alla fine chi se ne frega, ha iniziato lui. Finalmente il mio turno è giunto al termine e posso tornare a casa e rilassarmi con un bel bagno caldo, o almeno spero. I bambini sono stati portati via e noi stiamo sistemando tutti i giochi utilizzati oggi negli appositi contenitori; ho fatto ben attenzione a riporre la scatola della dama nello scaffale più basso dell'armadietto. 
"Come mai oggi non è venuto Olly?" chiedo incuriosita.
"Oggi è andato a casa di un suo amichetto" risponde senza mai incrociare il mio sguardo. 
"Meglio così, questo posto è tanto allegro quanto triste" ed è vero.
Annuisce ancora in silenzio. Finiamo di sistemare tutti  giocatoli e nonostante vorrei continuare a parlargli mi mordo la lingua più volte: non ne vale la pena.
Dopo aver sistemato tutto raccolgo le mie cose e mi reco verso l'uscita.
"Ciao Mirko" lo saluto.
"Ciao Luna" ricambia con un tono neutrale mentre finisce di raccogliere le sue cose. Esco in strada e il calore del tardo pomeriggio mi avvolge ed inizio a camminare verso casa. Non voglio affrontare i miei, non voglio litigare di nuovo, ma intanto a casa ci sarà mia sorella il che rende le cose più facili, anche se di poco.
C'è ancora molto che non so...
Arrivo nei pressi di casa mia e mi preparo al peggio.
Entro e stranamente è tutto molto silenzioso, sembra che non ci sia nessuno, o forse è così? No impossibile deve esserci Stella oggi. Digito velocemente il numero di mio padre ma parte la segreteria telefonica. Come sempre. Passo a quello di mia madre che dopo alcuni squilli risponde.
"Che c'è ?" chiede seccata.
"Mamma ma Stella dov'è?"
"Ah alla fine non l'hanno dimessa ".  COSA? e quando  avevano intenzione di dirmelo?
"Perché non ne sapevo nulla?"
"Me ne sono dimenticata". Mi sto arrabbiando ma evito di risponderle a tono, voglio prima capire il perché.
"Come mai non è stata dimessa?"
"Non è stata bene" 
Che intende? Dal suo tono di voce non trapela preoccupazione ma questo è ormai scontato.
"Cosa le è successo? devo andare in ospedale?" chiedo.
"No starà bene, solo un piccolo abbassamento di pressione" minimizza; scherza vero?
"Adesso devo andare tesoro, mangia" mi saluta e butta giù. Non ci credo, ancora ci hanno trascurate, l'hanno trascurata, sarà spaventata e i suoi genitori minimizzano così. Assurdo. Salgo le scale a due a due e mi fiondo in doccia senza riuscire più a restare lucida: devo andare da lei.
Esco dalla doccia ed infilo dei vestiti puliti alla svelta e controllo il cellulare che segna le 21 precise; le visite saranno vietate ma voglio saperne di più. Si stava rimettendo, cosa è accaduto?
Vedo anche i messaggi di Viola e di Mark che ho totalmente ignorato per tutto il giorno.
Viola mi scrive:
"Certo tesoro ti fa solo del bene e poi ha aperto proprio qui vicino un nuovo ristorantino adorabile, devo raccontarti tante cose e non permetterti di darmi buca! A prestoo!"
Non le rispondo e controllo quelli di Mark:
"Buongiorno, sono felice che tua sorella stia meglio, se hai bisogno chiamami" il tutto accompagnato con una faccina con gli occhi a cuoricino.
Gli scrivo:
"Mia sorella non si è sentita bene misteriosamente e non l'hanno più dimessa, i miei non mi dicono nulla e mi sto recando in ospedale, a presto" 
Mi risponde immediatamente:
"Luna resta lucida, sto arrivando, altrimenti che razza di fidanzato sarei?" 
"Ti aspetto"
ed evito di rispondere a quell'allusine; non è serata.
Esco di casa e aspetto Mark sul marciapiedi in un totale stato di agitazione. Perché le cose peggiorano di giorno in giorno? Cosa ho fatto di male per meritarmelo? Non posso crederci..
Vorrei mettere fine a tutto questo, vorrei solamente sparire e dimenticare tutto, per sempre.

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