I RICORDI...

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POV MARK:
Oggi è una di quelle giornate da dimenticare. Tutto è andato per il verso sbagliato: Stamattina la mia segretaria, Luisa, aveva sbagliato a segnare gli orari con dei clienti e a causa di questo errore ho dovuto aspettare due ore intere prima di poter iniziare la riunione che, fortunatamente, è andata a buon fine, e sono riuscito a concludere un'importante contratto; forse così papà sarà fiero di me. 
Nel pomeriggio dovevo pranzare con mio fratello, anche perché non ci vediamo da molto ma ovviamente mi ha dato buca l'ultimo minuto dicendo di avere delle commissioni importanti da svolgere. Negli ultimi mesi non ci siamo praticamente mai visti, il che mi lacera il cuore ogni volta che ci penso. Abbiamo sempre avuto un bel rapporto, sempre stati complici e uniti anche durante le discussioni, abbiamo sempre contato l'uno sull'altro ma ultimamente sembra tutto diverso. Mio fratello è sempre stato il preferito dei miei genitori, il primo erede dell'azienda familiare e l'unico ad aver sempre sognato di seguire le orme di nostro padre. L'unico a saper parlare 3 lingue magistralmente più 2 che sta ancora imparando, l'unico ad avere un futuro come imprenditore grazie alla sua capacità d'ipnotizzare chiunque con le sue parole e a portare sempre a buon fine i vari contratti, a trovare sempre nuovi clienti e a essere sempre preciso, puntuale ed impeccabile su tutto. L'unico a portare una dama ad ogni congresso, sagra, riunione o evento pubblico, nonostante non abbia mai avuto una fidanzata stabile ma questo non importa a nessuno: l'importante è apparire. Noi Clarke non possiamo fare quello che vogliamo quando vogliamo ma mio fratello è come se potesse perché agli occhi di tutti è sempre stato il principe perfetto, l'unico a poter portare avanti l'azienda fondata anni fa dal nostro bisnonno. Io, invece, sono sempre stato il secondo figlio, quello ingenuo, quello che non riesce a parlare in pubblico, quello che non sarebbe mai riuscito in un impresa tanto difficile ed ambiziosa come portare avanti un attività, quello che otteneva sempre risultati discreti ma mai perfetti, sempre buoni ma mai eccellenti, sempre nella media e mai oltre la media, sempre quello sostituibile e mai l'indispensabile. Questa cosa col corso degli anni mi ha iniziato a pesare sempre di meno; da da ragazzino ne ho sofferto moltissimo, mi sentivo sempre fuori luogo, sempre il secondo in tutto nonostante il mio impegno, mi sentivo messo da parte  e i miei genitori davano tutte le attenzioni a mio fratello, mi sentivo terribilmente solo. Mio fratello è sempre stato l'unico a non voltarmi mai le spalle, l'unico che mi è sempre stato vicino, l'unico ad ignorare quello che i miei genitori dicevano sul mio conto, l'unico a non sentirsi superiore di me. Ne abbiamo passate tante e non ci siamo mai divisi, eppure da un po' di tempo mi sembra come se si fosse dimenticato di tutto quello che abbiamo dovuto affrontare, come se si fosse dimenticato della nostra cicatrice..
Nel tardo pomeriggio, prima della chiamata di Luna, mio padre ha deciso di convocarmi nel suo ufficio, al terzo piano dell'edificio aziendale, tutto rivestito di marmo con una bella scrivania al centro della sala. 
"Oh Mark, tutto bene ?" mi ha accolto.
"Si papà come mai mi hai fatto chiamare?"
"Volevo assicurarmi che tra un mese tu non ti presentassi da solo"
"No, ho l'accompagnatrice" non avrei voluto riaprire discorso ma evidentemente mio padre ci tiene particolarmente.
"Sono così felice figliolo, è bene che tu ce la faccia conoscere" aveva sentenziato con una falsa allegria.
"Non ne vedo il motivo, mio fratello non l'ha mai fatto"
"Ma tuo fratello, figliolo, ne cambia una ad evento te invece sento che fai sul serio con questa fanciulla"
"Non è un buon periodo per lei papà"
"Oh ma che sarà mai una cenetta discreta e tranquilla, facciamo tre giorni prima dell'evento?"
"Non decido io per lei"
"Oh certo allora diglielo" 
"Chiederò ma non è nulla di certo"
"Certo figliolo capisco" aveva detto con quell'espressione che tanto odio; come se mi trattasse da cretino.
Dopo questo breve ma intenso colloquio mi aveva chiamato Luna ed ora sono in viaggio a tutta velocità per raggiungerla il prima possibile. Mi dispiace per Luna, le voglio un mondo di bene nonostante ci conosciamo da poco e il fatto che i suoi genitori abbandonino sia lei che sua sorella mi fa piangere il cuore. Vorrei toglierle tutto il male e prendermelo ma ne ho già troppo forse dentro di me. Se solo potesse vedersi con i miei occhi capirebbe; capirebbe quanto mi piace quando arriccia il naso quando qualcosa non le piace, capirebbe che amo quando sorride e gli occhi le diventano due fessure sottili, capirebbe che quando entra in una stanza la illumina, capirebbe perché quando la vedo la mia giornata di merda diventa un po' meno di merda. 
Sorrido solo al suo pensiero e nonostante ora l'abbia incastrata in questa situazione con la mia famiglia io voglio solo del bene per lei. 
Arrivo fuori casa sua e la trovo lì, immersa nei suoi pensieri più oscuri, bella e tormentata. 
"Luna, eccomi, spiegami tutto ti prego, sali" la saluto senza mezzi termini.
"Ciao.." nel suo tono qualcosa non va, è scossa.
"Allora?" le chiedo mentre si allaccia la cintura di sicurezza tremante. 
"Non so nulla, mia madre non mi dice mai nulla, andiamo all'ospedale e sapremo tutto"
"Mi dispiace, sembrava finito quest'incubo" le dico.
"Invece è appena iniziato" ed ha ragione. Ovviamente, evito di parlarle della cena con i miei.

Arriviamo in men che non si dice fuori l'ospedale e   lei si precipita verso l'ingresso.
Arrivati davanti la camera di sua sorella troviamo un medico al quale chiediamo subito informazioni:
"Salve, siamo dei parenti stretti di Stella, io sono la sorella" annuncia in ansia Luna, dal suo tono di voce sembra che stia per mettersi a piangere. 
"Signori la situazione è critica, Stella ha subito del forte stress in questo periodo ed ha avuto una forte ricaduta" ci annuncia il dottore.
Vorrei abbracciare e stringere Luna in questo momento ma resto fermo.
"Dottore è accaduto qualcosa? me lo dica" lo prega Luna. 
"Non saprei dirle fino a poco fa i suoi dati rientravano nella norma"
"Posso parlarle?" 
"Tra 1 ora può ma solo per pochi minuti, deve riposare" 
"Certo". Il medico si allontana e Luna crolla sedere su una delle sedie del corridoio.
Scoppia in lacrime e non riesco più a tenere le mani a bada quindi la prendo e l'abbraccio tenendola stretta contro il mio petto. Lei ricambia l'abbraccio e continua a piangere contro di me ma in quel momento mi sento vivo. La sua vicinanza, il suo contatto mi accendono qualcosa dentro. Ho sempre sognato di stringerla così forte  finalmente il mio sogno si è avverato anche se per pochi secondi. Poco dopo essersi lasciata andare, infatti, si raddrizza e si asciuga le lacrime velocemente.
"Scusami non volevo, ne avevo bisogno" dice con la voce rotta dal pianto.
"Tranquilla, sai che sarò sempre una spalla su cui piangere, in tutti sensi" aggiungo guardando la macchia che mi ha asciato a causa del suo pianto. Questa maglietta la incornicerò probabilmente.
Scoppia a ridere e l'ospedale si illumina. Se solo sapesse che è così bella.
"Signori, potete entrare" ci annuncia un medico. Peccato.
All'interno della camera  si respira un' aria tesa. Stella è intubata ma sembra star meglio. 
Luna si precipita verso la sorella nuovamente in lacrime; Quanto vorrei che le lacrime non solcassero mai più il suo dolce volto. 
"Stella che ti è successo?" dice singhiozzando mentre io mi sistemo in un piccolo angolino in ascolto.
Stella riesce a dire due parole prima di avere un attacco respiratorio. Improvvisamente tutti i medici rientrano nell'angusta stanza e ci pregano di uscire alla svelta e noi ubbidiamo. Dalla parete vetrata vediamo medici che cercano di rianimare Stella in tutti i modi e che le fanno iniezioni. Decido di prendere Luna per la mano e allontanarla da quella scena terribile. Non posso neanche immaginare il dolore che prova in questo momento: se su quel letto d'ospedale ci fosse mio fratello probabilmente sarei già morto. Ma Luna è più forte di me, anche se non se ne rende conto; lei è stupenda anche per questo, per la sua capacità di essere bella e forte senza rendersene conto.
La porto fuori, all'aria aperta, dove la notte sta iniziando a calare. 
"Hai fame? Vuoi mangiare qualcosa, hai mangiato a pranzo?" le chiedo, nonostante sappia che al momento non gliene frega nulla, deve mangiare.
"Non ho fame grazie lo stesso"
"So che è dura, ma passerà" provo a rassicurarla ma non mi sembra convinta. 
Mi guardo le scarpe, vorrei fare qualcosa di più per lei. 
"Qualsiasi cosa dimmela che la farò, vorrei esserti più d'aiuto" 
"Fai già tanto" mi rassicura. 
La osservo e nonostante il filo di mascara sbavato intorno agli occhi ed il naso arrossato a causa del pianto la trovo bellissima.
Mi avvicino a lei e le passo un braccio intorno alle spalle stringendola di nuovo a me, e lei non si oppone. Appena la sua testa tocca il mio petto mi sento di nuovo vivo; chissà se per lei è la stessa cosa, chissà se è innamorata di me come io lo sono di lei, chissà se sta con me solo per il nostro accordo e in realtà non prova nulla..
"Mark.." sussurra.
"Dimmi" 
"Grazie di esserci, se non ci fossi tu.."
"Non pensarci, ci sono e non sarai mai da sola" 
All'udire queste parole sembra rassicurarsi un po'. 
"Starà bene" 
"Non ne sono sicura"
"Vorrei sapere cosa l'ha fatta spaventare così tanto, cosa ha causato questo stress eccessivo e non penso che c'entrino solo i suoi genitori" confesso.
"Mark.." improvvisamente il suo tono sembra cambiato, più preoccupato.
"Che succede?"
"Prima di avere un attacco respiratorio...mia sorella mia ha detto una cosa" 
"Cosa?" cerco di celare la mia preoccupazione.
"Mi ha detto che le è arrivata una lettera in anonimo" 
"Dove si trova?"
"Non lo so, si è sentita male subito dopo avermelo confessato"
"Dobbiamo trovarla, tua sorella è in una stanza d'ospedale non può essere lontana"
"Lo spero, aspettiamo che stia meglio, oh Mark ho così tanta paura" 
"Non temere ci sono io" e la stringo ancora un po'.
"Grazie" mi stringe a sua volta.
"Si è fatto tardi" mi fa notare ma io ho perso del tutto la cognizione del tempo.
"Oh, vuoi tornare a casa?" le chiedo dispiaciuto: vorrei restare con lei ancora ed ancora.
"No, non voglio affrontare i miei, mi arrabbierei e non è serata, voglio stare tranquilla" 
"Mh, un posto lo avrei, dì ai tuoi che non torni a dormire"
"Cosa?"
"Fallo, fidati"
Conosco io un posto dove i pensieri scompaio e la mente riposa.


POCO DOPO:
Dopo che Luna ha avvisato i suoi genitori che non sarebbe tornata a casa perché si trovava con me ci siamo sciolti dall'abbraccio ed io, nonostante i 23 gradi, ho sentito freddo.
Siamo poi saliti in macchina dove Luna continuava a tartassarmi di domande.
"Dove andiamo?"
"Stai per scoprirlo" 
"Ma io voglio saperlo ora"
"La pazienza non rientra nelle tue qualità vedo" avevo detto con un tono divertito.
"Ti prego"
"Aspetta, siamo praticamente arrivati"
Poi siamo scesi davanti ad una residenza graziosa ed elegante.
Ora Luna girovaga per le varie stanza arredate discretamente, porgendo domande a tutto il personale che nel frattempo muore dalle risate. Adoro quando si comporta così.
"Che posto è questo?" dice sbalordita dall'immensità della residenza.
"Qui ci passavo le festività con tutta la famiglia riunita, in particolare l'estate" rispondo con una puta di malinconia nella voce.
"Wow, e la tua stanza era?"
"Quella in fondo al corridoio del 3 piano, vieni"
Mentre saliamo la grande scalinata Luna non può fare a meno di osservare attentamente tutte le foto appese che mi ritraggono dai miei 8 anni circa fino ai 15, poi abbiamo smesso di venire qui.
"Che carino che eri senza i due denti davanti" dice mentre ride a crepapelle
"Simpatica" rispondo sarcastico quando in realtà mi sto divertendo tantissimo.
"E questo chi è?" mi chiede indicando Alfred.
"Il braccio destro di papà, era parte della famiglia praticamente" 
"Oh era davvero un uomo elegante" 
"Tantissimo, amava vestirsi elegante anche quando non ce n'era bisogno, i suoi capelli bianchi mi ricordavano la neve e i suoi occhi il mare in tempesta, non sembra dall'apparenza ma era una delle persone più dolci e tenere del mondo"
"Dovevi essere molto affezionato"
"Già è così" rispondo mentre osservo la sua figura alta e snella.
"Dov'è ora?"
Oh..
"Oh non so, ero troppo piccolo per capirne di affari.." liquido l'argomento. 
"E lei?" chiede ancora Luna incuriosita.
"Oh Rose, la migliore amica di mamma, era come una sorella per me"
"Che bella donna"
"Si era molto bella e molto fine"
"Lei è morta?"
"Purtroppo si" 
"Oh mi dispiace"
"Non preoccuparti è accaduto molto tempo fa" rispondo noncurante.
Rose mi aveva sempre fatto da mamma e la sua scomparsa mi aveva fatto più male di quanto volessi ammettere. 
Per fortuna ci allontaniamo da quella fotografia piena di ricordi belli. Se solo a quell'età avessi saputo cosa mi sarebbe aspettato.
Prima di allontanarmi del tutto lancio l'ultima occhiata alla foto: come eravamo felici, peccato che poi si sia ribaltato tutto. 
Arriviamo al 3 piano e conduco Luna verso la mia ex- camera.
Entrando noto che tutto è uguale a prima, non è cambiato nulla.
Il mio letto ha ancora le lenzuola di Spiderman il che mi strappa un sorriso amaro, sulle mensole sono ancora presenti i fumetti che leggevo a 13 anni e le coppe che aveva vinto a 11 in un campionato di calcio del quartiere. Sulla scrivania ancora i vecchi quaderni che utilizzavo per colorare e scrivere quello che mi passava per la mente. Sembra che il tempo si sia fermato. Nei miei ricordi mi vedo ancora saltare sul letto con mio fratello e la signora Rose che ci viene a richiamare ma alla fine finisce per giocare insieme a noi, come sempre. 
Sulle pareti sono ancora presenti i poster tipici adolescenziali e sembra come se avessi ancora 15 anni. Ricordo bene l'ultimo giorno che sono stato qui, come se fosse ieri quando in realtà sono già passati tre anni...

3 anni fa..
"Mark sbrigati!" aveva sbraitato mia madre dal piano inferiore. La dolcezza non è mai stato un suo dono ma quel pomeriggio di settembre sembrava ancora più aspra e cupa del solito, il che non era un buon messaggio. La situazione con papà la stava stressando molto e lei si rifugiava in cattiva abitudini continuamente. 
Avevo appena finito di giocare al computer e di preparare la valigia, non sapendo che quella sarebbe stata l'ultima volta che sarei stato in quella stanza. 
"Arrivo!" avevo avevo urlato dal piano superiore e poi, prima di scendere le scale, avevo nascosto attentamente sotto al letto una lettera che il me di 10 anni più vecchio avrebbe dovuto leggere. Avevo guardato per l'ultima volta la mia camera e avevo sussurrato "All'anno prossimo" e poi ero sceso di corsa. In fondo alle scale c'era anche mio fratello che stava aiutano la mamma con delle valige. Mi ero guardato attorno e avevo visto che tutti avevano un'aria strana. Dopodiché ero salito in auto lasciandomi alle spalle i miei anni migliori.



"Che bella camera!" esclama Luna 
"Un po' infantile però molto bella ancora"
"Non posso crederci, è rimasto tutto com'era anni fa?"
"Tutto uguale"
"Wow, è bellissimo"
"Già lo è"
"Dormirai qui stasera?" mi chiede.
"Dormiremo in questa casa, sì"
"Intendevo, dormirai in questa camera?"
"Oh non lo so, ho paura di contaminare tutto, ci sono tante stanze anche se ognuna di questa mi porta alla mente dei ricordi"
"Wow, dove posso dormire io?"
"Oh nella camera degli ospiti, non è mai stata usata, vieni" 
Accompagno Luna alla camera dall'altro lato del corridoio e alla mente mi tornano i momenti passati a correre con mio fratello per tutta la casa. Quante ne combinavamo.
"Eccoci" annuncio. La camera è perfettamente in ordine. Presenta un letto a baldacchino molto ampio, un armadio a due ante e una scrivania di medie dimensioni. Tutto sui toni del bianco e panna. 
"Grazie, è stupenda, scusami vorrei passare più tempo con te ma ho troppo sonno, vorrei andare a dormire" mi dice sincera. La capisco.
"Certo anche io, qualsiasi cosa chiamami o chiama qualcuno del personale" 
"Grazie per tutto e be' per questo, ma perché hai scelto di portarmi proprio qui e non a casa tua?"
"Perché è qui che sono davvero me stesso e dove lo sono sempre stato"
Restiamo in silenzio qualche minuto finché Luna non mi si avvicina e mi da un bacio sulla guancia. In quel momento sento tutte le ossa frantumarsi e il cuore esplodermi. Si allontana e si gira, chiudendo la porta. Resto immobile alcuni secondi, forse minuti e poi mi risveglio al mio stato di trance.
Mi giro e inizio a camminare per tutta la casa sopraffatto dai ricordi.
Entro prima di tutto in cucina, lì mamma e Rose cucinavano sempre piatti deliziosi, erano davvero delle cuoche straordinarie.

3 anni prima...
Io e mio fratello stavamo correndo senza sosta per tutta la casa, fermandoci in cucina.
"Siete due monelli, non vi fermate mai" aveva detto Rose con la sua solita voce dolce e musicale.
"Rose che stai cucinando?" le aveva chiesto mio fratello. 
"Tacchino e patate, il vostro preferito" 
Avevamo esultato contenti e poi avevamo visto arrivare la mamma che portava il tiramisù a tavola.
"Il tiramisù! il mio preferito!" avevo esclamato e la mamma aveva annuito.
Io e mio fratello ci eravamo, infine, diretti a tavola, dove c'erano tutti ad aspettarci felici ed allegri..



Dopo la cucina mi avvicino al terrazzo dove rivedo le giornate in piscina con mio padre ed Alfred, in cui giocavamo a calcio, facevamo il bagno e grigliavamo la carne.


3 anni prima...
"Hai talento, sei bravo, con un po' di allenamento diventerai bravissimo" mi aveva lodato Alfred.  Gli avevo sorriso mentre papà continuava a grigliare le bistecche.
"Adoro giocare a calcio" avevo esclamato e Alfred mi aveva accarezzato la testa con un gesto affettuoso.
"Mark!" mi aveva chiamato papà
"Si?"
"Vuoi aiutarmi a grigliare?" mi aveva chiesto
"Certo" avevo esclamato entusiasta. Amavo passare del tempo insieme e mio padre, soprattutto grigliare con lui mi metteva serenità.
Lo avevo raggiungo e lo avevo aiutato e lui mi aveva sussurrato 
"Sono fiero di te" per l'ultima volta, non me lo avrebbe mai più detto d'ora in avanti.


Torno dentro e passo davanti alla maestosa camera dei miei genitori. In questa stanza ci sono ricordi belli e ricordi brutti...

3 anni prima...
Mamma e papà stavano litigando i nuovo, e questo sarebbe stato l'ultimo anno che avremmo passato qui, anche se ancora non lo sapevo.
Urlavano, il che mi metteva tanta paura anche se non capivo bene di cosa stessero parlando. 
"Basta, non ne posso più" aveva detto all'improvviso papà.
"Io non riesco più ad andare avanti Thomas! sono stufa"
"Lo sono anche io!"
"Cambiamo vita, finiamola qui" aveva detto la mamma in lacrima; era raro vederla singhiozzare.
"Neanche per scherzo, non mi farò sfigurare a causa tua e di un tuo capriccio! Che figura ci farei!?" aveva urlato papà.
E poi mio fratello mi aveva chiamato ed io mi ero allontanato...


Decido di andare a dormire in una delle numerose camere degli ospiti e prima di andare a dormire sfilo il cellulare dalla tasca della giacca appoggiata alla sedia.
Entro nella chat con mio fratello e digito:
"Se ti dicessi dove mi trovo non ci crederesti!"
"Dove sei?" risponde subito, strano.
"Ti dicono qualcosa: casa, terrazzo, Rose, Alfred?"
"Non posso crederci"
"Dovresti"
"Perché sei lì?"
"Dovevo staccare un po'"
"Fai bene"
"Tutto è rimasto uguale a 3 anni fa"
"Mi manca quel posto" 
"Anche a me, infatti, mi sembra un sogno"
rispondo entusiasta: una vera e propria conversazione con mio fratello che negli ultimi mesi a malapena mi risponde al cellulare.
"Fratellino ci sentiamo domani, mi si stanno chiudendo gli occhi". Resto deluso da questo messaggio; volevo parlare dei ricordi che mi erano tornati in mente ma evidentemente non è il momento.
"Certo, notte"
"Notte"
ed esce dalla chat.
Spengo il telefono e prima di addormentarmi ripenso a tutti i bei ricordi legati a questa casa prima del cambiamento drastico che avrebbe preso la mia vita. Mi faccio cullare dai ricordi delle cene all'aperto, dei tuffi in piscina, dei giochi con mio fratello; quando la mia vita era ancora allegra, spensierata e soprattutto quando mi sentivo ancora Mark e non un semplice e comune Clarke. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 13, 2024 ⏰

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