Fuggitiva

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Dopo essermi lasciata la sua casa alle spalle e aver camminato per quasi un'ora mi fermo sul ciglio della strada e ragiono per qualche momento.

Se qualcuno dovesse trovarmi qui sarebbe un vero casino.
I vicini di quella che fino a poco fa era casa mia, sanno benissimo chi sono e mi riconoscerebbero tra mille per tutte le volte che mi hanno vista stretta al braccio di mio marito e non credo si berrebbero la storiella della passeggiata al chiaro di luna per schiarirmi le idee.

Dio solo sa quanto sia influente e conosciuto dentro e fuori la nostra città.
Non mi stupirei lo conoscessero anche nello spazio.

D'altro canto anche se venissi trovata da qualcun altro che non lo conosca nemmeno per sbaglio, verrei subito rimessa sul mercato e a quel punto potrei solo sperare che Derek mi trovi e torni a prendermi, altrimenti sarei spacciata.
Ma d'altronde è la legge a permettere tutto ciò.
Tutto il marcio che mi circonda è legale, anzi, comportarsi diversamente non sarebbe ben visto. Per usare un eufemismo!

Ah la cara vecchia libertà.
Dove si trova? Relegata in fondo ai ricordi.
Ricordi spensierati, di gioventù.

Ora la società naviga in acque ben altro che chete. Per quanto i potenti ed i benestanti non ne vedano le increspature sulla superficie, non è detto che nulla accada al di sotto.

Impedire la libertà alle donne... anche quelle più ricche. Quelle più colte.
Non è concesso nemmeno a loro di stare al di sopra.
Come tutte, anche loro devono sottostare ad un marito.
Ad un padrone.
Un uomo che ha tutti i diritti di amarti, di punirti, di comandarti.

Nessuna può sottrarsi all'imposizione régia. Il braccialetto d'oro che acquisiamo e che portiamo al polso sinistro dal momento del nostro passaggio nella proprietà di un uomo, reca delle incisioni che contengono tutte le informazioni utili per il riconoscimento.
Inoltre, per tenere meglio traccia di tutti gli aggiornamenti sulle nostre condizioni, sono forniti anche di un semplice codice a 5 cifre. Basta inserirlo nel database ed ecco che vita, morte e miracoli verranno serviti su un piatto d'argento a colui che ha richiesto le informazioni.

Appoggiata con la schiena al tronco mi sfilo il giubbotto e strappo una manica dalla maglietta che indosso per poi creare una specie di benda che mi arrotolo sul polso.

"Bastardo... schifoso bastardo..." mi mordo il labbro inferiore per non urlare dal dolore e mi tampono la fronte dal sudore.

Mi sento esausta e non so per quanto ancora riuscirò ad andare avanti...

Pensa... pensa. Ti prego fatti venire in mente qualcosa...

Penso che il cervello si sia fuso per un attimo con lo stomaco. Questa supplica così implorante e il brontolio che proviene dalla pancia quasi nello stesso momento mi fanno capire che sto morendo di fame.

Nelle mie condizioni se non mangio al più presto qualcosa e mi riposo un poco finirò per stramazzare al suolo. Devo assolutamente trovare rifugio.

Con una piccola spintarella mi stacco dalla corteccia e riprendo a camminare finché mi si para davanti un bivio dove un cartello che indica una cittadina illuminata a poca distanza mi fa quasi scoppiare a piangere.

Non voglio camminare, vorrei correre. Volare se possibile sarebbe ancora meglio!

Voglio raggiungere al più presto il paese dove ho passato tutta la mia infanzia, dove sono stata accudita amorevolmente dai miei genitori che spero di trovare ancora svegli.

Un'altra ora di cammino più tardi mi ritrovo sotto l'insegna scarabocchiata che dà il benvenuto ai nuovi arrivati in paese.

Mi ci soffermo stringendomi nel giubbotto e prego in silenzio che Derek non si sia già accorto della mia assenza e non abbia già fatto partire il suo secondo alla mia ricerca... effettivamente se così fosse il primo posto dove lo manderebbe a cercarmi sarebbe a casa dei miei genitori... rischierei di metterli in pericolo... magari posso solo passare per salutarli ancora una volta, farmi dare qualcosa da mettere sotto i denti e qualche cambio e ripartire... ci penserò meglio strada facendo. Non è saggio sostare ancora qui sotto il cono di luce prodotto dal lampione.

La mia vecchia casa è esattamente come la ricordavo, una semplice villetta a schiera in una delle vie principali e per questo anche una delle più trafficate del paese.

Il giardino sembra mal tenuto ma ne comprendo il motivo, mio padre non è più tanto giovane ormai e probabilmente prendersene cura deve essere molto stancante.

Mi sorprendo nel non vedere le poltroncine da esterno che spostano in terrazza ogni inizio primavera e le tengono fino agli inizi di novembre, siamo solamente il 24 ottobre e hanno già ritirato ogni cosa...

Butto un'occhiata a tutti gli infissi cercando di scorgere anche una minima lama di luce ma non ne vedo nessuna, così spingo l'indice sul campanello illuminato e aspetto guardandomi nervosamente intorno. Suono ancora una volta e mi maledico per aver scelto questa giacchetta scamosciata marrone, non potevo prendere il classico giubbotto di pelle nera per mimetizzarmi nella notte?

Ovviamente no!

Suono ancora, questa volta più insistentemente inizio a battere il piede sul marciapiede. Abbassando lo sguardo noto che la manica si è pian piano macchiata di sangue, e so benissimo che non andrà via mai più.

"Eddai cazzo!" pigio l'indice sul campanello e spingo con tutta la forza che ho, come se questo potesse aumentare il volume del trillo all'interno dell'abitazione.

Quando allento la pressione è solo perché temo che i vicini possano allertarsi con tutto questo baccano ma quando mi volto esasperata con le mani sui fianchi sono sull'orlo di una crisi di pianto.

"Accidenti!" non era in programma di sbattere la mano sulla coscia e imprecare a voce tanto alta e quando mi accorgo di aver esagerato è ormai troppo tardi. Una luce si accende nel condominio di fronte e il panico mi assale, così senza pensarci azzardo una piccola corsetta, in fondo devo solamente arrivare alla fine della via.

A differenza di quella dei miei genitori in questa non vedo nessun segno di abbandono, il prato è curato e le foglie sono state raccolte e chiuse in dei sacchi pronti per essere portati in discarica, i cespugli potati e le piante più delicate avvolte in dei teli appositi.

Non ho intenzione di venire braccata qua impalata sul marciapiede per aver fatto una mossa tanto stupida come essere andata a casa dei miei genitori ed essermi attaccata al campanello ma ormai il danno è fatto.

Salto la recinzione e mi rintano nell'angoletto più buio che riesco a trovare, raggomitolandomi il più possibile per evitare di essere vista e di disperdere troppo calore.

Devo senz'altro escogitare qualcosa... tra poco albeggerà.



-- Prossimo aggiornamento sabato 22 giugno alle ore 16.30 --

La donna di nessunoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora