Cera

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Dei passi pesanti scendono la scala facendone scricchiolare i vecchi gradini e mi affretto a ricacciare all'interno del cassetto il mix di fogli di carta, buste, e documenti che ho in mano ma l'intera figura di Samuele raggiunge i piedi della scala prima ancora che io riesca ad occultare il misfatto.

"Non mi piace che frughi in giro" mi riprende guardandomi con sospetto venendo avanti.

"Lo so, ma non..." spingo nervosa il cassetto di legno pesante che pare essersi inceppato, scivolando di più sulla guida destra e meno su quella sinistra.

"Non mi interessa, non voglio che ricapiti" mi interrompe spostandomi le mani e dando un deciso colpetto di palmo sull'angolo sinistro che riprende a scorrere correttamente.

"Lo so, mi spiace tanto è che..." mi sento arrossire sotto al suo sguardo, non posso permettermi di ammettere di essere annoiata.

"Devo parlarti"

A queste parole sento le gambe farsi molli, e vorrei tanto sedermi, invece mi faccio forza e prego non voglia dirmi qualcosa che mi costringerà a tornare a vagare per strada all'addiaccio.

Anche se effettivamente sono stata io la prima a fargli intendere che anche se mi ritrovassi a vagabondare senza un tetto sulla testa sarei forse più contenta...

STUPIDA

STUPIDA

STUPIDA

Samuele sostiene il mio sguardo curioso ma non fa un fiato, aggrotta invece le sopracciglia e sembra mordersi la lingua studiandomi sempre più attentamente.

Una lotta sta infuriando dentro la sua testa, mi pare quasi di sentirne le grida di guerra.

Certo è che deve dirmi qualcosa di davvero molto importante, ma il fatto che non sappia come farlo o se farlo è già di per sé molto interessante.
Solo per un attimo che dura nemmeno mezzo secondo sembra stia per aprire bocca e mettermi al corrente ma l'idea viene presto accantonata.

"Qualsiasi cosa può aspettare" avvicina una mano al mio viso e con l'indice segue i contorni della mascella e sfiora la guancia provocandomi dei brividi che non so dire se siano causati dal solletico o dalla tensione.

Le sue dita vagano ancora spingendosi fino alla nuca e aggrappandosi ai miei capelli mi fa inclinare indietro la testa per incollarsi alle mia labbra con passione.

Gemo e gli afferro i gomiti tra le mani, facendole scorrere sugli avambracci per cercare di racchiudergli i polsi nei miei pugni, che ovviamente non riescono nel loro intento. Lo allontano per riprendere fiato e lui si sposta pigramente sul collo lasciandoci teneri baci sfiorandomi con la punta del naso ispirando con forza.

"Sam, c'è una cosa che devo dirti"

"Shhh" cerca di zittirmi facendo scivolare le mani sul mio viso per attirarmi di nuovo a sè.

"No, Sam, è importante, davvero, devi saperlo" mi agito ancora e lui in risposta mi inchioda alla parete ruvida.

"So tutto" mugola sulle mie labbra prima di farle sue ancora una volta.

"No, non tutto..." vengo zittita da un altro bacio e tento di spingerlo via da me con delicatezza.

Samuele mi afferra i polsi e li stringe brutalmente facendomi sfuggire uno strillo di dolore. Per quanto le medicazioni mi abbiano aiutata, la pelle è ancora molto sottile ed irritata.

"E' questo quello che accade se non ti comporti bene"

"Samuele! Ti prego ascoltami, non posso tenertelo nascosto, non sarebbe giusto!" non tento più di divincolarmi ma mantengo costante la spinta che cerca di tenerlo a distanza.

"Perché non vuoi stare zitta? Lasciati coccolare un po'" ma le sue mani allentano la presa consentendomi di sfuggirgli.

Sorpresa dall'improvvisa libertà di movimento muovo qualche passo e giusto per mostrarmi impegnata prendo l'accendino e lo avvicino allo stoppino della candela più vicina e a quello dopo ancora.

Posso di certo stare tranquilla della sua reazione alla notizia. Oppure no?

Glielo devo dire... e so di stare temporeggiando aprendo il cassetto per riporre l'accendino dalla punta ancora rovente. Porca miseria, sto procrastinando addirittura nella mia mente, chiacchierando con me stessa.

Forse potrei sempre dirglielo dopo. Magari sarà più ben disposto nei miei confronti dopo aver liberato un po' di tensione sessuale e nemmeno a me farebbero male un po' di attenzioni.

Lentamente distanzio le candele l'una dalle altre sul bancone e ne prendo due in mano per posarle poi sul tavolino di fronte al divano.

Saranno capaci di creare l'atmosfera giusta?

Sento le mani tremarmi mentre mi sbottono i pantaloni, che mi ricordano una vecchia me, e li faccio scivolare lungo le cosce nude che ben presto si riempiono di brividi.

Distendermi sul divano tentando di apparire sciolta è un'impresa non da poco, nella quale sembro però ottenere un certo successo.

Samuele si avvicina alla cieca con la testa persa negli strati di tessuto della felpa che si sta sfilando dalla testa.

"Ci voleva tanto Demetra?" sogghigna sornione facendo affondare la seduta del divano nel punto in cui ci piazza il ginocchio.

Accarezza il mio naso con le labbra e mordicchia piano la punta.

"Stiamo per ovviare al tuo problema con Derek, ne sei sicura?" con l'indice sfiora insistentemente il tessuto della maglia fino a che mi si indurisce un capezzolo che inizia a tirare con gentilezza tra indice e medio.

La sua domanda mi coglie alla sprovvista e annuisco imbarazzata, schiudendo le labbra in attesa di potergli permettere di assaporarmi con la lingua.

Samuele però abbassa lo sguardo, a quanto pare di colpo disinteressato alla mia bocca e si concentra sulla pelle della mia coscia destra che solletica e pizzica a piacimento risalendo lentamente verso gli slip, stuzzicandomi oltre il tessuto.

"Diventerai mia, solo mia, comprendi che questo corrisponde ad un altro bracciale vero?" si sbottona i jeans e tenta di alzarmi la maglia che però abbasso prontamente e lo distraggo infilandogli la lingua in bocca. Sospiro rapita dalla passione che mi travolge. Non sarei riuscita ad aspettare che lo facesse lui...

"Non voglio che ti metta nei guai per me, Derek è davvero uno stronzo e.." mormoro affannata tra un bacio e l'altro, ma Samuele mi blocca.
"Non sei tenuta a parlare così di tuo marito!" si allontana da me di qualche centimetro rabbuiato in viso.

"Ti importa davvero gli aggettivi con cui lo descrivo? Non credevo fossi dalla sua parte!" mi ritiro anche io e lo guardo con disgusto.

"Primo, non sta a te dirmi da che parte devo stare, e secondo pensi davvero che debba rendertene conto? In ogni caso non ho detto questo. Sto solo ricordandoti che non puoi permetterti di parlare così di tuo marito né, se vogliamo proprio essere fiscali, di qualsiasi altro uomo che non sia inferiore a te. Di certo tra quelli che frequentavi non ce n'erano già molti prima, adesso sarà quasi impossibile trovarne uno al quale non dovrai portare rispetto"

Penso il mio viso sia un libro aperto e guardo Samuele con occhi sbarrati pieni di risentimento, non capisco se sia serio o meno.

Come può strafottersene così tanto delle leggi che regolano la nostra esistenza però poi allo stesso tempo esternare dei pensieri così marci e radicati in una società che si sta lentamente deteriorando e a cui non pensavo si fosse uniformato?!

Incapace di guardare il suo viso volto la testa di lato "vorrei essere lasciata sola"

"Non preoccuparti, io non ho nessuna intenzione di stare in tua presenza" il divano tira un sospiro di sollievo quando viene privato di una buona parte del peso che doveva sorreggere.

Mentre le candele vanno consumandosi, lacrime di cera punteggiano il tavolino ed io e la stanza veniamo lentamente divorate dall'oscurità.

La donna di nessunoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora