Piano

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Pov Samuele

So di aver esagerato, soprattutto con il tono della voce, e non avrei voluto ma il suo comportamento mi porta un tantino all'esasperazione.

A seguito delle mie parole è caduto il silenzio e mi stupirei di sentire il ticchettio di un orologio in quanto anche il tempo sembra essere stato messo in pausa.

"Lo sai... da quanto?" gli occhi di Demetra si stringono sempre più a fessura man mano che i secondi passano.

"Circa da quando sei arrivata" il braccio si sta informicolando e il polso, piegato in una strana angolazione, comincia a protestare.

"E volevi lo stesso costringermi...? Mi... mi hai colpita, mi hai abbandonata qua" è senza fiato.

"Non fare la santa, tu non me l'hai detto e io aspettavo solo quello" replico trattenendo una smorfia.

Tutto d'un tratto l'aria ritorna respirabile e il tempo riprende a scorrere, senza preavviso Demetra affonda le unghie nel mio braccio strattonandolo fino a far uscire le mie dita dal suo nido accogliente.

Sta fremendo, è incazzata oltre ogni immaginazione, apre e richiude la bocca mentre gli occhi socchiusi dardeggiano minacciosi. So che tutto ciò che desidera è ribattere ma si blocca, e portandosi una mano sullo stomaco scende dal divano con un balzo.

Sono veloce ad alzarmi e ad inseguirla convinto che voglia tentare la fuga mezza nuda fuori nel bosco, invece ci passa davanti e si chiude in bagno facendo sbattere la porta.

Essendomi occupato personalmente di togliere le chiavi da tutte le porte di questa casa tranne che da quella all'ingresso, per la sola protezione della femmina che vi è ospitata al suo interno, non ho nessun ostacolo a raggiungerla.

Sto per abbassare la maniglia pronto ad acciuffare Demetra per i capelli per riportarla sulla retta via, quando la sento sopraffatta dai conati e perdo subito lo slancio aggressivo. Mi introduco nella stanza per aiutarla e le tiro indietro i ciuffi che le ricadono davanti al viso per poi massaggiarle la schiena con l'altra mano mentre lei libera lo stomaco con le lacrime agli occhi.

Quando ha finito l'aiuto ad alzarsi e ad accostarsi al lavandino al quale si aggrappa tremante. Sembra le gambe non possano reggere il peso del suo corpo ma prontamente apre il rubinetto e fionda la mano a coppa sotto al getto per sciacquarsi la bocca più volte e rinfrescarsi il viso.

"Ti aspetto di la" le libero i capelli quando vedo che allunga la mano in direzione del bicchiere contenente il solitario spazzolino.

Posso approfittare della sua pausa bagno per sistemare i pochi viveri che ho portato in frigo e nella dispensa. Raccolgo lo zaino che giace abbandonato davanti alla porta ed apro l'anta del frigo abbassandomi per analizzarne il contenuto.

Subito mi salta all'occhio l'unico barattolo, è di maionese. Immaginando che non l'abbia mangiata a cucchiaiate apro l'anta sotto al lavello e frugo nei pochi rifiuti che sono stati gettati nel bidone.

Si tratta di poche scatolette di tonno e l'involucro di qualche merendina.

I pasti che deve essersi preparata negli ultimi giorni sono stati incredibilmente poco nutrienti e nauseanti.

Faccio scorrere la zip dello zaino e mi maledico ogni volta che depongo qualcosa sul ripiano di cristallo dell'elettrodomestico. E' l'unica cosa che posso fare.

Non posso giustificarmi dell'averla lasciata a corto di nutrimento soprattutto avendole svelato di essere a conoscenza della sua gravidanza.

Raddrizzando nuovamente la schiena con un preoccupante scrocchio, qualche sporadico fiocco di neve attira la mia attenzione.

"Ho perso troppo tempo!"

Sistemo meglio il colletto del giaccone ed esco nell'aria gelida ed immobile prima di girare attorno alla casa e raggiungere Nicola che nel mentre si è dato da fare e ha piantato l'ascia a qualche metro di distanza dalla pila di ciocchi perfettamente tagliati.

Per ricompensa ora sta fumando tranquillamente.

"Ti sei dato da fare mentre io mi sono spaccato il culo qua fuori al freddo" mi lancia un pacchetto di sigarette dal quale estraggo l'accendino e ne avvicino una alle labbra.

"Invece non ho combinato un bel cazzo di niente" non aggiungo altro e aspiro in silenzio.

"Che facciamo Sam? Ce ne andiamo?" mi chiede spegnendo la cicca a terra.

"Tu puoi andare, io resto con lei ancora un po'. Il piano può aspettare qualche giorno."

Nicola mi guarda di sottecchi. In questi anni mai nulla è riuscito a distoglierci dalle nostre idee, né a sabotarci tempistiche e piani ed essendo la prima volta riesco a leggere l'incertezza nella ruga che gli solca la fronte.

"Se lo preferisci mi fermo anche io, potremmo comunque ritagliarci qualche momento e forse la lontananza da luoghi più familiari potrebbe giocare a nostro favore"

"Sembra tu mi stia proponendo una bella vacanza su un'isola tropicale per riparare il nostro rapporto ormai in crisi" appoggio la schiena al tronco più vicino e chiudo gli occhi lasciandomi solcare le guance da un sorriso rivolto al mio socio ma in pochi minuti la mente mi accompagna altrove figurandomi la bella femmina, slanciata e abbronzata a muoversi con grazia in un mare incantevole.

"Hai ragione!" apro gli occhi con rabbia e mi spingo via dalla corteccia ributtando tutto il peso negli anfibi che scricchiolano "Non voglio né possiamo permetterci di perdere altro tempo. Il progetto va avanti, che Demetra sia con noi o meno... di certo non le permetterò di intralciarci, e in tutto ciò rientra anche lei che lo voglia o no"

"E quale sarebbe il progetto?" non mi sorprendo della voce petulante che mi giunge alle orecchie e lancio un'occhiata stressata a Nicola che ricambia il mio sguardo.

La donna di nessunoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora