Pov Demetra
Dopo avermi fornito del disinfettante e dei cerotti maxi il mio vecchio amico si è dileguato con la scusa di avere dei lavori da fare ma sono riuscita a tenergli testa fino a quel momento e non gli ho rivelato il nome di mio marito.
Gironzolo per un po' nella taverna soffermandomi a guardare qualche ninnolo che è stato spostato dal piano di sopra a qui.
In questo luogo di certo non mancano gli appigli per potermi ricordare l'infanzia.
Quell'innocenza tipica degli infanti che li fa giocare spensierati e li separa infinitamente dalle persone grandi, prese dai propri problemi.Mi guardo attorno ancora qualche momento, poi ruoto solo il capo frugando con gli occhi i soprammobili.
La mia ricerca è stata un successo. Individuo poco lontano, ma ben nascosta, una cornice.
All'interno, dietro al vetro polveroso, riconosco un bambino paffuto che sorride esitante strizzando gli occhi a causa del sole.
La foto è sbiadita e reca evidenti segni dell'inesorabile passare del tempo.
Sfioro l'immagine con la punta delle dita e chiudo gli occhi ritornando indietro di parecchi anni...
Il Samuele nella foto sbiadita si volta e corre verso di me prendendomi la mano per tirarmi nuovamente verso lo scivolo giallo sul quale si arrampica e mi fa cenno di seguirlo.
Ma una volta buttate le gambe dall'altra parte, mi ritrovo seduta sul muretto in cemento che circonda il piccolo giardino della casa dei miei genitori. Samuele è seduto accanto a me e appoggia i gomiti sulle cosce scuotendo la testa desolato.
<< Hanno detto di no, e non è la prima volta >>
<< Non sarai stato abbastanza convincente. Te lo dico sempre, quella è una tua mancanza. La strada da seguire è quella della persuasione. Lascia fare a me >>
Lo sbattere della porta mi fa sobbalzare e mi appiattisco alla parete mentre Samuele scende le scale evidentemente fuori di sé dalla rabbia.
"Vieni qui! Devo parlarti" gli trema la voce mentre si appoggia al bancone della cucina e aspetta che mi faccia avanti.
Muovo qualche passo con cautela ma lui non sembra essere del giusto umore per avere la pazienza necessaria e un pugno va a incontrare il solido piano.
"Dimmi di chi sei!" scandisce le parole e serra gli occhi.
Sembra una tigre particolarmente inferocita. Da un momento all'altro la pelle accanto al naso e alla bocca potrebbe lacerarglisi per lasciare uscire delle lunghe vibranti vibrisse.
"Porca puttana. Te lo chiedo un'ultima volta, Demetra di chi CAZZO sei?"
Il mio ostinato silenzio non tarda a risultare pesante e insolente.
A dire il vero non saprei nemmeno cosa dirgli. Certo, la risposta più ovvia sarebbe far uscire dalle mie labbra un nome. E pensare che sono solo cinque semplici lettere.
Semplici se prese singolarmente, ma un macigno se lette a formare un nome. Quel nome.Forse solo ora inizio a rendermi conto di quanto Samuele possa essere in pericolo a causa mia e questo per lui è di sicuro un motivo più che sufficiente per riconsegnarmi a Derek.
Gli occhi mi si riempiono di lacrime. Voglio andarmene da qua, voglio uscire!
Adocchio le scale e mi slancio in quella direzione.
"Dove stracazzo pensi di andare eh?" mi afferra per la vita e mi stringe prima di strattonarmi per le spalle.
"Devo spaccarti la faccia a suon di sberle per farti parlare?" fissandomi fa scrocchiare il collo prima a sinistra e poi a destra. Sembra nutrirsi della mia paura "di che colore era il bracciale?"
Ok, la domanda mi pare veramente inutile ma almeno a questo posso rispondere.
"Come tutti" balbetto guardandolo con occhi spalancati.
"Come tutti?" impreca alzando la voce "Spiegati"
Non sembro averlo fatto per niente contento.
"D'oro Samuele, era d'oro" deglutisco e lo guardo in viso cercando di decifrare le sue espressioni.
"Non tutte hanno il bracciale d'oro, piccola viziata! Va in base all'importanza e più è prezioso... maggiori sono i casini!" ringhia avvicinando il viso al mio.
"Ora...torniamo a quella cazzo di domanda. Di. Chi. Sei?" mi chiede a denti stretti. Si sta spazientendo.
"Parla troia!" un ceffone centra con forza la mia guancia sinistra che in un secondo inizia a bruciare.
"De...Derek" porto la mano al viso e mi libero dalla sua presa rintanandomi lontana, ora spaventata.
"Porca puttana..." Samuele si passa le mani tra i capelli e continua ad imprecare prima di riavvicinarsi a me.
"Tu lo sai che devo riconsegnarti a lui, vero?!"
Annuisco sentendomi crollare il mondo addosso. Se tornassi nelle grinfie di Derek sarei morta ancora prima di avere il tempo di salutarlo.
"Tu lo sai in che cazzo di casino mi hai trascinato?"
Annuisco di nuovo sperando che non abbia intenzione di diventare violento.
"Sei tu il cazzo di problema!" stringe più volte entrambe le mani a pugno "e se vuoi saperlo per evitare di farti tornare da lui ci sarebbe solo un modo"
Di colpo mi faccio tutta orecchi e mi protendo verso Samuele con la speranza nel cuore.
"Cosa ti fa credere che io voglia aiutarti?"
"Non lo credo, unicamente lo spero" rispondo frettolosamente.
Deve essere stata la mia poco velata supplica o la voce leggermente tremante a fargli perdere il tono spavaldo.
"Demetra...devi capire una cosa" il ragazzo indica con un cenno il divano sul quale quasi mi ci catapulto. Ma lui non si avvicina e anzi continua a camminare su e giù dandomi la schiena.
Attendo impaziente fino a che Samuele decide di mettere a tacere la mia curiosità e con un improvviso slancio mi costringe ad appiattirmi sullo schienale.
Il braccio destro a lato della mia testa, la mano sinistra a pochi centimetri dalla mia coscia e i nasi quasi a toccarsi.
Il respiro corto e il suo inebriante profumo mi avvolgono mentre Samuele avvicina sempre di più le sue labbra alle mie sfiorandole tentatore.
"Se ti prendessi con me...dovrei farti mia"
-- Prossimo appuntamento martedì 9 luglio ore 16.30 --
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La donna di nessuno
RomansaL'unico destino in questo mondo è quello di appartenere ad un uomo. Un uomo che ti ama. Un uomo che ti compra. Un uomo che ti possiede. L'epilogo è sempre lo stesso. Un bracciale dimostra di chi sei, e di conseguenza chi sei. Una donna come poche al...