Gli strilli di Demetra si spengono soffocati nel mio palmo ma lei non smette di dimenarsi e di scalciare nel tentativo di colpirmi ovunque riesca ad arrivare.
"Ma che cazzo pensavi di fare?" ora solo la mia voce rimbomba nell'ampio soggiorno.
"Demetra smettila, smettila!" mi adiro dandole uno scossone dopo il quale finalmente si immobilizza, tesa come una corda di violino.
Grazie alla testa voltata leggermente di lato posso vedere che negli occhi spalancati si riflette la debole luce proveniente dalla taverna. Il respiro è accelerato, le guance stropicciate nella mia morsa e i capelli, sfuggiti alla morbida coda, le circondano il profilo del viso.
"Perché te ne sei andata? Non stavi bene con me?" voglio solo stuzzicarla anche se so che non può rispondermi.
"E' un posto un po' stupido e prevedibile dove nascondersi, non ci hai pensato?"
Demetra apre la bocca di scatto e affonda con forza sorprendente i denti nel mio palmo.
"Porca puttana!" la libero immediatamente e stringo il pugno per cercare di ridurre il bruciore "ma che ti prende?" mi piazzo davanti alla porta che cela le scale sbarrandola.
"Ah non so... io dovrei dirti quello che mi prende? Non tu che mi hai presa di sorpresa e mi hai rincorsa per poi quasi soffocarmi?" è agitata e si preme una mano sul fianco.
"Credevo alla fine mi avessi riconosciuto ti ho pure chiamata, non mi sono di certo nascosto nelle ombre e nel silenzio. Penso di aver fatto anche abbastanza casino. E comunque non mi aspettavo tutta questa tensione. Perché sei venuta qua?"
Lei gironzola nell'ingresso fermandosi a guardare la propria tremolante immagine riflessa nella vetrina.
"Pensavo, non sperando, di trovare un messaggio, un indizio di dove fossero andati i miei. Ma ora una domanda te la faccio io: perché mi hai seguita?"
"Seguirti avrebbe presupposto io sapessi quale fosse la tua meta, ho solo tirato a indovinare... e ribadisco, sei stata davvero stupida!" tendo la mano nella sua direzione.
"Non sarei rimasta qui, te l'ho detto il motivo. Sarebbe dovuta essere una gita breve" ribatte dandomi la schiena impegnata a girare la chiave nell'anta del mobile.
"E poi? Verso il tramonto con uno zainetto in spalla?" la sfotto rabbioso.
Non ha nessuna idea né considerazione dei guai in cui potrei essermi cacciato dandole rifugio... Demetra si è sicuramente fatta un'idea sbagliata della mia posizione!
"Me ne vado Samuele, voglio mettere molta, moooolta distanza tra me e Derek prima che sia troppo tardi. Quindi, se ora mi lasci andare, avrei una strada da prendere" lascia perdere la vetrina, la quale non collabora, e si raddrizza.
"Temo che ormai non ci sia più nessun tramonto ad aspettarti" c'è ancora qualche parola che vorrei aggiungere ma stringo le labbra prima di lasciarmi scappare qualcosa di cui potrei pentirmi.
"Che intendi?" mormora camminando su e giù a debita distanza.
"Che è tramontato" questo botta e risposta non mi va tanto a genio e preferirei caricarmela in spalla per mettere a tacere qualsiasi replica con cui lei voglia seguitare la conversazione.
"Sicuro non ci sia altro? Volevi dirmi solo che tra poco in cielo ci saranno le stelle Sam?" Demetra scruta corrucciata qualche angolo buio e apre la porta del bagno infilandoci dentro la testa "bleah! Sa di fogna" ma poi si tappa il naso e fruga per un momento nello zaino estraendone una torcia a pile che riconosco come mia.
"Scusa, ora anche rubi a chi ti da ospitalità?"
Ma lei non risponde. Un fascio di debole luce illumina i sanitari in porcellana bianca e si sposta lentamente sulle piastrelle sbeccate del pavimento.
"Da quanti anni non vivono più qui?" mormora soffermandosi sullo specchio ricoperto dalla polvere.
Nel buio sollevo le spalle. Non ne ho la minima idea, per me i suoi genitori hanno smesso di esistere dal giorno delle sue nozze con Derek (che al tempo io non avevo idea di chi fosse).
"Demetra, andiamo ora, hai già setacciato ogni angolo, ogni mobile e cassetto di questo bugigattolo" anche se la casa proprio piccola e soffocante non era ai tempi in cui c'erano degli occupanti...
"Non penso che verrò con te, l'hai chiaramente che sono solo un peso ed io voglio sgravartene. Non puoi essere davvero incazzato con me per questo"
"Sì che posso! Perché... non voglio che tu te ne vada, per il momento!" mi schiarisco la voce e tendo nuovamente la mano verso di lei "voglio che tu ora torni a casa assieme a me. Subito! Questo non è un posto sicuro dove restare a lungo"
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La donna di nessuno
RomanceL'unico destino in questo mondo è quello di appartenere ad un uomo. Un uomo che ti ama. Un uomo che ti compra. Un uomo che ti possiede. L'epilogo è sempre lo stesso. Un bracciale dimostra di chi sei, e di conseguenza chi sei. Una donna come poche al...